(Rimini) Rimini conferma le prestazioni positive degli ultimi anni e resta tra le città ecologicamente più virtuose del Paese, appena fuori la top ten. E’ il risultato che emerge dalla 29esima edizione del rapporto Ecosistema urbano di Legambiente pubblicato oggi su Il Sole 24 Ore, che ogni anno fotografa le performance delle 105 città capoluogo di provincia d'Italia sulla base di 18 indicatori raggruppati in cinque macroaree (aria, acqua, ambiente, rifiuti, mobilità). Nell’ultima rilevazione, riferita al 2021, Rimini eguaglia il risultato ottenuto nel rapporto precedente piazzandosi in undicesima posizione e consolidando dunque la crescita registrata negli ultimi anni (era 50esima nel 2010). Tra i capoluoghi emiliano romagnoli, meglio di Rimini solo Reggio Emilia (4°) e Forlì (8°).
A determinare l’ottima posizione di Rimini su scala nazionale alcuni valori ormai consolidati: il capoluogo è quarto in Italia per l’estensione delle isole pedonali (con 2,062 mq pedonalizzati per abitante contro 1,1 mq nel 2020), così come svetta (11°) per uso efficiente del suolo, indicatore del livello di urbanizzazione rispetto al numero di residenti. In linea con lo scorso anno anche il dato relativo all’utilizzo del solare termico e fotovoltaico, che vede Rimini in 21esima posizione in Italia con 8 Kw su edifici pubblici ogni mille abitanti. Si confermano anche le buone performance nell’ambito della mobilità, nel 2021 ancora condizionato dalle conseguenze della pandemia da Covid: bene l’offerta di trasporto pubblico (22° per chilometri percorsi annualmente dal complesso di mezzi per numero di abitanti) e il numero di passeggeri (19°). Cresce anche l’offerta di piste ciclabili sul territorio (16,4 metri ogni 100 abitanti), mentre resta stabile il tasso di motorizzazione (62,5 auto ogni 100 abitanti).
Rimini risulta tra le realtà più positive anche rispetto all’acqua, uguagliando i risultati per la ridotta dispersione della rete idrica (18esima per minor differenza tra acqua immessa in rete e consumata per usi civili, industriali, agricoli) e per l’elevata capacità di depurazione (95%, 47° posizione). Trend in linea con gli altri anni per la qualità dell’aria (PM10), con Rimini che registra un livello medio di concentrazione annua di 28 ug/mc, così come sono nella media dei livelli nazionali i dati su livello di ozono. Si confermano anche alcune vulnerabilità, legate in particolare alla dimensione di città turistica. In primis la produzione di rifiuti urbani, dove Rimini si conferma al 100esimo posto, così come sul fronte dei trasporti, si conferma anche l’elevato tasso di utenti della strada coinvolti in incidenti (7,9 ogni mille abitanti).
“La fotografia scattata dal rapporto annuale di Legambiente fornisce degli elementi utili per compiere un’analisi di quanto fatto finora e soprattutto per orientare le nostre azioni per l’immediato futuro – commentano il sindaco Jamil Sadegholvaad e l’assessora alla transizione ecologica Anna Montini – La classifica infatti, pur nell’impossibilità di fornire un’analisi esauriente e dettagliata, dà forza ad alcuni asset di sviluppo su cui abbiamo orientato l’azione amministrativa: si pensi agli spazi riqualificati e rinaturalizzati per essere riconsegnati alla città con nuove funzioni, così come all’attenzione per una mobilità alternativa e complementare a quella delle auto. Asset che trovano una sintesi e la massima espressione nel progetto del Parco del Mare, che sta contribuendo a rivoluzionare non solo l’immagine del waterfront ma a cambiare il modo di approcciarsi e di vivere gli spazi urbani. Il percorso è già tracciato, ma il contesto attuale, con la crisi energetica che ha congelato la ripresa e gli allarmi per un’emergenza climatica che si fanno sempre più insistenti, ci obbligano a investire con ancora maggior convinzione su alcune delle direttrici che già abbiamo individuato da tempo, per una città più green, sostenibile e più a misura d’uomo e delle rinnovate esigenze di chi la abita. Questo si traduce concretamente nell’impulso alla riforestazione della città, con l’obiettivo di aumentare del 30% il patrimonio di alberi oggi esistente attraverso investimenti pubblici e privati. E ancora, proseguire in una mobilità che tenga conto delle diverse esigenze di chi si sposta in città, allontanando il traffico di attraversamento dalle zone centrali e turistiche, ampliando le “zone 30” e le zone a traffico limitato. Significa anche incentivare l’uso di energia da fonti rinnovabili: in questo senso stiamo lavorando attraverso gli strumenti urbanistici per favorire l’installazione di pannelli fotovoltaici per le aree private e pubbliche e la creazione di comunità energetiche. Questo, però, nella consapevolezza che la trasformazione delle città in chiave sostenibile passa sì dalle scelte dei Comuni, ma queste devono necessariamente essere sostenute da politiche serie e chiare su scala nazionale”.