“Numerose sono le battaglie che abbiamo combattuto e stiamo combattendo tuttora, anche sul nostro territorio. Battaglie a favore ella legalità e del rispetto delle regole - che portiamo avanti con forza da tanti anni e su più fronti. Nel settore della ristorazione stiamo assistendo ad una totale deregulation, con iniziative e forme di somministrazione di alimenti e bevande in cui non vengono rispettate le più elementari regole, dalle norme igienico-sanitarie e di sicurezza, fino a quelle fiscali, a quelle relative alla somministrazione. Ci riferiamo a sagre non autentiche, artigiani che somministrano, ristoranti mascherati da circoli privati, feste di partito, ristorazione in mezzo ai campi. Perché se non ti chiami “pubblico esercizio”, non importano i servizi igienici, la presenza di spazi per il personale, gli ambienti di lavorazione corretti, la maggiorazione sulla Tari e il rispetto delle normative di pubblica sicurezza”, spiega Gaetano Callà, presidente della Fipe della provincia di Rimini.
“E’ il momento di mettere mano a questa disparità, che vede dall’altra parte, dalla parte delle regole, ristoratori che devono sottostare ad una moltitudine di adempimenti, molti dei quali atti proprio alla tutela dei consumatori, e che offrono un contributo all’economia del Paese e alla qualità che fa della ristorazione italiana un’eccellenza mondiale. Ribadiamo ancora una volta che questa non è una lotta corporativa: non siamo assolutamente contro alle nuove forme e possibilità che apre il nostro mestiere anzi, ne siamo tra i principali promotori. Innovazione è vita, è evoluzione, è tendenza, ma quando il settore è lo stesso, devono essere uguali anche le regole a cui sottostare”.
Continuando così, “il rischio è un impoverimento del Food in Italy: la disparità di condizioni non genera soltanto concorrenza sleale, ma nel momento in cui le attività di ristorazione chiudono, (magari per reinventarsi in esercizi più semplici dove tagliare i costi) si avranno nel prossimo futuro effetti immaginabili sulla qualità del prodotto, sui rischi alimentari dei consumatori, sull’occupazione del settore e sull’attrattività delle nostre città. Per questo chiediamo a tutti di sostenere l’iniziativa sottoscrivendo la petizione”.