LA RIQUALIFICAZIONE DEL LUNGOMARE DI RIMINI NON PUO’ PIU' ASPETTARE, IL SINDACO SCALDA I TELEFONI DEL DEMANIO
Dal Comune di Rimini cercano per telefono gli uffici regionali del demanio. A Bologna, però, sembrano tutti in ferie (forse è la stagione giusta). Per lo meno chi segue “la richiesta, per tempo inoltrata e sollecitata dall’ente locale, di ottenere in locazione l’area antistante l’hotel Waldorf di proprietà statale, al comune capoluogo, in modo da dare finalmente impulso concreto alla non più rinviabile riqualificazione e ammodernamento di una parte turistica della città”.
Nessuno con cui parlare (“neanche un prete per chiacchierar”, faceva la canzone). Per questo il sindaco Andrea Gnassi e l’assessore alle risorse finanziarie Gian Luca Brasini scrivono un’altra lettera, dopo quella indirizzata al ministro Piero Gnudi alla vigilia della notte rosa. Questa volta senza un preciso destinatario, ma sempre sulla riqualificazione del lungomare.
“Per essere ancora più chiari della assurdità della questione si deve sapere che per far transitare la gente sugli assi stradali dei lungomari il Comune di Rimini paga un canone di affitto all’agenzia del demanio pur avendo a proprio carico tutte le spese di manutenzione ordinaria, straordinaria e quelle dei servizi relative ai lungomari stessi. Così da un lato lo Stato taglia i trasferimenti con i quali il Comune sostiene manutenzioni e servizi, dall’altro lato si pretende un canone annuo per la ‘concessione’ dei lungomare negando al Comune la possibilità di averli nelle proprie disponibilità per riqualificarli”.
La questione è strategica. “Stiamo parlando di un pezzo strategico nel puzzle che compone la città, inserito in un contesto di non più rimandabile riqualificazione di una Rimini che vuole continuare a mantenere la leadership nazionale dell’industria dell’accoglienza anche nei prossimi venti anni. E’ persino banale constatare come la comunità riminese si giochi il proprio futuro sulla possibilità di dare o meno consistenza ai progetti di restyling di un ‘waterfront’, obiettivamente obsoleto e dunque necessitante di sintonizzarsi con la migliore tensione alla creatività e all’innovazione che caratterizza la città”.
|