(Rimini) Per il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino, in questo momento ci sono due consapevolezze che viaggiano in parallelo. “La prima, di certo, è quella di proseguire ancora al contenimento del virus in questa settimana che ci porterà alla Pasqua con grande forza e spirito di sacrificio. Per rispetto di chi è ammalato, di chi sta in prima linea negli ospedali e di chi lavora per garantirci i beni e i servizi essenziali, ma anche per rispetto di tutti quegli imprenditori, quei commercianti, quei gestori di pubblici esercizi e artigiani che devono restare chiusi, con enormi sacrifici economici che pesano e peseranno sul futuro delle loro famiglie e dell’economia del nostro intero territorio. Accanto a questo però, dobbiamo organizzarci per ripartire appena sarà possibile. In questi giorni, e in ultimo questa mattina (martedì 7 aprile) in videoconferenza con l’assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini, siamo stati chiamati ai tavoli di confronto assieme ai rappresentanti delle istituzioni e di tutti i settori economici per pensare e approcciare ad una ripartenza che non ci faccia arrivare impreparati al momento in cui si potrà riprendere una sorta di normalità quotidiana”.
Per questo “abbiamo chiesto che nelle decisioni sui prossimi passi da fare vengano tenute in considerazione le esigenze delle imprese del turismo, settore in ginocchio ma che ha una grande voglia di rialzarsi. A cominciare dalla possibilità anche per il titolare dell’azienda della nostra provincia, che sia un gestore di pubblico esercizio, un albergatore, un balneare, un chioschista, o che si tratti di un parco a tema o di un campeggio, di recarsi con tutte le disposizioni del caso presso la sua azienda per iniziare a sistemare e predisporre la struttura per accogliere. Inoltre, abbiamo sottolineato come sia urgente condividere, appena possibile, le modalità con cui pian piano torneremo alla vita normale: quali dispositivi anticontagio saranno eventualmente obbligatori, quali distanze si dovranno tenere e come organizzare l’ingresso delle persone e dei lavoratori in negozi e locali”.
In particolare “per la categoria dei pubblici esercizi, alla quale ormai da un mese è concessa solamente l’apertura per le consegne a domicilio, abbiamo chiesto che già da dopo Pasqua si pensi ad un secondo step, ovvero la possibilità di preparare cibi per l’asporto, corredata ovviamente da linee guida per la salute date dal ministero e dalle autorità competenti. Ricordiamoci che un territorio turistico senza bar, ristoranti, discoteche rischia di rimanere senza un’anima, molto più triste e certamente meno attrattivo. Tutti al tavolo hanno poi convenuto che una delle prime cose a cui il legislatore deve mettere mano è uno sgravio della burocrazia, quella a cui deve far fronte l’imprenditore per ogni minimo adempimento. Su tutto questo abbiamo avuto rassicurazioni da parte dell’assessore Corsini, che con la Regione si farà portavoce presso il governo di queste istanze del territorio raffrontandosi in particolar modo con il ministro della Salute, Roberto Speranza. Siamo fiduciosi che si possa avere un parere favorevole per iniziare con i lavori ai primi di maggio”.
Anche alla luce della conferenza stampa del premier Giuseppe Conte e del nuovo Decreto Liquidità in fase di pubblicazione, “vorrei ringraziare una volta di più la Regione Emilia Romagna per quanto ha fatto già dalle prime ore dell’emergenza anche per la liquidità delle imprese, con un accordo che attraverso istituti di credito e Confidi mette sul tavolo 10 milioni di Euro per garanzie sui prestiti, che vengono erogati alle nostre aziende a tasso zero e senza spese istruttorie. Dal governo mi sarei aspettato un sostegno diverso, in parte a fondo perduto, cosa che invece non è stata prevista. Certo, le garanzie per l’accesso al credito sono importanti, ma credo che sarebbe servito più coraggio da parte dello Stato, credo che sarebbe stato importante considerare questa opportunità almeno per le micro e piccole imprese, a cui serviranno anche tempi di rientro ben più lunghi rispetto ai 6 anni annunciati. Forse qualcuno non ha ancora capito che le imprese non stanno incassando e di fatto questo periodo rimane un buco nero di mancati introiti incolmabile a breve o medio termine”.
Dunque, “usiamo bene il tempo che ci è concesso restando a casa. Usiamolo per pensare a come ripartire, a mettere in fila idee e proposte. Il nostro territorio ha sempre trovato idee capaci di fare tendenza a livello mondiale e sapremo di certo trovare soluzioni anche a questo momento. Ma non possiamo aspettare a lungo. I nostri piccoli imprenditori, il nostro tessuto economico, il nostro territorio, non se lo possono permettere”.