AERADRIA, VITALI IN CONSIGLIO PER LA RICAPITALIZZAZIONE: “NON E' POSSIBILE RINEGOZIARE I MUTUI”
Oggi Consiglio aperto in Provincia sul destino dell’aeroporto Fellini, gestito da Aeradria spa di cui l’ente è socio di maggioranza con il 36 per cento. La questione, all’alba di una stagione che dovrebbe far festeggiare all’aeroporto internazionale di Rimini e San Marino il superamento del milionesimo passeggero (“il livello che consente all’aeroporto Fellini di produrre bilanci in attivo”), va al di là del fallimento della Società aeroporti di Romagna (l’asse impossibile tra Riviera, Forlì e Bologna). Seppur Vitali non demorda.
“Se prevalgono elementi di rispetto e di chiarezza, io continuo a pensare – dice all’assemblea – che il tema rimanga in campo e che un tentativo di integrazione con l’aeroporto di Bologna vada ulteriormente esplorato. Così come vanno esplorate altre possibilità di partnership che in questi mesi abbiamo congelato in attesa dell’esito dell’azione regionale”.
La vera questione è che i conti di Aeradria, disponibili fino al 2010, parlano di una società che, pur cresciuta significativamente in termini di fatturato, non è riuscita a conseguire una redditività sufficiente neppure a livello di margine operativo lordo (vedi nostro commento). Aeradria è attualmente alle prese con i creditori. Ha ottenuto un prefinanziamento pari al 10 per cento del mutuo di 21 milioni di euro richiesto alle banche. Il buco nel 2010 era di 2,6 milioni, per un volume di affari di 10 milioni.
“La situazione debitoria – spiega il presidente – è dovuta sostanzialmente agli investimenti fatti su quell’hardware e quel software che ha consentito in pochi anni di ammodernare le strutture e raddoppiare il numero di passeggeri, coinvolge due soggetti sopra tutti, che hanno fortemente creduto nello scalo e nelle sue potenzialità: le banche locali e i fornitori, anch’essi per la quasi totalità imprese locali. Scegliere la strada della rinegoziazione significherebbe, come è ovvio, provocare pesanti effetti sull’economia riminese”.
Per Vitali, “abbiamo due vincoli inaggirabili per il ‘Fellini’”. Il primo è quello del rinnovo della concessione. “Mettere in discussione la compagine societaria o aprire ora in qualsiasi forma lo stato di crisi significherebbe mettere la pietra tombale su un atto senza il quale lo scalo riminese sarebbe semplicemente un condannato a morte in attesa di percorrere il miglio verde”. Il secondo vincolo è dato dai contratti di volo, che “contengono clausole che, se non rispettate, metterebbero a rischio destinazioni essenziali per questo territorio, come dimostrano anche i numeri di arrivi e presenze turistiche relativi ai primi mesi del 2012”.
La relazione tocca anche le buone performance dell’aeroporto sull’asse adriatico e a livello nazionale (incremento del 66,5 per cento di passeggeri), parla dell’indotto russo (oltre 700 milioni di euro), parla dell’esclusione di Rimini dall’alta velocità. “Togliere al territorio riminese l’aeroporto – dice ad un certo punto – significherebbe condannarlo a un tramonto più probabile che ipotetico. Tanto più se i numeri attuali e il piano industriale suffragano fiducia e strategicità dello stesso. Non si creda che le infrastrutture dello sviluppo concretizzatesi nell’ultimo decennio in provincia possano prescindere da un ‘Fellini’ solido: questa gamba va portata al livello delle altre, reimpostandone prospettive, cercando alleanze industriali serie e credibili, dandole un respiro che sappia capire e interpretare la dimensione ‘artigianale’ che ne ha sospinto ambizioni e intraprendenza in una fase non facile”.
La conclusione più ovvia allo stato attuale (di cui parlavano i giornali locali questa mattina) per Vitali è quella di un aumento di capitale di 5 milioni di euro. “La soluzione maestra, la più semplice, la più rapida, la migliore per verificare oggi interesse e attenzione, è in questa fase una sola: una ricapitalizzazione societaria che possa incanalare le nuove disponibilità e favorire nel contempo anche un riequilibrio societario in cui possa trovare spazio un diverso impegno dei soggetti locali”.
Salvare il Fellini sarà possibile, in definitiva “solo se il sistema politico, amministrativo, economico, sociale, con piena consapevolezza e assumendo su di sé dosi massicce di responsabilità non lascerà indietro il ‘Fellini’- la sua realtà, le sue potenzialità, i suoi lavoratori che vanno tutelati e salvaguardati-, così come avvenuto per Fiera e rete congressuale. Se si aprisse altrimenti una fase critica, ciò complicherebbe non poco le relazioni: a partire dal rapporto con la Repubblica di San Marino, giunto a un punto di maturazione decisivo. Vale lo stesso per la Regione Emilia Romagna che proprio in queste ore ha dato nuove, incoraggianti disponibilità”.
C’è però da tenere in considerazione anche il fatto che “gli aeroporti esistenti sono a rischio chiusura, secondo i progetti all’esame del Governo” che sta studiano il nuovo Piano degli aeroporti, appunto.
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