Prima o poi doveva succedere, era impensabile che l’esito delle elezioni del 4 marzo non avesse un contraccolpo destabilizzante sulla maggioranza che governa il Comune di Rimini, dove accanto al Pd c’è quel Patto Civicoche è stata l’invenzione dell’ex deputato Sergio Pizzolante, spazzato via dall’ondata di voti di centrodestra e pentastellati.
Il primo scricchiolio lo si è avuto questa mattina quando il capogruppo di Patto Civico Mario Erbetta ha annunciato il voto di astensione sul bilancio consuntivo del 2017. A titolo personale, ha poi precisato. Precisazione necessaria perché l’unico consigliere del Patto presente in commissione, Mirco Muratori, ha votato a favore.
Erbetta ha anche spiegato che il suo voto di astensione vuole essere di di monito per il futuro, per sollecitare una svolta soprattutto sul tema dell’imposizione fiscale (vedi reintroduzione della tassa sui passi carrai, aumento della Tari) e della riduzione della spesa. Il voto del 4 marzo è un segnale che va colto, e "se non si cambia registro valuterò il da farsi", ha precisato. Dice Erbetta a BuongiornoRimini: "Le elezioni le abbiamo perse non solo per le ragioni nazionali, ma anche per fattori locali. Certamente la gente non ha compreso la reintroduzione della tassa sui passi carrai. E' stato mostrato che i famosi 80 euro di Renzi sono stati del tutto vanificati dalle tasse locali. Quindi per il futuro bisogna cambiare registro, Nel 2017 la spesa è aumentata di 1,5 milioni, non va bene, bisogna fare una precisa azione di spending rewiew per non dover sempre azionare la leva fiscale".
Sulla crepa si è infilato Gennaro Mauro, consigliere del Movimento per la sovranità, che parla di un “regolamento dei conti all’interno della maggioranza che amministra la città, che poi non è altro la contrapposizione tra l’ex deputato Pizzolante e la classe dirigente del Partito Democratico. Queste dispute di potere non interessano i cittadini riminesi”.
Osserva Mauro: “Dopo aver votato qualsiasi delibera consiliare senza aver mai inciso nelle scelte compiute da Gnassi oggi Patto Civico uscito con le “ossa rotte” dalle elezioni, entra con i suoi 5 consiglieri con forza dirompente nel dibattito politico interno al PD”.
“Gnassi – conclude il consigliere - ne dovrebbe prendere le dovute conseguenze, rimettendo l’incarico di sindaco. Le dispute di “palazzo” non devono condizionare negativamente l’azione amministrativa comunale. Gnassi non ha più il consenso della maggioranza dei riminesi e la sua maggioranza in consiglio comunale vacilla pericolosamente”.
È evidente che a Pizzolante e a Patto Civico non sono piaciuti quei giudizi di valutazione sulle elezioni, espressi nella direzione del Pd da più esponenti, sulla fine del modello Rimini (quello promosso da Pizzolante) e sul fallimento politico (il 4 marzo) della formula del civismo moderato alleato al Pd. Il comportamento di Erbetta (solo il suo?) nel voto sul bilancio è un preciso segnale che l’ascia di guerra potrebbe presto essere dissotterrata. "Mi sono volutamente tenuto fuori da queste polemiche - spiega Erbetta - però sono convinto che anche per il futuro, sia a livello nazionale che a livello locale, ci sia bisogno di una forza centrista, moderata, che rappresenti i ceti produttivi. Solo una forza di questo genere può garantire stabilità politica".