ALCOL E MINORI, VITALI: CONVINCERE I LOCALI A INVESTIRE IN SISTEMI DETERRENTI
Di ragazzini ubriachi stramazzati a terra se ne possono vedere non solo a Rimini e non solo in estate. “Siamo di fronte ad un problema diffuso – dice il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali – a cui non tanto un’istituzione ma l’intera nostra società non ha saputo ancora trovare anticorpi efficaci”. “Certo è che per il territorio di Rimini, da sempre collegato nell’immaginario collettivo ai concetti di festa, divertimento e vacanza, tutto ciò ha un risvolto ancora più delicato”, nota il presidente.
Non si può negare che nonostante “gli eventi estivi e l’offerta culturale, ricreativa e di spettacoli del nostro territorio sono da sempre orientati alla promozione del piacere dello stare insieme, del divertimento sano, dello sviluppo di una socialità positiva”, di fatto “il grandissimo numero di presenze che richiama la nostra riviera nella stagione estiva e la grande diffusione e varietà dei locali di divertimento presenti nelle nostre località, amplia esponenzialmente la possibilità che si verifichino anche fenomeni di abuso e di sballo”.
Una “consapevolezza doverosa”, che deve portare a “evitare e contrastare quelle situazioni appositamente create per sviluppare e commercializzare l’abuso di alcool e stupefacenti. Non è facile proprio perché si rischia di avere lo stesso effetto paragonabile allo svuotare il mare con una cannuccia”.
Una via potrebbe essere quella di “chiedere più controlli, sapendo però che le forze dell’ordine hanno sempre più campi d’azione da curare ‘prioritariamente’ e possono contare su sempre meno personale”. Un’altra quella di “uniformare, con un gentlemen agreement, orari e regolamenti per i pubblici esercizi, i market e i distributori automatici in modo da evitare il nomadismo etilico tra una città e l’altra”. Infine “si dovrebbe pretendere il coinvolgimento dei locali e degli operatori privati nel controllo degli eccessi, convincendoli a investire in personale e sistemi che abbiamo effetti deterrenti”.
“Quello che, a mio avviso, non si dovrebbe fare è cadere nella tentazione del ‘coprifuoco’, dello spegnere le città. Otterremmo solo l’effetto opposto. Da tutto ciò se ne può uscire solo attraverso una presa di consapevolezza comune, non illudiamoci che esistano scorciatoie o soluzioni a tavolino. Al di là delle citate proposte, che potrebbero rivelarsi solo palliativi, esiste invece un lavoro culturale ed educativo da fare nelle Istituzioni, nella Scuola e nelle famiglie, nessuno escluso. Sapendo che su di esso si è sempre misurata e si misura ancora la nostra capacità di essere buoni genitori e buoni cittadini”.
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