PIANO STRATEGICO COMUNE E PROVINCIA "INDIFFERENTI". POLSELLI: “SMETTIAMOLA CON I DIBATTITI E INIZIAMO A DECIDERE”
I cattolici del Piano strategico si spostano ‘Dal sogno al segno’ per “dimostrare - spiega uno dei promotori, Antonio Polselli – a Rimini che qualcosa di positivo si è creato. Ora l’ulteriore passo necessario è quello di smetterla coi dibattiti sterili e iniziare a decidere”, ovviamente nelle stanze deputate alle decisioni, quelle degli amministratori, cioè, che invece sembrano un po’ tentennanti.
E’ per questo che ieri i cattolici del Piano strategico hanno presentato alla città ieri al Palazzo del Turismo una lista di dodici “proposte realizzabili, sostenibili, con un’ottica integrata”, dal “giga piedistallo informatico al monumento all’azdora, dalla statua di don Oreste a quella di Gramsci, guardando con particolare insistenza alla riqualificazione della zona attorno al castello. Non andasse tutto un po’ troppo a rilento.
“Il Forum del piano strategico – sostengono i cattolici – ancor dopo oltre due anni di lavoro, non elabora progetti ma continua ad esprimere, in modo sempre più definito, visioni ed azioni per una città bella e funzionale, perché giusta e solidale, identificata dalla sua cultura e dalla sua storia. Il fine rimane proporre, in sintonia con gli altri gruppi e laboratori del Forum, un unico processo organico per uno sviluppo di Rimini e del suo territorio veramente a misura d’uomo, con cui ognuno possa confrontarsi”.
Sacrosanto confronto, ma di già per ciascuno dei quattro ambiti di lavoro (Piazza Malatesta e Mura Storiche, Ponte di Tiberio, Porto Canale e Parco Marecchia) “sono state elaborate interessanti proposte, ‘suggestioni’ nuove e significative, con gli obiettivi della ritrovata attiguità della città, delle sue strutture storiche, dei suoi monumenti al Fiume e al Parco Marecchia, del rapporto più diretto fra città storica e mare, del collegamento organico e a ‘mobilità lenta’ fra i siti della Città storica e i suoi borghi”.
Le proposte ci sono e sfiorano nella loro semplicità la genialità. Dalle sagome ‘parlanti’ dei personaggi che popolano la toponomastica di Rimini, collocate nelle rispettive vie (“per lo sviluppo della conoscenza della storia della nostra città”) al disegno a terra del perimetro del fossato di Castel Sismondo (cosa che comporta da subito l’abolizione degli usi attuali a parcheggio e mercato ed ovviamente soluzioni alternative nel tentativo di definire una nuova immagine di città-mercato). Dal plastico della “Valmarecchia” in miniatura, nel parco/specchio d’acqua del ponte di Tiberio (una fontana a forma di paesaggio che riassume il “contado” di Rimini e i luoghi della storia, prima meta che introduce all’incontro con l’entroterra riminese) all’expo a cielo aperto della mobilità alternativa, possibile e specifica per Rimini, con simulazioni nei vari ambiti dell’anello verde (con concorso e premio all’idea migliore).
E’ necessario un intervento sul Piano strutturale con “la posa della prima pietra nel sito delle tre nuove o riconfermate ‘piazze’: del Mercato, del Governo e della Cultura individuate nell’ambito di una revisione degli assi strategici che ri-formano la centralità di Rimini (dopo lo spostamento medievale della centralità verso piazza Cavour un nuovo incrocio di ‘cardo e decumano’ a livello dell’area della stazione che ribaricentra la città)”.
Una governance sussidiaria con “l’inaugurazione dell’Urban Center, in occasione della festa di San Gaudenzo, nell’Arengo con l’ubicazione delle proposte sopra indicate in attesa dei progetti definitivi (come premessa della trasparenza, della sostenibilità e della direzione impressa al sistema Rimini)”.
E per finire (e non farsi mancare nulla) “il monumento alle varie ed eventuali, segno che nella realtà ci sono più cose che nella fantasia, segno degli interessi ampi, della voglia di protagonismo, soprattutto dei giovani”, e anche il superamento della “lettura Rimini/turismo/ospitalità” per abbracciare quella “ Rimini/incontro/ospitalità”, con protagonisti residenti, turisti e soprattutto immigrati.
Allora forse sarebbe proprio il momento di passare dalle parole ai fatti non fosse che il Piano strategico sta proprio ora vivendo un momento particolare del suo percorso, l’avvio di una seconda fase attuativa. Una fase in cui “non tutti i segnali che la politica e le amministrazioni (comune e provincia) stanno inviando sono sempre coerenti con le affermazioni di sostegno alle proposte e, soprattutto, al metodo sussidiario di confronto e progettazione con la società civile rappresentato dal Piano strategico. In alcune occasioni infatti, abbiamo potuto registrare un atteggiamento di indifferenza nei riguardi del lavoro svolto nei laboratori da parte di settori dell’amministrazione comunale e Provinciale. Questi episodi, se ripetuti, potrebbero far sorgere il sospetto di una mancanza di reale volontà di attuazione del Piano, non solo per quel che riguarda i progetti ma anche, e soprattutto, in rapporto al metodo nuovo di lavoro che lo ispira”.
L’ambizione è grande. “L’anello verde, i borghi e le Piazze, Mobilità Lenta, nuovo Cardo e Decumano, Parco del Mare, riqualificazione alberghiera, riqualificazione Centro Storico. Perché Rimini divenga segno... un segno capace di innescare sviluppo, domande, iniziative... Chi verrà a Rimini dovrà sorprendersi a dire: «Finalmente ho incontrato qui, qualcosa che speravo esistesse almeno in qualche parte del mondo!»”.
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