(Rimini) E’ l’assessore regionale Emma Petitti, che ha rifiutato fermamente la sua candidatura per il Pd alle ultime elezioni, ad analizzare oggi la debacle del suo partito.
“A livello regionale la nostra coalizione conquista 18 seggi sui 45 totali alla Camera (tra collegi uninominali e parte proporzionale) e 8 seggi su 22 al Senato: un netto ridimensionamento rispetto al 2013, che pone la coalizione di centrosinistra (senza LeU) al secondo posto dopo quella di centrodestra e prima del M5S. E’ un dato che non va sottovalutato, tenendo conto anche della prossima scadenza elettorale che coinvolgerà proprio la regione Emilia-Romagna nell’autunno del 2019”.
Nel riminese !il centrosinistra si piazza terzo, nettamente dietro a centrodestra e M5S. Questo deve farci fare necessariamente una riflessione ineludibile. Nella primavera del 2019 andranno al voto 16 Comuni su 25, tra i quali due con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Vero è che sono sempre esistite e sempre esisteranno delle diversità tra il voto politico e quello amministrativo, ma il rischio è che tale differenza si possa annacquare col tempo, e la scelta dei cittadini tra le opzioni in campo potrebbe essere sempre di più influenzata anche da altri fattori, che non siano quelli prettamente locali”.
In alcune delle analisi fatte “ho notato che improvvisamente nessuno più ha richiamato la dizione ‘modello Rimini’, citata come un mantra fino alla sera del 3 marzo da molti degli addetti ai lavori e usata perlopiù per giustificare una candidatura legittima, ma sulla quale una parte del Pd aveva espresso forti dubbi. Quindi credo che quando parliamo di modelli faremmo bene a riferirci ad un modo di governare, fatto di cose concrete realizzate per i cittadini e per le nostre comunità, e non tanto a formule politicistiche che riguardano più il ceto politico che altro”.
“Caro Andrea (Gnassi), quando affermi testualmente (lo scrivo con l’unico intento di confrontarci, senza alcuna polemica): ”A Rimini, in provincia di Rimini, se la competizione è tra persone e programmi, e non tra fantasmi e ologrammi di partito dietro cui si nasconde la propria inconsistenza, allora la musica cambia….” cosa intendi? Il Pd aveva un programma sbagliato per le politiche? I candidati del nostro territorio non erano adeguati? Io non lo penso, né sul programma nazionale e nemmeno ad esempio sul candidato del PD, Tiziano Arlotti, che ha svolto un buon lavoro nei cinque anni romani, conciliandolo con una costante presenza sul nostro territorio”.
“Facciamola quindi questa profonda riflessione, non chiudiamoci nel nostro recinto autoassolutorio o consolatorio, cercando colpe, alibi o cause esterne e liquidando l’accaduto come un nulla di fatto perché commetteremmo un grave errore”, conclude Petitti che si schiera tra i contrari al sostegno a un eventuale governo del movimento 5Stelle.