Accogliere in azienda e impiegare in lavori in linea con le loro attitudini giovani con disturbo dello spettro autistico si può e con soddisfazione dei ragazzi, delle famiglie, delle aziende. Perché WorkAut è un insieme virtuoso di valori capace di generare autonomia e autostima per i ragazzi, benessere e speranza per le famiglie, cultura e valore per le aziende.
In questo ultimo anno, l’esperienza di allenamento al lavoro è stata messa in pratica con successo presso alcune aziende del territorio, ma andiamo con ordine: WorkAut è il progetto con il quale, nel Natale del 2019, l’Associazione Rimini Autismo O.d.V. aveva partecipato all’iniziativa “Natale Insieme Solidale” promossa da Banca Malatestiana aggiudicandosi il podio ex equo con altre due associazioni riminesi. Grazie alla scelta dei Soci dell’istituto bancario, l'associazione ha ricevuto dalle mani del presidente Enrica Cavalli e del direttore generale Paolo Lisi un assegno dell’importo di 40.000,00 (quarantamila) euro.
“Il progetto di Banca Malatestiana “Natale Insieme Solidale” sostiene progetti e azioni a favore di tutta la collettività. – dichiara Alessandra Urbinati, presidente di Rimini Autismo – Grazie alla fiducia dei soci di Banca Malatestiana e, di conseguenza, alla donazione ricevuta dall’istituto bancario, è stato possibile avviare questo importante processo, mettere in pratica un percorso formativo e di orientamento strutturato, all’interno dell’azienda ospite, mirato a supportare i giovani nella relazione con i colleghi, nell’apprendimento della metodologia e dell’operatività lavorativa, dove l’aspetto psicologico e il benessere dei ragazzi è questione di fondamentale rilevanza. Già da alcuni anni, come associazione, lavoriamo in questa direzione attraverso progetti che disegnano idealmente un percorso che va dalla scuola superiore al periodo post scolastico che generalmente presenta criticità in termini occupazionali e gestione del tempo. Grazie quindi per aver dato avvio a questo processo virtuoso a cui si sono affiancate realtà sensibili e generose.”
“Fondamentale protagonista di questa bella avventura, – aggiunge Roberto Gabrielli, consigliere dell’associazione e coordinatore del progetto – è un imprenditore riminese che ha deciso di offrire la sua azienda come ‘piattaforma’ per dare avvio a un percorso creato ad hoc sulle esigenze dei ragazzi. Grazie alla disponibilità di una grande realtà aziendale, è stato fatto un altro importante passo verso una reale inclusione sociale e lavorativa, con l’enorme beneficio per la collettività di un risparmio a lungo termine di costi sociali.”
"Questo progetto rappresenta il paradigma, un esempio di scuola, degli interventi che il Comune di Rimini, in sinergia con le realtà locali, intende mettere nel Piano Generale di Inclusione: un percorso importante, che fa dell'integrazione lavorativa un veicolo di autorealizzazione e indipendenza delle persone, dove i concetti di esigenza e aspirazione si sposano al meglio - è il commento di Kristian Gianfreda, assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini -. Le persone, quando sono coinvolte in un progetto, in qualcosa che appassiona e che ha un obiettivo, riescono a dare di più, a esprimere il proprio potenziale. Questo è quello che vogliamo fare come amministrazione e in questo progetto. Un lavoro di attenzione, di cura, che porta dei risultati straordinari per i ragazzi coinvolti nel tirocinio, per gli imprenditori e la città tutta."
“Ho creduto subito in questo progetto. – dice Massimiliano Zucchi - L’ho sposato in pieno, prima di tutto come persona e, di conseguenza, come imprenditore. Fin dalle prime battute ho voluto coinvolgere i miei ragazzi, invitando in azienda le figure in grado di spiegare loro la complessità e al contempo il valore delle persone con abilità particolari, per viverle come vere e proprie risorse per l’azienda. Ringrazio per la disponibilità la dottoressa Serenella Grittani, neuropsichiatra del Centro Autismo di Rimini che ha saputo portare nel confronto alcune testimonianze fondamentali alla comprensione della realtà dell’autismo, perché l’accoglienza deve essere, prima di tutto, consapevolezza.”