Sottopassi, operativo sistema di sicurezza in caso di allagamenti
(Rimini) Non ha solo funzione di allerta, ma anche e soprattutto di prevenzione dei pericoli, il sistema di controllo e monitoraggio attivo in cinque sottopassi comunali e carrabili, pienamente operativo da quest’estate. Il sistema nasce con l’obiettivo di innalzare il livello di sicurezza in caso di calamità, controllando in tempo reale la presenza di acqua su strada - con invio di messaggi di allarme in caso di necessità o di superamento delle soglie previste - e facendo automaticamente le segnalazioni luminose agli imbocchi del sottopasso (semaforo rosso) e avvisando quindi gli automobilisti del divieto di accesso al sottopasso stesso. Un sistema per rendere sempre più chiari immediati e tempestivi i messaggi di allerta per gli automobilisti, ma che in qualche caso gli stessi automobilisti tendono a prendere sottogamba. Ecco perché il sistema di controllo ha anche funzione di andare a monitorare coloro che trasgrediscono il divieto, mettendo a rischio la propria incolumità, quella dei passeggeri e degli altri utenti della strada.
Sono cinque i sottopassi comunali pedonali e carrabili dotati dei nuovi sistemi di monitoraggio e sicurezza che entrano in funzione in caso di allagamenti: tra Via Genghini e Via Curiel, tra Via Costantinopoli e Via Martinelli, in Via Iolanda Capelli, in Via Cavalieri di Vittorio Veneto e in Via Tripoli. I cinque sottopassi sono tutti dotati nuove funzionalità che consentono di intervenire in caso di allagamento grazie allo sviluppo della piattaforma software TMacs (Traffic Management Advanced Control System) voluto dall’Amministrazione comunale in collaborazione con Hera. Le centraline sono collegate a sensori di rilevamento presenza acqua posti in differenti punti del sottopasso per valutare il raggiungimento della soglia di criticità e lo stato di allerta. In presenza di livelli eccessivi di acqua, il sistema attiva automaticamente l’accensione delle lanterne semaforiche a led di colore rosso poste agli imbocchi del sottopasso, per indicare ai veicoli della situazione di pericolo in corso. Alle lanterne semaforiche sono associati segnali di pericolo e pannelli integrativi per segnalare all’utenza di fermarsi in caso di semaforo rosso acceso. Il sistema è anche dotato di due telecamere live di controllo sottopasso che consentono da remoto di monitorare visivamente la situazione del sottopasso.
16 ottobre
Chiusa casa di riposo abusiva | Malore in campo, muore 28enne | Altromondo al Cocoricò
Viserba, sigilli a casa di riposo abusiva
(Rimini) La polizia municipale di Rimini e i carabinieri del nas di Bologna hanno chiuso oggi una casa di riposo abusiva. A scoprire che nel residence di Viserba, in realtà, si svolgevano attività tipiche di una residenza protetta è stata la polizia locale di Rimini nel corso di un sopralluogo nei giorni scorsi. Gli agenti hanno potuto notare che al posto dei camerieri erano presenti infermieri e oss, al servizio di diciassette anziani ospiti, alcuni in carico al servizio sanitario nazionale. Ogni paziente, terapia e tipo di farmaco era segnalato nelle cartelle cliniche. Nell’ufficio sono stati trovati diversi farmaci, tra cui un numero rilevante di flaconi di benzodiazepine, e il classico contenitore giallo utilizzato per la raccolta di rifiuti speciali di tipo ospedaliero. Dentro gli agenti hanno trovato siringhe, aghi e provette utilizzati. Gli ospiti, stando alle indagini, erano comunque accuditi adeguatamente. La mancanza delle autorizzazioni necessarie, però, è costata al titolare della clinica abusiva un’ordinanza di divieto di prosecuzione dell’attività e verbali per un totale di circa 10mila euro.
Don Benzi, chiude il processo diocesano per la beatificazione
(Rimini) «Don Benzi è stato un profeta che ha condotto un popolo di laici sulla via della Santità. La prossima beatificazione di Sandra Sabattini ne è la dimostrazione: Sandra fa splendere don Oreste e viceversa». E' il commento di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, alla notizia della chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione per don Oreste Benzi il prossimo 23 Novembre. Notizia che arriva pochi giorni dopo la conferma che Sandra Sabattini, cresciuta nella Comunità di don Benzi, sarà proclamata Beata il prossimo anno.
Il processo.
Sono stati 131 i testimoni ascoltati dal Tribunale Ecclesiastico Diocesano presieduto da don Giuseppe Tognacci. Centinaia di pubblicazioni raccolte. Migliaia di scritti inediti spesso appuntati su pezzi di carta volante. La causa di beatificazione di don Benzi era stata aperta il 27 Settembre 2014. In solo cinque anni, fatto assai raro, si è giunti alla conclusione della fase diocesana. Tutto il materiale raccolto sarà sigillato per essere poi inviato in Vaticano in seno alla Congregazione per le Cause dei Santi.
Don Oreste Benzi. Nato nel 1925, salito al cielo il 2 Novembre 2017. Fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha speso tutta la sua vita a favore degli ultimi. Giovane sacerdote nell'Italia martoriata del dopoguerra, si impegnò da subito a favore dei giovani, cui propone «un incontro simpatico con Cristo». Nel 1968 con un gruppo di giovani ed alcuni sacerdoti diede vita all'Associazione Papa Giovanni XXIII. Nel 1973 aprì la prima Casa Famiglia a Coriano, sulle colline riminesi. Il carisma di don Benzi - la condivisione della vita con gli ultimi - è oggi diffuso in 42 paesi nei 5 continenti.
Parcheggi per disabili, 217 gli usurpatori sanzionati da inizio anno
(Rimini) Sono ancora troppe le persone che, in maniera sconsiderata e irrispettosa, parcheggiano la propria auto negli spazi di colore giallo, riservati ai disabili. Si tratta di un'area riservata a chi possiede il contrassegno: il tagliando con il simbolo grafico della disabilità che permette alle persone con problemi di deambulazione e ai non vedenti di usufruire di facilitazioni nella circolazione e nella sosta dei veicoli al loro servizio, anche in zone vietate alla generalità dei veicoli. L'autorizzazione speciale, rilasciata previa accertamento medico dal Comune di residenza, è valida ed utilizzabile su tutto il territorio nazionale come disciplina il Codice della Strada e il regolamento di esecuzione. "Si tratta di un'attività di prevenzione e di contrasto - spiega l'assessore Jamil Sadegholvaad- che la polizia locale di Rimini porta avanti con regolarità e intransigenza, a garanzia della mobilità di tutte quelle persone disabili, aventi deambulazione impedita o sensibilmente ridotta. Un'attività che continueremo a portare avanti con sistematicità e rigore assoluto. La città di Rimini è di tutti, non dei furbi e dei furbetti".
Dalla tabella fornita dagli uffici della Polizia Locale, che mette a confronto i dati dei verbali rilevati nel 2019 con quelli del 2018, emerge chiaramente un aumento delle infrazioni nell'anno in corso. La violazione, viene contestata a chi, senza averne titolo alcuno, mette la propria auto nei parcheggi per invalidi, impedendo a chi ne ha il diritto di parcheggiare in maniera più comoda e agevole.
Nel 2019, sono stati 217 i verbali fatti dai vigili, 37 un più rispetto a quelli fatti nel 2018, anno in cui ne sono stati contestati 180. Si tratta di un'attività intensa che gli agenti portano avanti soprattutto su segnalazione, ma anche in numerosi controlli autonomi, che vengono svolti durante il regolare pattugliamento.
A queste violazioni si aggiungono altri 202 verbali che riguardano "l'inosservanza delle prescrizioni nell'uso delle strutture per invalidi", ovvero quando il posto auto, che è stato direttamente assegnato dal Comune al disabile in prossimità della sua abitazione o luogo di lavoro, viene occupato da altra persona disabile, anche se provvista di regolare contrassegno. Tale spazio è individuato da apposita segnaletica che riporta gli estremi del contrassegno invalidi rilasciato al soggetto autorizzato ad usufruirne. Anche in questo caso le violazioni contestate sono in aumento rispetto al 2018, quando ne sono state contestate 155. Sono 3 invece i verbali (2 in più rispetto al 2018) in cui sono state riscontrare incongruenze con autorizzazioni non reali o non corrispondenti ad autorizzazioni regolarmente rilasciate, come nel caso di fotocopie di contrassegni regolari, concessi a familiari o conoscenti e usati in maniera irregolare.
Ieg ha comprato la fiera delle macchine tessili
(Rimini) Italian exhibition group, gestore delle fiere di Rimini e Vicenza e del palacongressi di Rimini, ha sottoscritto lo scorso 10 ottobre l’acquisto della manifestazione Fimast (Fiera internazionale per macchine ed accessori del settore tessile – calzetteria) organizzata da Principemedia. La rassegna si tiene biennalmente a Brixia Expo e il cui prossimo appuntamento è in calendario dal 27 al 30 maggio 2020, sempre nel quartiere fieristico di Brescia.
“La manifestazione, unica in Italia per il settore, propone le ultime novità mondiali sulle macchine tessili per le calze e, con la presenza dei grandi calzifici, apre scenari sui maggiori produttori di filati proprio nel territorio dove ha sede sia il principale distretto dei macchinari per questa tipologia di articoli (il bresciano), sia quello del prodotto finito (il mantovano)”, spiegano dalla fiera. “Per Ieg, l’acquisto di Fimast si inserisce nella strategia di acquisizioni volte a consolidare il proprio portafoglio fieristico nel comparto tecnologico-industriale, nonché nel programma di sviluppo di eventi organizzati per un pubblico strettamente professionale, soprattutto in un’ottica di valorizzazione dei distretti industriali più rappresentativi del made in Italy”.
Classifiche e antimafia, Santi: Respingeremo chi vede nel nostro successo una preda
(Rimini) “La collocazione di Rimini nella graduatoria stilata dal Sole 24 Ore sulle non mi sorprende”, lo dichiara il presidente della Provincia Riziero Santi. “Lo dico chiaramente: le classifiche a livello provinciale si condividono sia quando gli indicatori sono positivi sia quando non lo sono. Dietro i dati numerici ci sono i fenomeni che li generano e questi presentano una spesso complessa genesi che va sempre analizzata con attenzione. Dell'indice della criminalità elaborato dal Sole 24 Ore in base ai dati forniti dal dipartimento di Pubblica Sicurezza andiamo ripetendo ogni anno che esiste un aspetto, oggettivo quanto i dati stessi raccolti, ovvero che il nostro territorio sconta in termini statistici, e paga in termini assoluti col danno di immagine che ne consegue, il fatto che soprattutto nei mesi estivi (ma non solo ormai per via della sempre più riuscita destagionalizzazione) ai 335 mila residenti si sommano 3,7 milioni di arrivi, 27 milioni di presenze e milioni di escursionisti. Di cosa ci si deve, allora, ogni anno meravigliare? Il buon senso, lungi dal farne il pretesto per le solite sterili polemiche politiche di bassa lega, dovrebbe indurci a pensare che la graduatoria non fa di Rimini il Far West ma una realtà complessa non soltanto da osservare e analizzare, ma prima di tutto da governare. Perché è evidente che, fatta la tara del numeratore gonfiato dal turismo, quella stessa realtà dinamica e creativa che abbiamo esaltato in altre classifiche, proprio per la sua ricchezza e il suo buon vivere attira il malaffare. E infatti, come ha mostrato nei giorni scorsi l'operazione Hammer che ha messo fuori gioco un clan della camorra che operava nel nostro territorio, ritengo sia di vitale importanza essere vigili sui reati spia, come le estorsioni, delle infiltrazioni della criminalità organizzata. E qui voglio evidenziare lo straordinario lavoro delle forze dell’ordine che operano nel nostro territorio. Che, come ha già fatto notare il sindaco di Rimini, nonostante lo Stato Italiano abbia fatto seguire davvero pochi fatti concreti alle promesse e agli impegni e ai patti sottoscritti con il nostro territorio, costituiscono un presidio della sicurezza pubblica pienamente percepito dalla popolazione e in grado di rispondere alle problematiche esistenti, come dimostra anche il dato delle denunce per violenza sessuale, un reato particolarmente difficile da denunciare e che a mio avviso ci parla della fiducia presente nelle forze dell’ordine. Non mi piace vedere la provincia di Rimini collocata al secondo posto di questa graduatoria, sia ben chiaro, però non va neppure ignorato che, nell’ambito di una generale diminuzione dei reati denunciati a livello nazionale, il nostro territorio ha visto un calo del 7%, fra i più consistenti nel 2018, confermando il trend positivo dell’ultimo quinquennio. La provincia di Rimini è una realtà complessa quanto quella di una metropoli e tutti i Comuni del nostro territorio ne sono consapevoli, come della necessità di creare le migliori condizioni possibili per quelle politiche di sicurezza e di prevenzione dei reati che precedono la loro repressione svolta con efficienza dalle forze dell’ordine: politiche di prevenzione che incrementano la qualità del territorio e della vita sociale delle comunità. C’è tanto lavoro da fare per noi amministratori: dobbiamo proseguire nella creazione dei presupposti per il buon vivere della nostra comunità e dobbiamo continuare a chiedere alla Stato che rispetti i patti che ha sottoscritto con noi affinché la provincia di Rimini sia riconosciuta finalmente quella realtà complessa che è da molti anni ormai e acquisisca di conseguenza le prerogative strutturali che ne conseguono anche in termini di presidi di sicurezza. E dobbiamo stare vicini alla nostra gente e alle nostre imprese, che tutti abbiamo gli anticorpi per respingere gli attacchi di chi vede nel nostro successo una preda”.
Economia, inflazione a doppio senso per la provincia di Rimini
(Rimini) Inflazione a doppio senso. Dall’analisi delle dinamiche economiche della provincia di Rimini, a partire da dati Istat, emerge un’inflazione negativa, con conseguente riduzione dei prezzi, in riferimento ai beni, e un’inflazione moderatamente positiva in fatto di servizi con aumento dei prezzi.
“In termini tendenziali (vale a dire rispetto ai 12 mesi precedenti, ndr), ad agosto 2019, la variazione dell'indice dei prezzi Istat per l'intera collettività (Nic) per il capoluogo di Rimini (estendibile alla relativa provincia) è stata pari al +0,7%. Una dinamica moderatamente positiva rispetto ai 12 mesi precedenti, dovuta all'incremento dei prezzi dei prodotti alimentari (+0,3%), dei trasporti (+1,0%), dei servizi ricettivi e di ristorazione (+3,2%) e dei servizi sanitari (+0,6%); queste 4 voci costituiscono circa il 51% del paniere provinciale”, spiegano dalla Camera di commercio. “In flessione, invece, l'andamento dei prezzi di abbigliamento e calzature (-0,7%), all'abitazione (come affitti e utenze) (-0,2%), articoli e servizi per la casa (-0,5%), ricreazione, spettacoli e cultura (-0,4%). Rilevante la contrazione dei prezzi relativi alle comunicazioni (-8,2%)”.
La variazione dell'indice Nic al netto dei tabacchi nel periodo in esame è stata pari al +0,6%. La componente di fondo dell'inflazione (calcolata escludendo i beni alimentari non lavorati e i beni energetici) è pari al +0,9%. “L'inflazione acquisita (che rappresenta la variazione media dell'indice nell'anno indicato, che si avrebbe ipotizzando che l'indice stesso rimanga al medesimo livello dell'ultimo dato mensile disponibile nella restante parte dell'anno, ndr) al mese di agosto 2019 è pari al +1,6%, mentre la variazione dei prezzi media dei primi 8 mesi del 2019 (su analogo periodo del 2018) è del +0,9%. La variazione dell'indice dei prezzi Istat per famiglie di operai e impiegati (FOI), che si riferisce ai consumi dell'insieme delle famiglie che fanno capo ad un lavoratore dipendente, è stata pari al +0,6% in agosto 2019 (sul medesimo mese del 2018)”.
‘Non tutto il male’, alle Befane la rassegna cinematografica di On Cinema
(Rimini) Questa sera al Multiplex Le Befane di Rimini partirà la rassegna proposta dal gruppo di cinefili riminesi ‘On cinema’. ‘Non tutto il male. Storia di un un’umanità che non vuole morire’, questo il titolo della rassegna che propone come primo film in cartellone ‘Non essere cattivo’ del 2015 di Claudio Caligari. “A volte la vita mette gli uomini in condizioni terribili, al limite dell’umanità. Situazioni talmente estreme da far apparire la brutalità come l’unica conseguenza possibile. Ma accade che proprio in questi momenti la coscienza si ribella alla disumanità, rifiutandola totalmente, così si può ritrovare la speranza. Vogliamo proporre tre film in cui protagonisti, sebbene spinti dalle circostanze in una situazione spietata ed estrema, non si rassegnano alla perdita della loro umanità, ma ritrovano in fondo al proprio cuore il valore dell’altruismo e del sacrificio. Tre storie di un’umanità smarrita e ritrovata”, spiega Roberto Gambuti di On Cinema. Tutte le proiezioni, a partire da stasera, avranno inizio alle 20,30, con cadenza settimanale. In programma, martedì 22 ottobre ‘Silence’ di Martin Scorsese e martedì 29 ottobre ‘Il discorso del re’ di Tom Hooper.
San Gaudenzo, il discorso del vescovo alle autorità (integrale)
Distinte Autorità,
Mentre vi saluto con sincera, rispettosa gratitudine per la vostra preziosa presenza, permettetemi di premettere una brevissima, ma schietta dichiarazione di intenti. Non vengo qui a tenere una sorta di lectio magistralis di cui voi non avete certamente bisogno, mentre io non ne avrei alcuna competenza e non me ne permetterei comunque. Sono qui a condividere con voi in tutta semplicità osservazioni, pensieri e riflessioni riguardo a due 'questioni' particolarmente drammatiche: i giovani e la questione ecologica. Inutile dire che si tratta di questioni strettamente legate e intrecciate, che non possono non vederci concordi e convergenti, nei nostri rispettivi ambiti di responsabilità. Superfluo anche rimarcare che, riguardo ad ambedue le questioni, noi – ne sono sicuro – dobbiamo e vogliamo essere distinti, senza essere distanti, né tantomeno separati e contrapposti. Ma connessi, senza risultare confusi.
Con-patire (= patire-con) i giovani
C'è oggi una sorta di "fatica a essere giovani": è la difficoltà delle nuove generazioni a vivere in pienezza la propria età, in un tempo in cui tutti – a prescindere dal certificato di nascita – fanno di tutto per essere e restare giovani. Questo dilagante "amore per la giovinezza" rende semplicemente impossibile la vita di coloro che giovani lo sono per davvero, gettando alle ortiche la generatività, ovvero quel tratto qualificante dell'età adulta che si preoccupa di mettere al mondo, di far crescere, di educare e poi lasciare spazio. Generatività significa soprattutto suscitare curiosità e domande cruciali: perché esisto? per chi e per cosa vale la pena vivere?
È anzitutto per questa ragione che i giovani di oggi non solo non credono più nelle religioni, nei partiti, nel futuro, nella società, ma hanno proprio smesso di declinare il verbo 'credere'. Che significa 'fidarsi di' e 'affidarsi a'. Perché è chiaro che, se non vengono provocate le grandi questioni nel cuore dei ragazzi, nessuno di loro si sognerà mai di andare a cercare le risposte nelle istituzioni civili o religiose.
La situazione in corso ormai da diverso, troppo tempo è davvero paradossale, ed è stata formulata con un titolo choccante: "Tutti giovani, nessun giovane" (A. Matteo). Papa Francesco la fotografa così:
La cultura di oggi presenta un modello di persona strettamente associato all'immagine del giovane. Si sente bello chi appare giovane, chi effettua trattamenti per far scomparire le tracce del tempo. I corpi giovani sono utilizzati costantemente nella pubblicità, per vendere. Il modello di bellezza è un modello giovanile, ma stiamo attenti, perché questo non è un elogio rivolto ai giovani. Significa soltanto che gli adulti vogliono rubare la gioventù per sé stessi, non che rispettino, amino i giovani e se ne prendano cura (Christus vivit = CV, 79).
La conseguenza è drammatica: con l'adorazione del mito della giovinezza, viene meno la vocazione alla adultità, che consiste nel dimenticarsi di sé per prendersi cura degli altri. In altre parole: finché gli adulti vogliono fare i giovani, non permetteranno mai ai giovani di diventare adulti. I ragazzi, orfani di senso, intravedono una via d'uscita dal nichilismo adulto, in un nuovo eroismo: vorrebbero essere come Greta Thunberg, avere una visione che li definisca, li unisca e dia senso alla vita.
Ecco allora la prima cosa che noi adulti dobbiamo assumerci: la responsabilità di fare. Dobbiamo imparare a con-patire i giovani. Non nel senso pietistico del compatirli o commiserarli, ma in quello letterale del 'soffrire-con' i giovani. Il Papa, per conto della Chiesa, parla espressamente di "piangere di fronte al dramma dei suoi figli giovani" (CV 75). In effetti dobbiamo prepararci a soffrire dinanzi allo spettacolo che noi stessi abbiamo realizzato: quello di una società di adulti che costringe i giovani a convivere con un senso di superfluità e con l'idea di essere un 'problema'. Mentre essi rappresentano l'unica autentica risorsa a disposizione per non trasformare le nostre città in ospizi a cielo aperto.
Incontrare i giovani
Lo sappiamo. Con i giovani non possiamo barare. Non possiamo sciacquarci la bocca con i soliti gargarismi di una retorica volgare e insolente. Come quando diciamo che i giovani sono il nostro futuro, quando poi noi adulti, il futuro, glielo abbiamo già scippato. Sarebbe davvero un grave delitto. E per noi Chiesa, un gravissimo sacrilegio. Perché il cuore di ogni giovane deve essere considerato "terra sacra", portatore di semi di vita divina e davanti al quale dobbiamo "toglierci i sandali" per poterci avvicinare e approfondire il Mistero (cfr CV, 67).
Incontrare i giovani significa ascoltarli sul serio e guardarli da vicino, senza paraocchi e senza pregiudizi. Significa aprire bene le orecchie perché si schiudano i nostri occhi.
A noi, comunità cristiana, il Papa chiede di accogliere generosamente gli stimoli che ci provengono dai giovani. In particolare l'esigenza di avere l'aiuto di accompagnatori di qualità: credibili, generosi, creativi e coinvolgenti.
Ma ci chiede pure di "creare più spazi dove risuoni la voce dei giovani" (CV, 38). E ci chiede ancora non solo di ascoltare le critiche dei giovani, ma anche di provocarle, con un ascolto attento e disponibile. E, senza giri di parole, ci propone il seguente elenco piuttosto impietoso:
gli scandali sessuali ed economici; l'impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la sensibilità dei giovani; la scarsa cura nella preparazione dell'omelia e nella presentazione della Parola di Dio; il ruolo passivo assegnato ai giovani all'interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea (CV, 39).
Occorre dunque ascoltare per guardare, con sguardo sereno e partecipe:
lo sguardo attento di chi è stato chiamato ad essere padre, pastore e guida dei giovani consiste nell'individuare la piccola fiamma che continua ad ardere, la canna che sembra spezzarsi ma non si è ancora rotta (cfr Is 42,3). È la capacità di individuare percorsi dove altri vedono solo muri, è il saper riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli (CV, 67).
Camminare-con i giovani
Dobbiamo imparare a declinare il lessico della sinodalità. Questa parola non è l'ultimo abracadabra 'cattolichese': è una parola nobile, che viene da lontano, dall'antica Grecia. Letteralmente significa "camminare-con". Indica uno stile e richiama un impegno. In effetti il vero educatore è colui che ha il coraggio di lasciare la responsabilità in mano ai giovani, con la consapevolezza e il dovere di rimanere accanto a loro.
Dobbiamo, pertanto, dare fiducia. Il che significa non lasciarli soli, ma accompagnarli in un percorso di cambiamento, non solo supportando le loro idee, ma in primo luogo credendo in loro.
Inoltre dobbiamo garantire credibilità. Il che significa mostrare con la nostra vita e con le nostre azioni di aver ascoltato il loro grido, diventando per loro un esempio di coerenza.
Ancora, dobbiamo assicurare vicinanza. Il che significa assicurare cordiale empatia e schietta simpatia. Ma senza trucchi e senza maschere. Con rispetto e delicatezza, con stima sincera e con intensa gratitudine. Non dobbiamo prenderli in braccio. Non dobbiamo mai imporre, ma sempre e solo 'proporre'...
Dobbiamo anche evitare ogni paternalismo, sia in versione buonista, che in salsa giovanilista. I giovani non hanno sempre e tutte le ragioni. Essi sono (anche) una fonte seria di preoccupazione: quando ostinatamente si mettono sulle tracce di ciò a cui si concedono solo per istinto; quando si lasciano andare alla prima cosa che salta loro in testa; quando non tengono in nessun conto il bisogno di tenacia per dare gambe ai propri sogni.
A loro don Oreste diceva: "Ribellatevi! non con la violenza, ma con la vita! Senza mai demordere, siate come un rullo compressore vivente che non lascia tranquillo nessuno e non scendete mai a compromessi".
Noi adulti, Rappresentanti delle varie Istituzioni, abbiamo bisogno di questa ribellione non violenta, perché è l'unica capace di svegliarci dal torpore che a vari livelli sta distruggendo la nostra società.
Educazione, economia, politica
A questo punto, ci si potrebbe domandare: "Tutto questo discorso sembra riguardare solo la Chiesa, o comunque ha tutta l'aria di riguardare noi, Responsabili della vita civile, sociale, politica, ma solo di lato. A noi però interessa anche confrontarci con quanto dice la Chiesa riguardo a ciò che noi, in prima linea, dovremmo fare 'per' e 'con' i giovani". Mi permetto pertanto di condividere alcuni punti, che sono sicuro troverete anche voi come necessari, anzi urgenti, opportuni e praticabili.
- Anzitutto favorire l'inclusione dei giovani più poveri.
La cronaca quotidiana ci racconta di innumerevoli episodi che testimoniano l'urgenza di stringere alleanze forti tra le Istituzioni che sono chiamate ad accompagnare la crescita dei giovani. Di fatto appaiono sempre più spesso come i nuovi poveri. Una povertà esistenziale, tipica di "bambini orfani di genitori vivi" e di "giovani disorientati e senza regole" (Papa Francesco). Ma quella dei giovani è anche povertà sociale, che li vede convivere a forza con una condizione lavorativa umiliante.
La ricerca sulla povertà giovanile "Poveri Giovani!", promossa dalla Caritas diocesana di Rimini, riporta i dati relativi a 508 giovani intervistati, tra i 18 e i 35 anni. I dati sono stati raccolti attraverso questionari, focus group e alcune inchieste. Dei giovani intervistati, il 20% si trova in situazione di povertà (105 ragazzi). Coloro che hanno maggiori difficoltà sono ragazzi dai 29 anni in su, cioè chi si sta formando una propria famiglia. Il 9,9% del campione è in una situazione di povertà assoluta (28 giovani) che non riescono a sostenere nessun tipo di spesa. Inoltre circa il 60% ha mostrato di non conoscere gli enti o le strutture che possono dare assistenza in casi di difficoltà.
- Farsi carico della disoccupazione giovanile
Il mondo del lavoro è un ambito in cui i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione. Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e li priva di dare un contributo allo sviluppo della società. Il lavoro per un giovane non è un'attività finalizzata a produrre un reddito. E' una espressione della dignità umana. Un cammino di maturazione e di inserimento sociale. Uno stimolo costante a crescere in termini di responsabilità e di creatività. Una protezione contro la tendenza all'individualismo e alla comodità.
- Promuovere la cultura e l'educazione civica
La scuola è deputata alla crescita integrale dei giovani. Non può limitarsi a dare loro soltanto nozioni e strumenti operativi, ma deve trasmettere ragioni per vivere e valori di riferimento per l'educazione della/alla libertà. Gli insegnanti si assumano la responsabilità di essere veri educatori, che con attenzione piena di simpatia, valorizzino le energie interiori degli alunni, facciano emergere le domande profonde, prospettino nuovi orizzonti, e si lascino essi stessi educare. Particolare attenzione deve essere data alla educazione civica e alla custodia della 'casa comune'.
-Educare ad abitare l'ambiente digitale
L'ambiente digitale rappresenta una sfida ineludibile nella formazione dei giovani. I 'nativi digitali' necessitano di essere accompagnati in un discernimento sulle modalità di 'abitare' oggi in un ambiente fortemente digitalizzato che permetta di coglierne le opportunità e di scongiurarne i rischi.
Giovani e questione ecologica
Stiamo vivendo un'epoca storica di profondi cambiamenti che ci costringono ora più che mai a guardare con attenzione e preoccupazione al futuro delle nuove generazioni. Un futuro fortemente compromesso dal rapporto distruttivo che l'uomo ha tenuto nei confronti dell'ambiente e dalla concezione di una economia di sviluppo ormai insostenibile.
Le recenti manifestazioni che hanno riempito le piazze di tutto il mondo in favore dell'ambiente ci dicono chiaramente che siamo in ritardo. I giovani sono un passo avanti a noi, ci hanno preceduto nel capire la gravità della situazione. Sicuramente non hanno tutte le soluzioni in mano, ma hanno scelto di non restare a guardare.
Loro sono la dimostrazione che le piccole azioni hanno davvero il potere di cambiare il mondo. Solo un anno fa, Greta Thunberg ha protestato davanti al parlamento del suo paese, con un cartello che riportava: "sciopero scolastico per il clima". Da quella prima protesta, gli scioperi scolastici, "i Global Strikes", hanno preso piede nelle principali nazioni di tutto il mondo. Questo ci fa capire che non si è mai troppo piccoli per fare la differenza.
E noi adulti invece? Quale deve essere il nostro comportamento di fronte a tutto ciò? Dobbiamo sopportare o piuttosto supportare i giovani che stanno gridando con tutta la loro forza la necessità di cambiamento?
Io credo che il primo passo da fare sia quello di dare responsabilità a questi giovani e non solo nell'ambito delle problematiche ambientali. Questo lo dico principalmente a me e alla nostra Chiesa, ma mi permetto di condividerlo con tutte le Istituzioni qui presenti. Nel luglio del 1994 Don Oreste Benzi scriveva:
I giovani sentono non solo oggi ma da sempre il bisogno profondo di essere protagonisti della storia senza essere ammalati di protagonismo. Ma la storia di oggi a chi è in mano? È in mano agli adulti e agli anziani ed è per questo che i giovani si ribellano".
Una ribellione dovuta al non sentirsi ascoltati, anzi a volte al sentirsi incompresi, giudicati, presi in giro, come dimostrato anche dalla cronaca di queste settimane. Una sedicenne ha risvegliato nella sua generazione la nostalgia di una vita 'naturale'. Ma, prima di "che mondo lascerete ai vostri figli?" credo che ci stia chiedendo "a quali figli lo lascerete?". Un mondo nuovo lo sapranno curare e sviluppare solo quelli a cui avremo dato non solo la vita, ma il senso della vita. E che senso ha? Lo sappiamo dire loro? La risposta non ce l'hanno né il Progresso né la Natura. La 'cosa' da fare allora è chiedere periodicamente a questi figli: "Che cosa fai oggi per rendere la vita migliore di come l'hai trovata?". E se di rimando ci chiederà: "E tu cosa fai?". Non limitiamoci a rispondere: "Io ho fatto te". Ma allora cosa risponderemo?
Allora che fare?
Mi rendo conto che il tema di una ecologia integrale richiederebbe una riflessione ampia e articolata che potrebbe superare di molto sia i margini del tempo residuo che i contorni del presente contesto. In effetti i livelli di quella che Papa Francesco chiama "conversione ecologica" sono fondamentalmente tre, ovviamente tutti e tre in interrelazione tra di loro: il livello politico nazionale e mondiale; quello della vita quotidiana personale e familiare; e il livello intermedio, quello amministrativo e culturale in ambito locale (quartieri, comuni e circoscrizioni varie).
È a questo livello che propongo le seguenti riflessioni.
È indispensabile e urgente promuovere una ecologia ambientale, culturale e sociale in stretta connessione con l'analisi dei contesti umani, familiari, lavoratori, urbani, tenendo presente che "ogni lesione della solidarietà e dell'amicizia civica provoca danni ambientali" (Benedetto XVI).
Inoltre l'ecologia culturale richiede anche la cura delle ricchezze umane locali, ricordando che la cura dell'ambiente dev'essere flessibile e dinamica.
Va anche tenuto presente che la qualità della vita nella Città è legata alla mancanza di alloggi, ai trasporti e al traffico (consumo di monossido di carbonio), allo stato di disagio delle periferie urbane ed esistenziali, alla qualità della nostra riviera, allo smaltimento dei rifiuti ecc., senza mai dimenticare che l'ecologia umana è inseparabile dal principio basilare del bene comune, che riveste un ruolo centrale e unificante nell'etica sociale.
Termino con l'augurio di Papa Francesco: "Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza!".
Francesco Lambiasi