Martedì, 23 Febbraio 2021 11:52

Santarcangelo, brutto incidente a San Bartolo

(Rimini) I vigili del fuoco del comando di Rimini sono intervenuti questa mattina, dieci minuti alle otto con un'autopompa e cinque unità per incidente stradale tra due autovetture, di cui una alimentata a gpl, in località San Bartolo nel comune di Santarcangelo di Romagna. I vigili del fuoco hanno provveduto insieme al personale sanitario ad estrarre dall’autovettura il conducente per poter poi assicurare le cure del caso ed inoltre hanno provveduto alla messa in sicurezza delle scenario incidentale. Sul posto presente anche la polizia locale della Valmarecchia

Martedì, 23 Febbraio 2021 09:22

23 febbraio

Arrivano i vaccini | 12,5 mln per la “zona rossa” | Italia Viva: il candidato non lo sceglie il Pd da solo

(Rimini) Era la vera memoria storica del Borgo Sant'Andrea, dove abitava da sempre. Ne rappresentava l'anima. Una presenza costante che le è valso il titolo di 'sindaco del Borgo', con quella fascia consegnatale in forma ufficiale in piazza in occasione della festa del Borgo Sant'Andrea. Una fascia che sfoggiava con orgoglio e ironia, che indossava ridendo e fiera, con il suo immancabile sorriso durante i 'momenti ufficiali', come in occasione dei festeggiamenti per le sue novanta primavere, nel luglio del 2019. La scorsa notte il borgo Mazzini ha perso la sua prima cittadina, Isotta Frisoni, punto di riferimento per generazioni di borghigiani e conosciuta in tutta la città.  

"Un borgo che ha amato profondamente dal primo all'ultimo giorno – ricorda il sindaco Andrea Gnassi – che ha contribuito a far crescere, che ha animato, che ha difeso, grazie alla sua inesauribile voglia di fare, alla sua contagiosa allegria e soprattutto con la tenacia tipica di quella generazione di donne e di uomini che ha la pelle segnata da tante cicatrici, ma che proprio per questo si aggrappa alla vita con passione e senza mai tirarsi indietro. 

Fervente 'mazziniana', fede ereditata dal padre storico scultore (e orgogliosa della foto originale dei mazziniani riminesi fatta al Borgo), non c'era momento della vita della 'sua' comunità in cui lei non ci fosse, dalla presenza quotidiana a piedi o con la sua bicicletta, fino alle feste del Borgo di cui oggi siamo forzatamente privati e che servono a ricordarci da dove veniamo. Una donna sincera e garbata, ben voluta da tutti, una donna che ha vissuto pienamente il Novecento e l'inizio del nuovo millennio sempre con lo sguardo avanti. 

Isotta per me era, è, il simbolo di cosa significhi vivere il presente restando fedeli alle proprie radici. E grazie a donne e persone come Isotta che sentiamo di appartenere, che sentiamo da dove veniamo. E anche un po' le cose che contano. La sua presenza, la sua generosità, le sue battute in dialetto, per strada, in una festa, in un'iniziativa di volontariato. Parlavamo, le chiedevo, ascoltavo. I bombardamenti, i morti in via Montefeltro, gli operai alla fornace, i nuovi lavori della città (e ultimamente i disagi per quelli delle fogne, "lì dré, in via Melozzo da Forlì"). Una memoria orale preziosa, che ci mancherà. Che ci ha insegnato.  

"Lò, e su bà, lêa...". Storie di uomini e donne della nostra città, delle cose che sai di lei, di un borgo. Tra queste, una a cui teneva che ha voluto regalarmi. "La tu nona. La faseva la modista. E i tù ì aveva na butega. Dop la guera, lêa la cipasôe a brusè i quaderni ndov la zeinta la sgneva parché i n'aveva un french da paghè. Arcordte enca te ades a la povera zeinta".  

Ciao Isotta, ti abbracciamo tutti, ci mancherai. Tu che anche nei momenti dure che hai attraversato in questi anni sei stata un punto di riferimento per tutti, dai quasi coetanei ai 'nuovi' concittadini. Ti arrivi forte il mio abbraccio, che allargo a nome dell'Amministrazione Comunale alle figlie Paola e Franca e a tutti coloro, tantissimi, che ti porteranno nel cuore". 

(Rimini) Riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole; manutenzione e adeguamento della viabilità e del verde pubblico; restauro di palazzi pubblici, monumenti, chiese, impianti sportivi. A nemmeno cinque mesi dall’apertura dei termini per la presentazione dei progetti, a inizio ottobre, prende avvio il Programma straordinario di investimenti per le aree più colpite dalla prima ondata epidemica in Emilia-Romagna: le province di Rimini e Piacenza, ex zone arancioni nella scorsa primavera, e – nel bolognese – il comune di Medicina, che venne chiuso come zona rossa. Il programma è stato presentato oggi a Bologna in videoconferenza stampa dal presidente della Regione Stefano Bonaccini. Presenti il sottosegretario alla Presidenza Davide Baruffi, il sindaco di Medicina Matteo Montanari e in collegamento la presidente della Provincia di Piacenza Patrizia Barbieri e il presidente della Provincia di Rimini Riziero Santi.

In totale sono 116 gli interventi decisi direttamente nei territori interessati – almeno uno per ogni Comune - e sostenuti dalla Regione, sulla base di criteri concertati nell’ambito delle Conferenze territoriali, secondo i principi della programmazione negoziata per la determinazione del fabbisogno delle comunità locali, della priorità degli investimenti, dei risultati attesi. A disposizione ci sono 26 milioni di euro stanziati dalla Regione: 12,5 milioni ciascuna per le province di Piacenza e Rimini e 1 milioni di euro per il Comune di Medicina. Risorse - con contributi compresi in media tra l’80 e il 95% del costo ammissibile – che generano un investimento complessivo di quasi 35 milioni di euro.

Progetti immediatamente cantierabili, in grado di dare in tempi brevi risposte a bisogni reali dei territori e, allo stesso tempo, sostenere la creazione di posti di lavoro e spingere sulla crescita sostenibile. Il tutto attraverso una stretta collaborazione tra la Regione e le stesse Istituzioni locali, che hanno condiviso obiettivi e modalità di intervento, così come previsto dalla legge regionale 5/2018 (“Norme in materia di interventi territoriali per lo sviluppo integrato degli ambiti locali”), la cornice normativa che ha visto l’attuazione del programma straordinario per le aree più colpite dall’emergenza Covid nella prima fase. Un programma straordinario da 40 milioni di euro complessivi, allargato anche alle aree montane di tutte le altre province e a quelle interne del Basso ferrarese, cui vanno 14 milioni: anche su questi progetti l’intesa è ormai vicina e verranno presto presentati.

 “In questi giorni, un anno fa, la pandemia iniziava a diffondersi nel nostro Paese, prendendo il via nel lodigiano, a pochissimi chilometri dalla provincia di Piacenza- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. L’Emilia-Romagna, vicinissima a quell’epicentro, è stata per mesi fra le regioni più colpite, pagando un prezzo in vite umane e sofferenza che non potrà mai essere dimenticato. Il nostro primo pensiero continua ad andare a chi non c’è più e ai familiari. Abbiamo gestito l’emergenza sanitaria senza mai smettere di guardare avanti, compresa la decisione di recarci nelle aree più colpite, stare vicino a sindaci e amministratori locali, ascoltarli e decidere insieme prima lo stanziamento di fondi direttamente dal bilancio regionale, poi i progetti da finanziare, purché cantierabili in tempi rapidi e utili alle comunità. E insieme dimostriamo ora che si può fare bene e rapidamente, rispettando l’impegno preso coi cittadini delle province di Piacenza e Rimini, dove limitammo spostamenti e attività produttive, e di Medicina, che chiudemmo totalmente. Nessun finanziamento a pioggia, dunque, ma un piano complessivo per mobilitare risorse per la ripartenza, che coinvolge anche la montagna e le aree interne, seguendo anche l’indirizzo votato dall’Assemblea legislativa regionale. Continuiamo a combattere il Covid, potendo ora contare anche sul vaccino, e l’impegno sul fronte sanitario resta prioritario. Allo stesso tempo, però, non arretriamo sul fronte economico e sociale, per garantire la tenuta dell’intera comunità regionale, seguendo la strada tracciata nel nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima firmato in Emilia-Romagna con tutte le parti sociali”.

Le province di Piacenza e Rimini. Oltre al comune di Medicina, il “Programma straordinario di investimenti per i territori colpiti dalla pandemia e aree montane e interne”, riguarda dunque anche le province di Rimini, con uno stanziamento di 12,5 milioni di euro (per l’esattezza 12.496.331 euro), 54 progetti finanziati e un investimento complessivo di oltre 16,8 milioni di euro (16.818.018), e Piacenza: anche in questo caso il finanziamento regionale sfiora i 12,5 milioni di euro (per l’esattezza 12.441.733 euro), per 61 progetti e un investimento di oltre 16,4 milioni di euro (16.420.944).

Ma le risorse stanziate dalla Regione arrivano a 40 milioni di euro, considerando anche i 14 milioni di euro per le aree montane delle altre province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e per le aree internedel Basso Ferrarese: per questi ulteriori territori, gli atti sui progetti finanziati verranno formalizzati nell’arco di pochi giorni. A poco più di quattro mesi dall’atto di indirizzo votato in Assemblea legislativa, è entrato dunque nella fase operativa uno dei provvedimenti voluti dalla Giunta regionale per le aree più duramente messe alla prova dalla pandemia

Lunedì, 22 Febbraio 2021 19:04

Rimini aderisce a 'Facciamo luce su teatro'

(Rimini) Oggi lunedì 22 febbraio i teatri comunali di Rimini aderiscono all'iniziativa lanciata da U.n.i.t.a. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) che ha invitato i teatri italiani a illuminare i propri edifici dalle 19.30 alle 21.30. Un'azione simbolica e di solidarietà verso artisti, lavoratori e pubblico, proposta a distanza di un anno dalla chiusura al pubblico delle sale, che vuole riaccendere l'attenzione per chiedere al Governo e alla cittadinanza, nelle istanze di Unita, che si torni immediatamente a parlare di Teatro e di spettacolo dal vivo, che lo si torni a nominare, che si programmi e si renda pubblico un piano che porti prima possibile ad una riapertura in sicurezza di questi luoghi.  Si illuminano le facciate dei teatri che pure hanno ospitato negli ultimi 12 mesi un'attività di prove, ricerca e spettacoli in streaming, ma che dovranno pienamente tornare a essere "ciò che da 2500 anni sono sempre stati  - scrive Unita - piazze aperte sulla città, motori psichici della vita di una comunità". 

(Rimini) L’Ufficio Studi di Confcommercio su dati del Centro Studi delle Camere di Commercio “G. Tagliacarne”, ha elaborato anche per il 2020 l’analisi “Imprese e Città – Demografia d’impresa nelle città italiane”, giunta alla sesta edizione, con l’obiettivo di qualificare la demografia d'impresa guardando come gli aggregati si muovono nelle aree centrali delle città rispetto al resto del comune, focalizzando l’attenzione sulle medie città. L’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio coinvolge anche la città di Rimini, suddivisa attraverso i Cap (Codici di avviamento postale) in area centrale e area non centrale.

Analizzando il periodo 2012-2020, il saldo delle imprese di commercio al dettaglio nel Comune di Rimini ha un saldo negativo di 237 unità, con un calo di 129 in periferia e un’incidenza percentuale di -9.85%, rispetto all’area centrale (-108 unità, -13.32%). Pesano particolarmente sul totale del saldo negativo le chiusure di esercizi specializzati in altri prodotti non alimentari (-158) quali abbigliamento, calzature, pelletteria, cosmesi, profumeria, fiori e piante, gioiellerie, mobili per ufficio, ottica e fotografia e dei negozi specializzati in articoli culturali e ricreativi (-40) come supporti musicali, giocattoli, articoli sportivi, libri e giornali. Per quanto riguarda le aziende del turismo, si abbassa la quota degli alberghi chiusi: -19 in zona centrale con un’incidenza del -6,03% e -39 al di fuori, con percentuale del -5,28%, mentre tengono le altre tipologie come bar e ristoranti (+29). 

“Quest’anno i dati dell’indagine dell’Ufficio Studi risultano fin troppo positivi – spiega il direttore di Confcommercio della provincia di Rimini, Andrea Castiglioni - ma ciò accade per un fenomeno che realisticamente dobbiamo addebitare ad una ‘ibernazione’ del tessuto produttivo, dovuta al blocco dei licenziamenti, al massiccio ricorso alle forme di Cassa integrazione e alle promesse di ristori. Molte imprese dunque sono già chiuse, nel senso che pur rimanendo iscritte ai registri non operano e non opereranno mai più, con un riflesso statistico che si avrà probabilmente nei prossimi trimestri. L’analisi restituisce dinamiche già in atto, come l’aggravarsi della crisi del commercio al dettaglio non alimentare che vive una sempre maggiore difficoltà a rimanere sul mercato e che durante la pandemia ha visto al contrario l’e-commerce realizzare numeri da capogiro come il +30% di beni venduti. Anche questo un processo già in atto anche in Italia, che la pandemia ha accelerato manifestando una volta di più la necessità per le micro e piccole imprese di aprirsi a nuovi asset. A questo però si aggiunge una totale incertezza per il futuro di pubblici esercizi, che al contrario mostravano su una notevole vivacità”. 

“Da questo quadro emerge la prova che le nostre città stanno morendo – dice il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino -. Le imprese sono in ginocchio e la gestione della pandemia così come è stata portata avanti finora non le ha aiutate a sopportare il periodo di emergenza. Continuiamo a chiedere aiuti reali e congrui, che consentano al nostro tessuto economico, ma anche sociale, di non implodere. Ancora una volta ci siamo trovati in zona arancione da un momento all’altro, ancora una volta siamo figli dell’incertezza, ancora una volta siamo a evidenziare le grandi difficoltà di sopravvivenza di commercio al dettaglio e pubblici esercizi. Se ieri il quadro era caratterizzato da meno commercio e più turismo con una rilevante dinamicità delle attività di pubblico esercizio, domani probabilmente sarà meno commercio e meno turismo, con inediti problemi di equilibrio nella vita sociale dentro le città. I dati e le previsioni non ci stupiscono: il rischio più che mai concreto è che il report 2021 fotograferà un quadro ancora più preoccupante. Per questo bisogna agire ora, sostenendo le imprese colpite pesantemente dal lock down e introducendo finalmente una giusta web tax che risponda al principio ‘stesso mercato stesse regole’. Imprescindibile inoltre un urgente piano di rigenerazione urbana per rilanciare i valori identitari e sociali delle nostre città”.

(Rimini) “A fronte delle decisioni odierne del Consiglio dei Ministri di prorogare le restrizioni per spostamenti, pubblici esercizi, attività commerciali e di mantenere la suddivisione in aree gialle, arancioni e rosse, considerando la grave situazione economica e sociale in atto, ci appelliamo al presidente della Regione Stefano Bonaccini invitandolo a sollecitare il passaggio in fascia gialla dell’Emilia-Romagna, in caso dati certi e provati lo consentano, limitando, per necessità di rischio oggettivo, la fascia arancione a zone territorialmente limitate. Condividiamo, infatti, le dichiarazioni rilasciate da Bonaccini sulla necessità di cambiare schema e rivedere i parametri e le misure restrittive rispetto al concreto andamento della situazione sanitaria, adeguandoli sulla base di territori limitati”. Così in una nota il segretario della Lega Romagna, Jacopo Morrone, e il commissario della Lega Emilia, Andrea Ostellari, insieme al capogruppo della Lega in Regione Matteo Rancan.

(Rimini) Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 247.856 casi di positività, 1.847 in più rispetto a ieri, su un totale di 12.312 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 15%, non indicativa dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti soprattutto su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa prima fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 85 anni in su (dal 1^ marzo prenotazioni aperte anche per quelle dagli 80 agli 84 anni). Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate. Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 331.328 dosi; sul totale, 130.737 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 821 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 445 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 711 sono stati individuati all’interno di focolai già noti. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 40,3 anni. Sugli 821 asintomatici452 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing54 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione,16 con gli screening sierologici8 tramite i test pre-ricovero. Per 291 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica. La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 518 nuovi casi e Modena (331); poi Rimini (167), Reggio Emilia (159), Imola (125), Ferrara (124), Parma (119), Ravenna (117) e Cesena (112); seguono le province di Forlì (58) e Piacenza (17). Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 8.504 tamponi molecolari, per un totale di 3.292.245. A questi si aggiungono anche 3.808 tamponi rapidi. Per quanto riguarda le persone complessivamente guaritesono 1.325in più rispetto a ieri di cui 96 a Rimini e raggiungono quota 200.972. I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 36.516 (+499 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 34.305 (+410), il 93,9% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 23 nuovi decessi: 2 a Piacenza (una donna di 86 anni e un uomo di 81 anni); 3 nella provincia di Parma (due donne di 77 e 87 anni e un uomo di 83); 3 nella provincia di Reggio Emilia (una donna di 96 e due uomini di 86 e 91 anni); 2 nella provincia di Modena (una donna di 94 anni e un uomo di 74); 3 nella provincia di Bologna (una donna di 93 anni e due uomini di 72 e 79 anni); 2 nel ferrarese (due donne, entrambe di 91 anni); 2 in provincia di Ravenna (due uomini, di 73 e 95 anni); 2 in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 94 anni e un uomo di 90 anni); 4 nel riminese (due donne di 88 e 89 anni e due uomini di 76 e 94 anni). In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 10.368.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 194 (+10 rispetto a ieri), 2.017 quelli negli altri reparti Covid (+79). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 11 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 10 a Parma (+1),17 a Reggio Emilia (+1), 44 a Modena (+1), 56 a Bologna (+),13 a Imola (+1), 18 a Ferrara (+4), 3 a Ravenna (+1), 2 a Forlì (invariato), 6 a Cesena (invariato) e 14 a Rimini (-1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi:19.602 a Piacenza (+17 rispetto a ieri, di cui 12 sintomatici),17.127 a Parma (+119, di cui 80 sintomatici), 31.916 a Reggio Emilia (+159, di cui 59 sintomatici), 43.278 a Modena (+331, di cui 228 sintomatici), 50.257 a Bologna (+518, di cui 272 sintomatici), 8.641 casi a Imola (+125, di cui 59 sintomatici), 14.405 a Ferrara (+124, di cui 27 sintomatici), 18.596 a Ravenna (+117, di cui 68 sintomatici), 9.413 a Forlì (+58, di cui 40 sintomatici), 11.189 a Cesena (+112, di cui 84 sintomatici) e 23.432 a Rimini (+167, di cui 97 sintomatici).

(Rimini) Oltre 470mila dosi di vaccino contro il Covid-19 (esattamente 472.820) in arrivo in marzo in Emilia-Romagna. É stata infatti definita la consegna complessiva da Piacenza a Rimini per il prossimo mese, con un aumento del 38% previsto rispetto alle forniture di febbraio, quando il quantitativo ricevuto è stato poco più di 340.000. La maggior parte dei vaccini saranno consegnati da Pfzier-Biontech (287.820 somministrazioni), a seguire da Astrazeneca (116.100) e Moderna (68.900).

“Noi siamo pronti ed auspichiamo sempre più un aumento della fornitura di vaccini per la popolazione, soprattutto la più vulnerabile- dichiara l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Occorre che si recuperi al più presto le quantità di dosi decurtate e non consegnate nei due mesi scorsi, accelerando il percorso di immunizzazione dei cittadini. Il quantitativo previsto per il mese di marzo sarebbe un segnale positivo”.

La distribuzione dei vaccini sui territori. La consegna per Aziende sanitarie e ospedaliere, che non tiene conto della popolazione residente in assoluto ma del numero di soggetti a cui è destinato il vaccino, a marzo prevede 35.030 dosi in distribuzione a Piacenza (di cui 22.230 Pfizer-Biontech, 5.900 Moderna e 6.900 Astrazeneca), 47.650 a Parma (di cui 29.250 Pfizer-Biontech, 6.400 Moderna e 12.000 Astrazeneca), 51.550 a Reggio Emilia (di cui 29.250 Pfizer-Biontech, 7.900 Moderna e 14.400 Astrazeneca), 78.110 a Modena (di cui 50.310 Pfizer-Biontech, 9.600 Moderna e 18.200 Astrazeneca), 94.830 a Bologna (di cui 57.330 Pfizer-Biontech, 14.400 Moderna e 23.100 Astrazeneca), 13.890 a Imola (di cui 8.190 Pfizer-Biontech, 1.900 Moderna e 3.800 Astrazeneca), 43.480 a Ferrara (di cui 28.080 Pfizer-Biontech, 6.000 Moderna e 9.400 Astrazeneca) e 108.280 nelle aree di competenza dell’Asl della Romagna, che comprende le provincie di RavennaForlì-Cesena e Rimini (di cui 63.180 Pfizer-Biontech, 16.800 Moderna e 28.300 Astrazeneca).

Lunedì, 22 Febbraio 2021 16:00

Mammoni, il trend cresce anche a Rimini

(Rimini) La ricerca della propria indipendenza da parte dei giovani nei confronti delle famiglie d'origine si sa in Italia è un problema che, anche dal confronto con i dati europei, fa sembrare i ragazzi italiani più propensi a non cercare soluzioni alternative. Un problema che in realtà ha le sue radici proprio nelle difficoltà a raggiungere l'indipendenza a causa della prolungata precarietà a cui sono costretti i ragazzi.

Proprio i giovani sono stati uno dei punti affrontati dal premier Mario Draghi nel suo discorso al Senato: "E' innanzitutto a loro che bisogna pensare - ha detto - quando approntiamo un strategia di sostegno delle imprese e del lavoro".  Anche dai dati pubblicati oggi sul "Sole 24 ore", emerge quanto siano maggiori - per i giovani italiani - le difficoltà a raggiungere l'indipendenza rispetto ai loro coetanei europei: "nella fascia d'età 18-34 anni, il 64,3% in Italia vive ancora con uno o entrambi i genitori, contro una media Ue del 48,2%".  Una percentuale che in 10 anni per la Ue è aumentata di meno di un punto e per l'Italia invece è cresciuta do sei punti percentuali.  Anche gli ultimi 10 anni hanno visto una crescita generale sia per l'Italia sia per l'Europa: erano infatti il 58,6% i giovani che nel 2010 si trovavano in famiglia con almeno un genitore, contro il 47,5% del dato europeo. Numero che testimoniano quanto la loro permanenza nei lavori cosiddetti "flessibili", li costringa poi a frenarsi dalla ricerca di soluzioni di vita autonoma o di creazione di una nuova famiglia.  
 
Rispetto alla crescita nazionale, anche Rimini ha registrato un sensibile aumento nei giovani che fanno fatica a intraprendere percorsi di autonomia familiare.  Quelli che vivono con la famiglia di origine, nel 2020 risultavano in tutto 13.484, ovvero il 53,2% del totale dei residenti con età 18-34 anni. Un dato che, se pur più basso di circa undici punti percentuali a confronto con la meda nazionale, ha subito anch'esso un lieve aumento negli ultimi 5 anni. Era infatti il 50,8% nel 2016; il 51,5% nel 2017; il 51,6% nel 2018 e il 52,2% nel 2019.
"Per sostenere le spese di un affitto o del mutuo - precisa Anna Montini Assessore alla statistica - serve uno stipendio ragionevole e stabile. La permanenza dei nostri ragazzi in famiglia non è certo una scelta sempre gradita ma qualcosa a cui loro stessi sono costretti. Una scelta dovuta anche all'attuale situazione economica, alla difficoltà di trovare lavoro, alla diminuzione del potere d'acquisto delle famiglie e la conseguente discesa delle compravendite immobiliari. Anche se a Rimini il fenomeno è inferiore rispetto alla media nazionale, quello del sostegno all'autonomia dei giovani, rimane comunque un ambito su cui concentrarsi. È necessario intervenire affinché gli effetti della pandemia non facciano aumentare questa percentuale, dentro la quale si spiegano anche il calo della formazione di nuove famiglie e quello delle nascite."  
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