IL MEETING IN LIBANO, IN AMBASCIATA A BEIRUT UN MINUTO DI SILENZIO PER LE VITTIME DEL TERREMOTO
Oltre 100 le persone presenti oggi all’Ambasciata italiana a Beirut per la prima presentazione del Meeting per l’amicizia fra i popoli in Libano. “Il Meeting è un evento che testimonia, rappresenta grandi valori, che il dialogo tra diverse culture e religioni è possibile soltanto a partire dal riconoscimento, dal rispetto dell’identità dell’altro”. Così l’ambasciatore Giuseppe Morabito ha introdotto l’incontro, dopo l’esecuzione degli inni nazionali e un minuto di silenzio in onore delle vittime del terremoto. “C’è una sintonia tra il Meeting e il Libano, una vocazione in comune, con questa terra, patria di antiche civiltà, da sempre percorsa da una vocazione alla convivenza tra diverse culture, drammaticamente testimone di una lotta per la difesa di un modello di democrazia capace di valorizzare le diversità culturali e religiose”, ha sottolineato il presidente del Meeting Emilia Guarnieri, spiegando come il Meeting sia nato da “una passione all’incontro, curiosi di incontrare la bellezza e la diversità, desiderosi di conoscere il mondo e la realtà, curiosi di incontrare nel passato e nel presente uomini e cose “belle”, con l’intento di far conoscere a tutti la grandezza e il fascino che si sprigionano quando gli uomini costruiscono e creano a partire dal desiderio di verità e di bellezza da cui il loro cuore è animato”.
Insieme all’ambasciatore Morabito e al presidente del Meeting tre personaggi d’eccezione. Il primo Ivan Caracalla, direttore del teatro Caracalla Dance Theatre, protagonista dello spettacolo inaugurale del Meeting 2012. Raccontando la storia dell’amicizia fra la manifestazione riminese e la sua compagnia, tra le più importanti del mondo arabo, con una scuola di danza con 1500 alunni, ha affermato: “Quando sono stato al Meeting ho visto qualcosa di eccezionale, gente di fede e cultura diversa, insieme, spinte dalla diversità che è l’elemento che ci mette insieme. Per questo noi andiamo a Rimini, perché credo che veramente gli artisti siano veramente i portatori della luce nell'umanità”. Il secondo ospite è stato Ibrahim Shamseddine, musulmano sciita, già ministro libanese e Fondatore dell’Imam Shamseddine Foundation for Dialogue di Beirut: “Il dialogo e la ricerca dell’altro è quello che veramente si concretizza al Meeting di Rimini. Parlare di dialogo non vuol dire sottomissione all’altro. Un vero dialogo vuole dire accettare l’altro. Perché l'uomo è il nemico di ciò che ignora, dice un proverbio arabo. Il Meeting è uno di quei posti dove è assicurata un’atmosfera pacifica per persone da tutto il mondo per incontrarsi e conoscere l’altro”.
A chiudere la serata Mohammed Sammak, musulmano sunnita, Segretario Generale del Comitato nazionale del dialogo islamico-cristiano in Libano: “Costruire l’amicizia fra i popoli è una missione nobile, ma soprattutto in questi giorni è la più nobile – ha dichiarato - i popoli delle religioni si trovano di fronte a numerose sfide, come quelle demografiche oppure quelle legate agli avvenimenti attuali , come la delusione per la primavera araba. Le differenze tra i popoli rimarranno fino alla fine dei tempi. Come accettarle? Come costruire ponti di amicizia. Nella Bibbia i fattori di pace sono i figli di Dio. In Italia, per tutte le esperienze presenti, questo è possibile. Italia e Libano possono essere pilastri un ponte di amicizia fra cristiani e musulmani, perché come aveva detto Giovanni Paolo II, aiutare il Libano è una responsabilità di tutti, perché il successo del Libano è un successo di tutta l’umanità, il fallimento del Libano è il fallimento di tutti”.
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