Occorre una “Rivoluzione copernicana” in politica: mettere al centro la persona, dar voce alle energie presenti sul territorio e vivere il proprio impegno amministrativo come un allargamento della propria azione a tutta la polis. È necessaria soprattutto in Regione.
Solo un paio di mesi fa, il futuro politico di Bellaria Igea Marina appariva connotato da una forte incertezza, tutta interna al centrodestra. Ben tre liste contrapposte pescavano in questo bacino elettorale ed erano guidate da uomini che nelle legislature precedenti facevano parte della maggioranza (Giorgetti, Fonti, Giovanardi e Medri). Una di queste, quella guidata da Giovanardi e Medri, peraltro, ha superato il 17% dei consensi, a riprova della fondatezza dei dubbi sulla vittoria del sindaco uscente.
Questa situazione, piuttosto singolare, sembrava riproporre quel suicidio politico che si era ripetuto in più di una tornata elettorale nel periodo precedente le due legislature Ceccarelli, quando, al contrario, un centrodestra finalmente unito riuscì per la prima volta a Bellaria Igea Marina nell’impresa di governare al posto della sinistra.
Queste incertezze sono state spazzate via dal risultato elettorale dello scorso giugno. Filippo Giorgetti è stato eletto al primo turno, con un 53,01%, malgrado il maggior competitore del centro destra abbia ottenuto un brillante 17,83 %. L’ennesima debacle della sinistra bellariese (un misero 26,73%), ha permesso a Filippo Giorgetti di intraprendere il suo secondo mandato, quarto consecutivo del centro destra, dopo i precedenti due di Ceccarelli.
Giorgetti, come spiega il suo successo elettorale?
L’unica ragione del successo delle liste che hanno appoggiato la mia candidatura è nella bontà amministrativa dimostrata in questi anni e nel radicamento sul territorio. Forza Italia ha ottenuto il 17,21%, il doppio del risultato nazionale. L’area dei cattolici che proviene dall’ UDC o Popolari, partiti che non esistono più e che si presentava con la lista di carattere civico “Noi con Filippo Giorgetti” ha ottenuto il 13,38%. Ci hanno votato numerosi elettori del centro sinistra riconoscendo il nostro buon governo. Questo ha permesso il successo, malgrado il buon risultato elettorale del candidato Giovanardi, a noi alternativo.
Lasciati alle spalle i dubbi elettorali, su quali certezze poggia la sua seconda legislatura?
Il primo punto di forza è il massiccio rinnovo generazionale sia nella Giunta che in Consiglio comunale. Abbiamo, tra gli eletti, tante new entry e alcune conferme che stanno sotto i 30 anni, tra i quali un consigliere 18enne, per non dimenticare che il vice sindaco, Francesco Grassi, è giovanissimo. Questo è un dato importante perché dimostra che abbiamo saputo rinnovarci e siamo stati in grado di allargare i cerchi di chi si interessa alla cosa pubblica. Inoltre Forza Italia fa entrare in Consiglio comunale tre donne. Sono nuove energie, nuovi mondi e sguardi che si sommano a quelli esistenti e che daranno slancio ai prossimi 5 anni.
Occorre tenere conto che i 5 anni in cui ho governato sono stati durissimi: il Covid, la guerra, il problema delle risorse energetiche e dei costi, il 110%, con tutte le implicazioni del caso, sono state sfide impressionanti. Eppure non ci hanno schiacciato ma ne siamo usciti rinnovati.
Oltre questo primo punto?
Abbiamo numerosi progetti da completare, in gran parte ben avviati, tutti volti a costruire la città dei servizi, ovvero aumentare il benessere del cittadino che - ne siamo profondamente convinti - coincide con quello del turista. Intendiamo tenere insieme economia e persone, cercando di costruire una migliore qualità della vita del paese, così che la città diventi anche per il turista un luogo dove può trovarsi a suo agio. I progetti avviati vanno tutti in questa direzione.
Ad esempio?
Avremo la riorganizzazione del sistema scolastico e la costruzione di una nuova scuola. Il nuovo lungomare di Igea Marina sarà un’opera importante, pensata perché divenga uno spazio da vivere, con isole di verde, spazi per fare jogging e attività sportiva in sicurezza, sostare con i propri figli. Il Porto canale vedrà ultimarsi la messa in sicurezza. Ma la prima sfida, per completare la costruzione della città dei servizi, è la riapertura della piscina del Gelso. Con l’acquisizione da parte dell’amministrazione si è avviato un percorso che sarà lungo ma vogliamo assolutamente portarlo a termine.
Si è letto sulla stampa circa le tensioni nella formazione della giunta, in particolare con alcuni partiti.
Niente di tutto ciò. È stato molto più semplice della scorsa stagione e abbiamo lavorato in grande sintonia. Questo perché è ampia la presenza di nuove persone, libere da schemi e da veti interpersonali. La nostra avventura politica nasce da un passato connotato da importanti rapporti intessuti da personalità rilevanti, quali Italo Lazzarini, Alfonso Vasini, Enzo Ceccarelli. Sono convinto che, partire da questa preziosa base, non tolga la necessità di qui costruire il nuovo. L’eredità nostra dobbiamo affidarla e allargarla a una nuova generazione appassionata alla politica. La composizione del Consiglio comunale e della giunta rende evidente che stiamo andando in questa direzione.
Si vince dunque con tenacia, moderazione e concretezza. Questo vale anche per le prossime elezioni regionali? Come vede la candidatura di Elena Ugolini?
È una candidatura molto interessante sia per la qualità della persona, sia per i valori portati in campo. Liberare le energie della società civile: questo suo obiettivo è da condividere e da appoggiare. Sono contento della sua connotazione civica e che il centro destra abbia deciso di sostenerla. Occorre avere un’avvertenza. Inutile mettersi a contrastare e dibattere sui temi storici del PD, fare contrapposizione su di essi. Invece si tratta di passare da un sistema di servizi centralizzato, o al massimo cooperativo, a una visione dove la persone, le associazioni, i vari mondi presenti sul territorio possano portare ricchezza, energia e soluzioni valide per tutti. Il pubblico dovrà agevolare queste energie o per lo meno non essere di intralcio. Questo fa la differenza: non la creazione di carrozzoni, più o meno efficienti ma troppo spesso fonte di sperperi. Al contrario occorre dare risposte libere e flessibili capaci di arrivare alla realtà, fin nei suoi dettagli, fino al singolo. Faccio un esempio: se anziché costruire una struttura per un bambino in difficoltà, favorisco famiglie che sono disposte ad accoglierlo, sto dando una risposta molto più vera e funzionale. Questa è la direzione da intraprendere, senza smantellare nulla di ciò che c’è di buono.
Un’ultima domanda. Nel mondo cattolico vi è un ampio dibattito sulla capacità della cultura cattolica di proporsi nel mondo di oggi (dibattito lanciato da Avvenire). Parallelamente il papa e i vescovi richiamano i cattolici a non disimpegnarsi dalla politica. Cosa significa questo per lei?
Quando ero educatore all’Azione Cattolica in parrocchia, il mio gruppo era di circa 50 - 60 ragazzi. E mi chiedevo, “ma tutti gli altri dove sono?” Non mi bastava rivolgermi ad un gruppo scelto e selettivo. Il mio desiderio era di raggiungere tutti. La politica è questo: dare qualcosa sia ai “miei”, che a tutti. Questo è lo spirito che mi guida e credo che sia questo il senso della chiamata dei cattolici ad un maggiore impegno, anche in politica, da parte del papa. Così ha un grande senso. Se invece lo scopo è contarci e farci forti come gruppo chiuso, una corporazione, non penso potremo essere incisivi. Fare la riserva indiana non è utile a nessuno. Dobbiamo essere come una luce rispetto al buio. È questo il contributo che possiamo dare in ambito pubblico. E devo dire che non mi preoccupa essere di fronte ad altri amici cattolici che hanno scelto parti politiche opposte. Se penso alla mia esperienza, con persone come Gianfreda, Lisi e tanti altri, magari non siamo d’accordo sulle soluzioni contingenti, ma so che ho basi comuni e questo aiuta a trovare mediazioni, magari migliori dell’idea iniziale, e soprattutto aiuta ad abbattere steccati.
Emanuele Polverelli