(Rimini) Il 2020, sul quale ha ovviamente pesato la pandemia mondiale, e il 2021, ormai alle porte, che segnerà l'inizio della ripresa. L'economia emiliano-romagnola fa i conti quest'anno con una profonda caduta della produzione, ma vede la possibile inversione di tendenza nei prossimi mesi. E' quanto si ricava da "Economia in Emilia-Romagna. Analisi congiunturale e prospettive", analisi realizzata in collaborazione da Unioncamere e Regione, con le stime di Prometeia, e presentata oggi on line.
Le stime sull'anno in corso trovano intanto conferma: gli effetti delle misure per la gestione della crisi sanitaria sul sistema economico, a partire dai mesi di lockdown, determineranno una contrazione del Pil regionale di poco superiore al 9%, dopo i cinque anni precedenti, che avevano visto l'Emilia-Romagna ai vertici per crescita, sviluppo e occupazione. Nel 2021 la ripresa dovrebbe essere apprezzabile – la forbice delle stime fatte negli ultimi mesi va dal +7,1% previsto ad ottobre al più recente +4-5% - anche se dovrà scontare gli effetti della pandemia almeno sulla prima parte dell'anno. In ogni caso, servirà ancora tempo per recuperare quanto perso nel corso del 2020.
Le forze di lavoro si ridurranno nel 2020 (-1,4 %) e nel 2021 la crescita compenserà parzialmente la perdita subita (+0,9 %). Le misure di salvaguardia adottate hanno aiutato: l'occupazione nel 2020 si ridurrà del 2,1% e nel 2021 la ripresa sarà minima (+0,2 %). Il sostegno all'occupazione conterrà nel tempo e nel livello gli effetti negativi della pandemia sul tasso di disoccupazione, che nel 2020 salirà al 6,2 % e nel 2021 dovrebbe giungere sino al 6,9%.
Va considerato che nella scorsa legislatura si era passati dal 9% di inizio 2015 al 5,5% cinque anni dopo. Resta un tasso di attività positivo: il peso delle persone con più di 15 anni che lavorano, sulla popolazione complessiva della medesima fascia d'età, nei primi nove mesi del 2020 ha raggiunto il 73,1%.
"Sapevamo che i numeri del 2020 avrebbero attestato le difficoltà di un anno che entrerà nei libri di storia- ha dichiarato l'assessore regionale allo sviluppo economico, Vincenzo Colla– ma, anche grazie ai vaccini, il 2021 segnerà l'inizio della ripresa. L'Emilia-Romagna ha già indicato la strada nel Patto per il lavoro e per il clima, con una strategia condivisa che punterà su green economy, digitale e saperi per creare lavoro di qualità. In questa direzione dal prossimo anno inizieremo a impiegare i fondi europei, in attesa del Next Generation EU. Ci aspetta la grande sfida della transizione e come Regione siamo pronti ad accompagnare il nostro tessuto economico e i lavoratori in questa impresa, impegnativa ma indispensabile, per un futuro migliore. Questa regione ha un ecosistema di imprese e competenze che lavorerà da subito per recuperare tutti i dati negativi sociali ed economici del 2020".
"I dati contenuti nell'Analisi scontano le conseguenze della pandemia da COVID19 – ha commentato Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna- Siamo in una situazione fuori da tutti gli schemi, di pesante e diffusa crisi economica, in un contesto generale di recessione internazionale, che, nel nostro Paese, impatta con più forza e rende più deboli le prospettive di ripresa. Per fronteggiare la gravità del momento, abbiamo piena consapevolezza che le risposte non possono essere date singolarmente, ma raccordando e mettendo in rete il sistema delle istituzioni, condividendo obiettivi e suddividendo per compiti e funzioni le azioni e gli interventi. Di fronte a questa situazione, per molti versi drammatica, qualsiasi cosa si possa pensare di fare per contribuire a migliorarla, è necessario farla insieme. Come Sistema Camerale proseguiamo così ancora con maggiore forza la collaborazione con la Regione per condividere esperienze, competenze, know how e anche risorse".
Scenario economico 2020. La produzione industriale regionale tra gennaio e settembre 2020 è caduta del 12,2% rispetto all'analogo periodo del 2019. Il fatturato ha perso l'11,9% e gli ordinativi sono scesi del 10,5%. L'accesso ai mercati esteri meno duramente colpiti nella prima fase della pandemia ha permesso di limitare le perdite, tanto che il fatturato estero si è ridotto del 7,6% e gli ordini esteri sono risultati inferiori del 6% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Per il settore delle costruzioni, che arrivava da cinque anni di espansione, anche se non privi di incertezze, la riduzione del volume d'affari a prezzi correnti nei primi nove mesi dell'anno è stata netta (-8%).
I dati congiunturali evidenziano la profonda recessione nel settore del commercio, che amplifica alcuni processi di cambiamento già in atto. Nei primi nove mesi del 2020 le vendite a prezzi correnti per gli esercizi al dettaglio in sede fissa dell'Emilia-Romagna hanno subito una pesante caduta (-7,9%), rispetto all'analogo periodo del 2019.
Inevitabilmente penalizzata l'industria turistica regionale, che viveva una continua espansione, e per effetto della pandemia ha subito una contrazione degli arrivi di oltre il 44% e del 36,6% delle presenze.
Per quel che riguarda il credito, secondo i dati della Banca d'Italia aggiornati al mese di settembre i prestiti bancari sono aumentati negli ultimi dodici mesi del 3,1%. A crescere sono gli impieghi verso le imprese, 4,3%, mentre quelli erogati alle famiglie hanno registrato un incremento dell'1,4 %. In sensibile aumento anche i depositi di imprese e famiglie consumatrici, +10,5%. In calo il tasso di deterioramento del credito, mentre risulta in aumento il tasso di ingresso delle nuove sofferenze.
Nei primi nove mesi del 2020 le esportazioni dell'Emilia-Romagna sono state pari a 44,2 miliardi di euro, a fronte dei 49,4 miliardi dello stesso periodo dell'anno passato, per una riduzione del 10,6 %, una percentuale comunque inferiore alle aspettative dei primi mesi dell'anno e inferiore alla contrazione registrata a livello nazionale (-12,5 %). In termini comparativi, l'Emilia-Romagna continua a mantenere la seconda posizione tra le maggiori regioni esportatrici del Paese alle spalle della sola Lombardia che possiede, però, un peso demografico doppio e che ha fatto registrare, invece, una contrazione superiore alla media nazionale (-13,4%).
L'immagine che ci viene restituita dall'indagine Istat sulle forze di lavoro risente fortemente del blocco legislativo dei licenziamenti entrato in vigore a seguito dell'emergenza pandemica da CoVid e che ne attenua fortemente gli effetti sull'occupazione.
Tra gennaio e settembre l'occupazione dell'Emilia-Romagna è mediamente ammontata a circa 1.993.000 persone, vale a dire oltre 37mila occupati in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, con una contrazione dell'1,8 %. Il tasso disoccupazione, che misura l'incidenza delle persone in cerca di occupazione sul totale delle forze di lavoro (cioè di coloro che hanno un lavoro o lo cercano attivamente), nei primi nove mesi del 2020 è stato mediamente pari al 5,6 %, in leggero aumento rispetto al 5,4 % dello stesso periodo dell'anno passato. Il tasso di attività, che misura il peso delle persone con 15 anni e oltre lavorano sulla popolazione complessiva della medesima fascia d'età, nei primi nove mesi del 2020 ha raggiunto il 73,1%.