(Rimini) Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, ha scritto al Ministero per le infrastrutture e i trasporti per confermare in via definitiva il parere contrario dell’amministrazione riminese alla realizzazione dell’impianto eolico off shore al largo delle coste riminesi. “Il green new deal trovoa vero senso se mette insieme sviluppo, lavoro, vita, pianeta, salute e valori locali. Non si può certo rinunciare alla transizione energetica che ha bisogno - sottolinea Gnassi - più che di una scorciatoia paesaggisticamente disastrosa”. “Abbiamo bisogno che la green economy non sia la vocazione in cui rifigiarsi dietro ai dibattiti ma sia applicata sul campo nel rispetto dei contesti e delle storie locali”. 

Nelle lettera il sindaco passa in rassegna vari aspetti poco convincenti, dall’impatto sull’economia locale (pesca e turismo) a quello sul paesaggio, che deifnisce valore “non negoziabile”. Le pale eoliche, seppur nella disposizione rivista e corretta dall’azienda promotrice, spostate cioè un po’ più in là dalla costa, rimangono impattanti sotto l’aspetto visivo. Da qui la contrarietà “alla realizzazione dell’impianto in oggetto e al rilascio della concessione demaniale delle aree demaniali marittime e degli specchi acquei interessati”. 

(Rimini) Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 119.184 casi di positività, 2.172 in più rispetto a ieri, su un totale di 17.241 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 12,6%. Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 1.009 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 387 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 544 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 46,9 anni. Sui 1.009 asintomatici480 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing106 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 16 con gli screening sierologici15 tramite i test pre-ricovero. Per 392 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica. La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 413 casi, poi quella di Modena con 364, seguono Reggio Emilia (305), Ravenna (184), Parma (181), Piacenza (166), Rimini (162). Poi Imola (143), Cesena (103), la provincia di Ferrara con 92 casi e Forlì (59).

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 17.241 tamponi, per un totale di 2.096.063. A questi si aggiungono anche 1.871 test sierologici. Sceso il numero dei casi attivi, cioè dei malati effettivi: a oggi sono 68.783 (-499 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 66.865 (-494), il 95,8% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 71 nuovi decessi, alcuni relativi ai giorni scorsi: 5 in provincia di Piacenza (4 uomini, rispettivamente di 80, 70, 84, 69 anni e una donna di 96 anni; 2 donne nel parmense di 91 e 88 anni, 3 in quella di Reggio Emilia (1 donna di 71 anni e una donna di 80 anni, un uomo di 78); 11 in quella di Modena (4 donne – di 82, 94, 80, 90 e 95 – e 7 uomini, rispettivamente di 89, 67, 86, 88, 84,49 e 86 anni); 11 in quella di Bologna (4 uomini  – di 78, 83 e due rispettivamente di 86 – e 7 donne, di 94, 85,86,93,72, 96 e 95); 7 nel ferrarese (4 uomini di 73, 74, 68, 53 anni e 3 donne di 87, 72 e 91), 5 nel ravennate (3 uomini di 82, 87 e 91 anni – e 2 donne di 87 e 78 anni; 4 in provincia di Rimini (di cui 2 uomini di 64 e 66 anni – e 2 donne di 101 e 90 anni) e 23 a Forlì (12 donne di 82, 85, 89, 74, 78,91,92,81,85,86,80 e 88 – 11 uomini di 80,78,65,91, 90, 67,53, 92, 85,86, 83 e 87 anni). Il dato di Forlì risente di un disallineamento informatico dovuto a ritardi nel caricamento dei dati nei giorni scorsi.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 245 (-5 rispetto a ieri), invariato rispetto a ieri il numero dei ricoverati negli altri reparti Covid: 2.673. Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 12 a Piacenza (-3), 15 a Parma (+ 1), 34 a Reggio Emilia (invariato), 59 a Modena (-4), 57 a Bologna (+2 rispetto a ieri), 5 a Imola (invariato), 18 a Ferrara (-1),16 a Ravenna (+ 1), 4 a Forlì (invariato), 2 a Cesena (+1) e 23 a Rimini (-2). Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 2.600 in più rispetto a ieri (di cui 200 circa a Rimini) e raggiungono quota 43.717.

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 12.283 a Piacenza (+166 rispetto a ieri, di cui 64 sintomatici), 10.093 a Parma (+181, di cui 98 sintomatici), 17.153 a Reggio Emilia (+305 di cui 172 sintomatici), 21.574 a Modena (+364, di cui 223 sintomatici), 23.352 a Bologna (+413, di cui 235 sintomatici), 3.351 casi a Imola (+143, di cui 55 sintomatici), 5.853 a Ferrara (+92, di cui 23 sintomatici), 7.678 a Ravenna (+184, di cui 94 sintomatici), 4.444 a Forlì (+59, di cui 47 sintomatici), 3.827 a Cesena (+103, di cui 75 sintomatici) e 9.576 a Rimini (+162, di cui 77 sintomatici)

Sabato, 28 Novembre 2020 18:29

28 novembre

Nuova ordinanza | Eolico no della commissione paesaggio | Campi da calcio, vince il comune

(Rimini) Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 117.019 casi di positività, 2.165 in più rispetto a ieri, su un totale di 21.304 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 10,2%. Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 1.113 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 304 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 504 sono stati individuati all’interno di focolai già noti. 

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 46,8 anni. Sui 1.113 asintomatici, 435 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 55attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 18 con gli screening sierologici, 23 tramite i test pre-ricovero. Per 582 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica. La situazione dei contagi nelle province vede Modena con (538) nuovi casi, quella di Bologna con 435 casi, poi quella di Reggio Emilia (220), Ravenna (207), Piacenza (142),Rimini (101), Ferrara con 138 casi e quella di Parma (132). Poi Imola (123), Cesena (56), Forlì (73).

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 21.304 tamponi, per un totale di 2.078.822. A questi si aggiungono anche 1.471 test sierologici. Sceso in modo significativo il numero dei casi attivi, cioè dei malati effettivi: a oggi sono 70.289 (-1.182 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 67.366 (-1.168), il 95,8% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 66 nuovi decessi: 6 in provincia di Piacenza (2 uomini, rispettivamente di 88 e 82 anni e 4 donne rispettivamente di 88, 88, 45 e 93); 6 nel parmense di cui 4 donne, di 83, 86, 91, e 91, e 2 uomini, rispettivamente di 76 (in fase di verifica, proveniente da fuori Emilia-Romagna) e uno di 83 anni; 6 in quella di Reggio Emilia (4 donne – di 71, 92, 43 e 85 anni – 2 uomini, di 88 e 69 anni); 11 in quella di Modena (6 donne – di 92, 75, 93, 100, 90 e 82 – e 5 uomini, rispettivamente di 87, 63, 93, 91 e 78 anni); 23 in quella di Bologna (17 uomini  – di 77, 89, 78, 85, 83, 79, 65, 77, 85, 83, 81, 59, 80, 75, 65, 89 e 78 – e 6 donne, di 85, 87, 83,68, 84 e 86); 4 nel ferrarese (2 uomini rispettivamente di 82 anni e 2 donne di 82 e 93), 4 nel ravennate (tutti uomini: 2 di 84 anni, uno di 82 e uno di 86); un decesso a Forlì, un uomo di 72 anni; 5 in provincia di Rimini (di cui 4 uomini – di 81, 72, 84 e 86 anni – e 1 donna di 88 anni). 

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 250 (-8 rispetto a ieri), in calo quelli in altri reparti Covid: 2.673 (-6). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 15 a Piacenza (-1), 14 a Parma (invariato), 34 a Reggio Emilia (+1), 63 a Modena (-2), 55 a Bologna (-1 rispetto a ieri), 5 a Imola (- 1), 19 a Ferrara (-3),15 a Ravenna (invariato), 4 a Forlì (invariato), 1 a Cesena (invariato) e 25 a Rimini (-1). Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 3.281 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 41.116. 

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 12.117 a Piacenza (+142 rispetto a ieri, di cui 48 sintomatici), 9.913 a Parma (+132, di cui 78 sintomatici), 16.849 a Reggio Emilia (+220, di cui 131 sintomatici), 21.210 a Modena (+538, di cui 372 sintomatici), 22.941 a Bologna (+435, di cui 140 sintomatici), 3.208 casi a Imola (+123, di cui 48 sintomatici), 5.764 a Ferrara (+138, di cui 16 sintomatici), 7.494 a Ravenna (+207, di cui 95 sintomatici), 4.385 a Forlì (+73, di cui 48 sintomatici), 3.724 a Cesena (+56, di cui 45 sintomatici) e 9.414 a Rimini (+101, di cui 31 sintomatici).

(Rimini) L’Istituto per la sicurezza sociale di San Marino rende noto che ad oggi il numero dei positivi relativi alla seconda ondata dell’epidemia (quindi calcolati a partire dal 1 luglio 2020) è di  258, vale a dire 40 in più rispetto al precedente aggiornamento. Di questi solo 25 hanno più di 20 anni, mentre 8 hanno meno di 8 anni, sono bambini. I guariti sono 579, 21 rispetto al precedente aggiornamento, i decessi sono fermi a due, mentre il numero dei contagiati totali è di 839, di cui 808 residenti e 31 frontalieri o altri non residenti. 

Il numero totale di persone contagiate individuate, invece, dall’inizio della pandemia fino alla mezzanotte di ieri (26 novembre) è di 1.554, di cui: 258 positivi (139 donne e 119 uomini, età media 41 anni), 44 decessi e 1.252 guariti. Fra le persone positive, 15 risultano ricoverate in Ospedale, di cui: 5 si trovano nel reparto Covid e 10 in Terapia Intensiva. Infine, 243 sono le persone positive al virus Sars-Cov2 in isolamento presso il proprio domicilio. Al 26 novembre sono stati eseguiti 16.611 tamponi.

Sono questi numeri ad aver portato il congresso di stato a decidere per nuove restrizioni con l’obiettivo di riportare sotto controllo il contagio. Le nuove misure sono attive dalle 16 di oggi e prevedono, tra l’altro didattica a distanza per le scuole superiori, stop allo sport al chiuso per gli under14 (il decreto in allegato). 

“Per quanto riguarda il mondo del Lavoro - ha spiegato in conferenza stampa Teodoro Lonfernini (Segretario di Stato per il Lavoro) - non ci sono particolari differenze rispetto al decreto precedente, avendo voluto privilegiare e mantenere la piena operatività delle attività economiche del nostro territorio. Raccomandiamo a tutti di utilizzare gli strumenti di cui ci siamo dotati e con cui abbiamo imparato a familiarizzare durante questi mesi difficili, per evitare assembramenti anche sui luoghi di lavoro. Il particolare riferimento va nell’adottare, là dove possibile, le linee guide tracciate dalla legge emessa durante il mese scorso e che è andata a disciplinare nel dettaglio lo Smart Working”. Per quanto riguarda lo sport “ci teniamo a ribadire come al di sotto dei 14 anni ogni tipo di attività all’interno di edifici al chiuso sia sospesa”.   

Oggi, “a differenza della prima ondata, l’ospedale e tutti i servizi sono aperti, la nostra scommessa è di continuare a tenere tutto aperto per fronteggiare anche tutte le situazioni altre dal covid”, ha ribadito Roberto Ciavatta (Segretario di Stato alla Sanità e Sicurezza Sociale). La scuola “resta aperta fino alle scuole medie, mentre fino al 24 dicembre la scuola secondaria superiore entra in regime di didattica a distanza con la possibilità di tornare in presenza o in DAD parziale se i dati ce lo consentiranno. Per le classi in presenza è obbligatorio l’uso della mascherina”, ha reso noto Andrea Belluzzi (Segretario di Stato alla Cultura, Istruzione e Univerisità). “Intensificando l’outdoor-education e in altri momenti differenti che prevediamo, la stessa mascherina non servirà. Oggi l’obiettivo è aumentare le ore di quelle attività che potrebbero consentire ai ragazzi di non indossare la mascherina perché il distanziamento è garantito. Il messaggio che oggi dobbiamo dare, nonostante tutto, è che la scuola, a San Marino, è ancora aperta”.

“Abbiamo cercato di focalizzarci su alcuni punti specifici”, spiega Elena Tonnini (Segretario di Stato agli Affari Interni). “I bambini in confronti dei nonni e i figli in confronto dei genitori. L’utilizzo della mascherina è quindi caldamente consigliato anche in casa, soprattutto quando andiamo a trovare i nostri parenti”.  Un altro punto “che abbiamo inserito nel Decreto Legge è quello dei supermercati. Abbiamo notato come, soprattutto nel weekend, le persone interpretassero il momento dedicato alla spesa come una sorta di passatempo famigliare. Tutto questo rappresenta un abbassamento delle soglie di attenzione che come Paese in questa fase non ci possiamo assolutamente permettere. Per questi motivi, abbiamo introdotto nel decreto l’obbligo di recarsi a fare la spesa in maniera individuale, valutando le opportune deroghe per le persone più fragili”. Infine: per le automobili “rimane l’obbligo di indossare la mascherina qualora si trasportino persone che non fanno parte del proprio nucleo famigliare”. Sono stati inoltre “sospesi i comizi elettorali per le Giunte di Castello di questa ultima giornata, in coerenza con il divieto inserito nel Decreto di organizzare meeting, conferenze o convegni”. Tuttavia, “le elezioni per le Giunte di Castello di domenica sono confermate” e “sarà un voto in piena sicurezza”. 

Per quanto riguarda le attività economiche “il decreto prevede nuove minime restrizioni per il mondo dei bar e della ristorazione” illustrate da Fabio Righi (Segretario di Stato per l’Industria, l’Artigianato e il Commercio). “Non sono previste chiusure ma maggior attenzione su distanze e tempi di permanenza all’interno dei locali e una riduzione da 6 a 4 del numero delle persone al tavolo dei ristoranti”. Altro settore critico è quello delle palestre “alle quali si chiede di avere maggior attenzione verso chi si muove negli ambienti comuni e alle quali viene vietato l’utilizzo delle docce. Agli imprenditori si chiede di intervenire nella riorganizzazione aziendale usufruendo dove possibile lo strumento, oggi normato, dello smart working”. 

(Rimini) Dopo la piena attività estiva della vasca di laminazione di Piazzale Kennedy da 25.000 mc, sono stati ora terminati i lavori di verifica e messa a punto necessari per il collaudo strutturale. In particolare, sono state eseguite diverse prove di riempimento e ulteriori rilievi. Tutte queste operazioni sono state ultimate con successo nei giorni scorsi e da oggi la vasca è tornata pienamente operativa. In Piazzale Kennedy è rimasta sempre in esercizio la vasca di prima pioggia da 14.000 mc (in piena operatività da giugno 2019), che raccoglie le acque più cariche, poi inviate a depurazione, e che ha svolto regolarmente il suo compito anche in occasione delle forti piogge dei giorni scorsi.

Nelle prossime settimane sarà effettuato il collaudo finale dell’intero complesso, comprendente le vasche e le condotte di scarico a mare, secondo la procedura definita (ovvero prima una condotta, poi due insieme e infine tutte e tre). Per tali operazioni occorre attendere un evento di pioggia idoneo a riempire sia la vasca di prima pioggia sia quella di laminazione; in caso di evento meteorico molto intenso prima del collaudo finale, potrebbe risultare necessario, per motivi di sicurezza, aprire le paratoie. Il completamento del collaudo dell’intero complesso segnerà la conclusione del cantiere di Piazzale Kennedy, centro nevralgico del Piano di Salvaguardia della Balneazione.

(Rimini) È stato il processo per il superamento del campo di via Islanda il principale argomento di dibattito e confronto dell'ultima seduta di Consiglio Comunale, concluso con l'approvazione pressoché unanime dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza (28 voti favorevoli, 1 voto contrario e 1 astenuto). Il Consiglio, recependo le indicazioni della Legge regionale, dà quindi mandato all'Amministrazione di avviare il percorso di uscita delle famiglie di etnia sinta dal campo di via Islanda, attraverso l'inserimento dei nuclei in soluzioni di cosiddetta 'emergenza abitativa'. Una soluzione che va quindi a sostituirsi alla collocazione delle famiglie in microaree pubbliche, soluzione ipotizzata e vagliata dall'Amministrazione e oggetto di confronto con le parti politiche e con il territorio.

"Di questa vicenda, sotto gli occhi di tutti ma non sanata dagli anni Ottanta in poi, in pochissimi, al di là dell'Amministrazione, del Consiglio Comunale, se ne sono occupati nei percorsi amministrativi. Questo per cercare una soluzione possibile – ha sottolineato il sindaco Andrea Gnassi nel suo intervento in consiglio –. Abbiamo affrontato una questione delicata e oggettivamente complicata, oltretutto in un contesto socio-culturale sempre più sfrangiato e diffidente e in un momento storico che alimenta esclusione. Un tema che ha a che fare con sensibilità diverse e che si cala in una società che è un corpo fluido, immersa in processi che cambiano in continuazione. Possiamo programmare qualche centinaio di milioni di euro di investimenti per consolidare il nostro padiglione fieristico, poi arriva il Covid e cosa facciamo? Oggi Ieg sta riprogrammando il piano di investimenti immaginato prima della pandemia. Lo stesso avviene ancora di più con il sociale, con le risposte ai bisogni primari delle persone, un quadro in evoluzione a ogni istante. Non abbiamo mollato la presa, anche se per convenienza avremmo potuto farlo. E responsabilmente non lo facciamo anche ora, impegnati come siamo tra ricerca di intubatori e di ristori per sostenere quelle persone che si trovano in maniera inaspettata in situazione di marginalità. Abbiamo proposto e ascoltato, che non significa fare marcia indietro perché l'obiettivo è sempre rimasto intatto".

"Il piano di superamento di via Islanda aveva come obiettivo innescare un processo. Esplorare ogni possibilità - microaree, inserimento in alloggi Erp, contributi per soluzioni abitative autonome – verificarle nella sua aderenza alla realtà, alla società, al territorio: questo è stato il nostro compito, in linea con le indicazioni dell'Unione Europea e il dettato della Regione Emilia Romagna. Individuare soluzioni e come farle atterrare in una società che non è un corpo morto, in un quadro normativo incerto, contradditorio e ipocrita. Il tema è l'avvio di un processo rivolto a nuclei di etnia sinti e rom per l'inserimento sociale volto a riconoscere la peculiarità di uno status riconosciuto dalle norme, a superare le condizioni di estrema povertà, a trovare un equilibrio per avere il massimo rispetto delle leggi e delle prassi di convivenza civile tra queste comunità e il resto dei cittadini. Un equilibrio tutto da ricercare, da costruire. Ed è un processo che richiederà generazioni perché sia compiuto, ci vorrà del tempo. Un percorso difficile anche perché il nostro è un Paese ipocrita che, vedasi l'esempio della prostituzione, sulle questioni più delicate decide di non decidere, decide di non normare. Tenere la barra in questo contesto fluido, in un momento storico come quello che stiamo attraversando, in un Paese che non norma, è una scelta importante".

"Quattro anni fa ci siamo buttati con la volontà di risolvere la vergogna di via Islanda e lo abbiamo fatto senza alcuna ipocrisia e senza rete. Siccome spesso alla politica viene rimproverata ogni cosa da parte della società 'buona' contro la politica 'cattiva', io dico che in questo caso la politica ci ha messo la faccia, trovando come sponda molto spesso anche solo un mare di silenzio, anche da parte di chi, a tutti i livelli e in contesti diversi, doveva quanto meno affiancare chi portava avanti per principio e valori un programma volto all'integrazione. E' un processo avviato in un silenzio assordante, in mezzo alle proteste e alle paure delle persone e anche, in una prima fase, con una strumentalizzazione di chi ha voluto giocarsi su questa vicenda una partita politica. Abbiamo esplorato tutti gli strumenti che ci erano messi a disposizione dalla legge regionale, che ha avuto il merito, se non altro, di non ignorare il tema e di dare la possibilità di aprire un percorso. Abbiamo cercato un possibile punto di equilibrio che poteva essere un punto di deflagrazione".

"La delibera del 2016 ha innescato il processo, ci ha dato la possibilità di cercare delle risorse. Il dispositivo della delibera del 2018 diceva di "esplorare l'intera pluralità di soluzioni e percorsi alternativi". E questo abbiamo fatto: abbiamo misurato le proposte, abbiamo valutato la sostenibilità dal punto di vista economico e di tenuta sociale. Siamo andati ad assorbire alcune situazioni nelle case popolari e via via definendo una soluzione possibile alla luce- e questo è bene non dimenticarlo- della reazione di aree della città. Abbiamo ascoltato, abbiamo tentato di attraverso un lavoro chirurgico, di mettere in campo le soluzioni migliori. Io parto dal principio del rispetto delle regole, rifiuto un approccio unidimensionalmente compassionevole. La solidarietà esiste se è esigente, si fonda su un contratto sociale, su un diritto che è riconosciuto perché c'è un dovere che è esercitato. Su queste regole di fonda la comunità e questo processo lo devono affrontare tutti".

"Oggi siamo all'inizio di un altro tempo di questo processo, un tempo sfidante, che si basa sulla solidarietà esigente, sull'affermazione delle regole, sulla responsabilità istituzionale e su una comunità partecipe. Tutti i pezzi di comunità. Il tema dell'integrazione dei nomadi resta un tabù per tanti, troppi, e spesso la sensazione nostra è stata quella della solitudine, dell'esse lasciati soli in questo percorso che per la prima volta ha deciso di non voltare la testa dall'altra parte. Ringrazio il lavoro non semplice che ha fatto maggioranza: abbiamo discusso tantissimo, trasversalmente, è stato un processo complesso, coraggioso. Rimini è una città che ha il dovere di guardare a tutti i figli e i membri della sua comunità, quelli che inciampano nella vita, a quelli che sono ai margini. Penso sia una via seria e, in questi tempi, una scelta molto alta dal punto di vista del valore e del significato amministrativo delle soluzioni proposte".

"È stato un dibattito molto corretto, è la prima volta che riusciamo a parlare di questo argomento così complesso nei toni adeguati – ha sottolineato il vicesindaco Gloria Lisi – Questa Amministrazione ha avuto il coraggio di metterci faccia e cuore per risolvere una questione che era sotto gli occhi di tutti. Via Islanda è un parcheggio, non è un campo autorizzato, con tutte le problematiche di sicurezza che abbiamo nel tempo dovuto affrontare. Una situazione di totale abuso sotto tutti gli aspetti, iniziando quello urbanistico. In questi anni il Sindaco si è espresso pubblicamente, la Giunta e i consiglieri hanno affrontato dibattiti pubblici impegnativi. Abbiamo continuato a lavorare, siamo andati sul campo. Abbiamo lavorato per supportare interventi di scolarizzazione dei bambini e per iniziare l'inserimento di famiglie nelle soluzioni abitative, togliendoli dal degrado. Siamo partiti da una situazione che vedeva in via Islanda 37 rumeni e 46 italiani sinti, oggi sono presenti 22 rumeni e 25 italiani sinti. Siamo passati da 83 persone a 47, famiglie che hanno iniziato percorsi di integrazione e seguite dai servizi sociali per l'ingresso nelle abitazioni. Credo che l'Amministrazione dovrebbe andare fiera anche se anche solo una persona fosse uscita da quel campo, soprattutto se si fosse trattato di un bambino. Questa è la prospettiva: dare l'opportunità di una vita migliore per le famiglie per uscire da quello che non è un campo. ma una vergogna di tutta la città".

 Il consiglio ha inoltre approvato (18 voti favorevoli e 13 contrari) l'ultima importante variazione di bilancio 2020/2022, che prevede investimenti in manutenzione delle strade, interventi sulle scuole e riqualificazione degli impianti sportivi, finanziati anche attraverso i circa 5,2 milioni di contributi statali destinati a Rimini in quanto tra le zone maggiormente colpite dalla prima ondata dell'epidemia da Covid-19. Previsti lavori di risanamento e conservazione delle strade per circa un milione e mezzo di euro e 1,2 milioni dedicati a manutenzione, accessibilità e interventi strutturali delle scuole. Altra voce rilevante sul fronte della parte straordinaria è quella dedicata all'impiantistica sportiva, con 200mila euro dedicati allo stadio del baseball e 715 mila euro per la Palestra Montessori.

 

(Rimini) La Regione inizia a riallineare le proprie restrizioni a quelle previste dal Dpcm: nei festivi e prefestivi restano chiusi i centri commerciali e le grandi strutture di vendita, aperte quelle medie. Negozi riaperti la domenica. Torna la corsistica in presenza se in forma individuale. Confermate le altre limitazioni, a partire dall'obbligo sempre della mascherina. La nuova ordinanza del presidente Bonaccini sarà in vigore da domani, 28 novembre, al 3 dicembre, quando scadrà anche il Dpcm. 

Prosegue il processo di riallineamento delle misure anti-Covid previste dall’ordinanza regionale rispetto a quelle contenute nel Dpcm del Governo per le aree in zona arancione, dopo due settimane nelle quali l’Emilia-Romagna aveva adottato provvedimenti più restrittivi d’intesa col ministro della Salute. Azioni che si stanno rivelando efficaci: i dati sull’andamento epidemiologico, alla luce soprattutto della costante diminuzione dell’indice Rt di trasmissibilità del virus, questa settimana sceso ulteriormente all’1,07, portano infatti ad adottare disposizioni meno restrittive rispetto alle ultime due ordinanze, la seconda in scadenza proprio oggi, in particolare in riferimento alle attività commerciali. Le grandi strutture di vendita continueranno a rimanere chiuse nei festivi e prefestivi, così come i centri e i parchi commerciali, a differenza di quelle medie, di superficie fino a 2.500 metri quadrati nei comuni con più di 10mila abitanti e fino a 1.500 metri quadrati in quelli con meno di 10 mila abitanti, che potranno riaprire nei fine settimana. Lo stesso avverrà per i negozi più piccoli, che tornano aperti anche la domenica.

E’ quanto prevede la nuova ordinanza regionale firmata oggi dal presidente Stefano Bonaccini, in vigore da domani, 28 novembre, fino al prossimo 3 dicembre, quando scadrà anche il Dpcm vigente. In un quadro in cui resta assolutamente prioritario il contrasto alla diffusione del contagio. Il consolidamento del calo registrato nelle ultime due settimane è infatti necessario per l’atteso rientro in zona gialla, vista la necessità di avere per un periodo continuativo di almeno due settimane i parametri al di sotto delle soglie di rischio. E’ esattamente quanto è accaduto negli ultimi 14 giorni in Emilia-Romagna che ora, attraverso il meccanismo previsto nel Dpcm che ne determina il mantenimento in zona arancione ancora per alcuni giorni, può davvero attendersi un cambiamento di scenario tra una settimana.

Rispetto alle nuove misure contenute nell’ordinanza odierna, il riallineamento riguarderà anche la ripresa della corsistica in presenza, seppur in forma individuale (altrimenti solo a distanza), e le lezioni di educazione fisica, purchè all’aperto, per le scuole elementari e medie.

Confermate invece altre restrizioni che attengono ai comportamenti individuali. In una ordinanza adottata sentiti i sindaci dei Comuni capoluogo e i presidenti di Provincia, coi quali il presidente Bonaccini e gli assessori competenti hanno condiviso i contenuti del provvedimento anche nelle ultime ore, acquisita l’intesa del ministero della Salute. Anche in questo caso, infine, la Giunta ha ritenuto di confrontarsi preventivamente con le associazioni delle categorie economiche firmatarie del Patto per il Lavoro più direttamente interessate.
Le misure previste
Accanto alle minori restrizioni, l’ordinanza di oggi prevede comunque limitazioni specifiche che permangono e si aggiungono a quelle del Dpcm del 3 novembre per le cosiddette zone arancioni.

Come previsto dal Dpcm, nei giorni festivi e prefestivi, gli esercizi commerciali insediati nell’ambito di centri commerciali, di aree commerciali integrate e di poli funzionali restano chiusi al pubblico, ad eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi e edicole. A queste, in base all’ordinanza di Bonaccini, si aggiungono le grandi strutture di vendita non insediate all’interno di centri commerciali, aree commerciali integrate e poli funzionali: restano anch’esse chiuse al pubblico nei festivi e prefestivi, ad eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, prodotti per la cura e l’igiene della persona e per l’igiene della casa, degli articoli di cartoleria e cancelleria, tabacchi e edicole.

Rimane sempre consentita, e anzi fortemente raccomandata, la vendita con consegna a domicilio.

L’esercizio su aree pubbliche o private delle attività di commercio al dettaglio nell’ambito dei mercati, nonché di attività di vendita nei mercati contadini, sarà consentita solo lì dove siano adottate le misure di mitigazione del rischio Covid previste nel protocollo regionale sugli esercizi di commercio al dettaglio in sede fissa e su aree pubbliche. E in ogni caso, resta raccomandata l’adozione di un apposito piano di controllo da parte del Comune.
In ogni caso, è vietato lo svolgimento di sagre e fiere di qualunque genere e di altri analoghi eventi. Inoltre, rimane vietato lo svolgimento dei mercatini degli Hobbisti e dei mercatini per la vendita o esposizione di proprie opere d’arte ed opere dell’ingegno a carattere creativo e similari.

Confermato anche l’obbligo - sempre - dell’uso della mascherina al di fuori dell’abitazione, con eccezione dei bambini con età inferiore a sei anni, dei soggetti che stanno svolgendo attività sportiva e dei soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina, nonché per coloro che per interagire con questi soggetti si trovino nella stessa incompatibilità. Nel caso di momentaneo abbassamento della mascherina per consumare cibo o bevande o per il fumo, dovrà in ogni caso essere assicurata una distanza minima di un metro, salvo quanto disposto dai vigenti protocolli o da misure più restrittive.

Come già prevedeva l’ordinanza precedente, è consentito svolgere attività sportiva e motoria all’aperto, preferibilmente presso parchi pubblici, aree verdi, rurali e periferiche, se accessibili, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno 2 metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività, e in ogni caso al di fuori delle strade e delle piazze del centro storico della città, nonché delle aree solitamente affollate.

Così come l’accesso agli esercizi di vendita di generi alimentari resta consentito ad una sola persona per nucleo familiare, salva la necessità di accompagnare persone non autosufficienti o con difficoltà motorie ovvero minori di età inferiore a 14 anni.

In merito alle scuole, in attesa di ulteriori e specifiche indicazioni da parte del Comitato Tecnico Scientifico nazionale, in quelle del primo ciclo scolastico (primarie e secondarie di primo grado) restano sospese le lezioni di educazione fisica al chiuso, mentre da domani si potranno tenere invece all’aperto. Sospensione confermata per le lezioni di canto e per quelle di strumenti a fiato.

Confermato anche il divieto di consumazione di alimenti e bevande all’aperto su area pubblica o aperta al pubblico.

Infine, la corsistica di ogni tipo, organizzata da soggetti sia pubblici che privati: da domani sarà possibile tornare a svolgerla in presenza ma solo in forma individuale, mentre per quella collettiva permane unicamente la possibilità di ricorrere alla modalità a distanza.

(Rimini) Una nuova operazione per il controllo del territorio si è svolta nella giornata di ieri che con gli operatori della Polizia locale di Rimini ha visto in azione i cani dell’Unità cinofila. Le operazioni si sono concentrate in diverse zone della città come nel parco Marecchia e a San Giuliano mare, dove gli agenti hanno individuato e identificato due persone extracomunitarie d’origine marocchina che si erano stanziati nei locali dell’ ex Hotel delle Nazioni. Al termine dei controlli è stato coinvolto il curatore della struttura per ripristinare le opportune chiusure divelte che impediscano nuovi accessi.

Nel mirino degli agenti soprattutto le zone segnalate con maggiore degrado e presenze anomale, segnalate dai cittadini residenti e oggetto di precedenti azioni di controllo da parte delle pattuglie di Polizia Locale, grazie ai quali sono stati allontanati anche i componenti di una famiglia che si era insediata all’ingresso del Parco XXV Aprile nei pressi del Ponte degli scout.L’operazione programmata, è stata predisposta per dare una risposta concreta ad alcuni esposti e segnalazioni giunte in comando, per controllare le aree sensibili della città. Un intervento che fa parte dei servizi periodici di controllo condotti dalla Polizia Locale che troverà proseguo nei prossimi giorni.

(Rimini) Il Tar dell’Emilia Romagna ha respinto, con tre distinte sentenze, il ricorso presentato dalla Società Sportiva Delfini Rimini con cui si chiedeva l’annullamento dei provvedimenti di revoca della concessione della gestione dei campi da calcio di Viserba, San Giuliano e Rivazzurra. Nel confermare la correttezza dell’azione amministrativa e rigettando la richiesta danni avanzata dai Delfini, i giudici hanno osservato che il Comune abbia sempre perseguito esclusivamente l’interesse pubblico per garantire la più ampia, regolare e proficua fruizione degli impianti sportivi. I giudici non hanno quindi ravvisato alcun intento persecutorio nei confronti del gestore, ma unicamente - come si legge nelle sentenze - la presa d’atto del “clima fortemente litigioso che si era venuto a creare tra le società sportive ed il gestore” il quale “ha costantemente ostacolato il lineare svolgimento delle relazioni e di conseguenza impedito quella proficua gestione che costituiva l’obiettivo principale del Comune quando si è determinato ad affidare il bene in concessione”.    

La vicenda nasce nel 2012 con l’avvio di dieci procedure di evidenza pubblica per l’affidamento della concessione della gestione e dell’uso di altrettanti campi da calcio comunali (Miramare, Rivazzurra, Lagomaggio, Ina Casa, San Giuliano, Viserba, Torre Pedrera, San Vito, Vergiano - Spadarolo e Viserbella). Nove di questi impianti sportivi furono assegnati in gestione alla società Delfini Rimini con l’eccezione del campo di Viserbella, aggiudicato dalla Uisp di Rimini. "Sin da subito si sono verificati numerosi problemi, in gran parte riconducibili alla conflittualità insorta tra la Società e gli utenti delle strutture sportive ed in particolare le Scuole calcio. Una situazione di perenne conflittualità che si è tradotta, nei primi due anni di gestione Delfini, nella progressiva riduzione del numero di utenti e in un forte ridimensionamento delle attività sportive svolte su quasi tutti gli impianti sportivi comunali per il calcio.  In alcuni di questi (Viserba, San Giuliano e Rivazzurra), la riduzione della presenza di utenti ed in particolare di giovani iscritti alle Scuole calcio è stata verticale e gli stessi livelli di utilizzo delle strutture hanno subìto un vero e proprio crollo. Allo stesso tempo alcune storiche Società sportive che da decenni operavano sugli impianti comunali sono state indotte a trasferire la propria attività su altri impianti di proprietà privata (come quelli delle parrocchie) o di altri comuni limitrofi, con una considerevole riduzione dell’attività e degli iscritti. L’Amministrazione quindi ha preso atto dell’impatto negativo della gestione Delfini, verificando anche un peggioramento delle condizioni degli impianti, sempre meno utilizzati. Si sono quindi avviati tre procedimenti amministrativi per la revoca delle concessioni per la gestione dei campi di Rivazzurra, San Giuliano e Viserba", raccontano dal comune.   

“Tutte e tre le sentenze hanno ribadito non solo la piena legittimità di tutti gli atti adottati dal Comune di Rimini, ma hanno soprattutto confermato come l’Amministrazione abbia avuto come unico obiettivo quello di salvaguardare l'interesse generale della comunità – commenta l’assessore allo Sport Gian Luca Brasini – Non si parla dunque della correttezza di un procedimento amministrativo, ma della lesione di un interesse pubblico fondamentale, venuto a meno a causa dell’affidamento al privato.  E’ stato un percorso lungo, che ha spinto l’Amministrazione a rivedere il modello di gestione dei campi di quartiere, togliendolo da interessi privati che contrastano con la principale mission del Comune, cioè la promozione della pratica sportiva e il miglior utilizzo degli impianti. Oggi, con una gestione nuovamente in mano al Comune, abbiamo verificato dati alla mano una ripresa del numero degli utenti e delle ore di utilizzo, drasticamente calato nel periodo di affidamento esterno. Non si tratta di rivendicare una municipalizzazione generalizzata, ma il costatare che l’utilizzo dei campi da calcio è un servizio pubblico che difeso da interessi di parte.  Oggi proseguiamo su questa strada, continuando ad investire sulle strutture, tra riqualificazioni e nuovi impianti”.  

Pagina 482 di 1906