BILANCIO PESANTE, GNASSI: SE NON SI APPROVA NON SARO’ SOLO IO LASCIARE LA POLTRONA
«Uno sterile e nocivo rito della vecchia politica», così il sindaco di Rimini Andrea Gnassi reagisce, si rialza in qualche modo, dopo il ko in commissione di questa mattina (ancora rinviate le votazioni sul Bilancio). Una presa di posizione, quella dei consiglieri di maggioranza che hanno abbandonato l’aula, che «non prende atto delle condizioni oggettive in cui gli enti locali stanno faticosamente componendo le loro programmazioni finanziarie, nell’anno forse più drammatico della crisi economica». Secondo Gnassi «quanto accaduto quest’oggi» (e che definisce «imboscate di palazzo») sarebbe «a tutti gli effetti, uno schiaffo non tanto al sindaco o alla giunta ma alla città, ai cittadini alla base ampia del centro sinistra al gruppo del Pd».
Gnassi si fa scudo dei «cinque mesi di lavoro, duro, massacrante», del «governo che tratta i Comuni alla stregua di esattori», delle «condizioni economiche che aumentano esponenzialmente le richieste di sostegno, aiuti, rafforzamento del welfare». Richiama il percorso di condivisione della manovra, «la nostra ipotesi, più volte illustrata e presentata alle forze politiche, sociali e economiche riminesi». Un confronto su larga scala «dimostra che questo nuovo approccio è capito dalla gente».
A non capire il sindaco sono invece «pochissimi consiglieri del Pd, esperti in vecchie logiche». C’è una regia, secondo Gnassi. «Probabilmente c’è qualcuno che ha pensato o sta pensando che passata la nottata elettorale si possa ricominciare da dove ci si era fermati prima del voto. Con lo sviluppo quantitativo, con il cemento dei Piani particolareggiati e la difesa di interessi particolari o consociativi, con regole ad elastico non uguali per tutti e non in tutte le parti della città. Qualcuno ha detto: “diamo un segnale”».
Allora se segnali si hanno da dare, anche Gnassi ne ha. Per la sua città: «Il patto elettorale non ammette deroghe o tradimenti su un nuovo modello di sviluppo sostenibile per Rimini».
Per i consiglieri: «E’ noto a tutti che sull’approvazione, o meno, del Bilancio previsionale si può andare a casa, non è necessario quindi che sia io a richiamare alla responsabilità».
Degli emendamenti sull’equità del Pdl dice che sono «una proposta in zona Cesarini, fintamente “per i più poveri”».
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