(Rimini) L’Ufficio Studi di Confcommercio su dati del Centro Studi delle Camere di Commercio “G. Tagliacarne”, ha elaborato anche per il 2020 l’analisi “Imprese e Città – Demografia d’impresa nelle città italiane”, giunta alla sesta edizione, con l’obiettivo di qualificare la demografia d'impresa guardando come gli aggregati si muovono nelle aree centrali delle città rispetto al resto del comune, focalizzando l’attenzione sulle medie città. L’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio coinvolge anche la città di Rimini, suddivisa attraverso i Cap (Codici di avviamento postale) in area centrale e area non centrale.
Analizzando il periodo 2012-2020, il saldo delle imprese di commercio al dettaglio nel Comune di Rimini ha un saldo negativo di 237 unità, con un calo di 129 in periferia e un’incidenza percentuale di -9.85%, rispetto all’area centrale (-108 unità, -13.32%). Pesano particolarmente sul totale del saldo negativo le chiusure di esercizi specializzati in altri prodotti non alimentari (-158) quali abbigliamento, calzature, pelletteria, cosmesi, profumeria, fiori e piante, gioiellerie, mobili per ufficio, ottica e fotografia e dei negozi specializzati in articoli culturali e ricreativi (-40) come supporti musicali, giocattoli, articoli sportivi, libri e giornali. Per quanto riguarda le aziende del turismo, si abbassa la quota degli alberghi chiusi: -19 in zona centrale con un’incidenza del -6,03% e -39 al di fuori, con percentuale del -5,28%, mentre tengono le altre tipologie come bar e ristoranti (+29).
“Quest’anno i dati dell’indagine dell’Ufficio Studi risultano fin troppo positivi – spiega il direttore di Confcommercio della provincia di Rimini, Andrea Castiglioni - ma ciò accade per un fenomeno che realisticamente dobbiamo addebitare ad una ‘ibernazione’ del tessuto produttivo, dovuta al blocco dei licenziamenti, al massiccio ricorso alle forme di Cassa integrazione e alle promesse di ristori. Molte imprese dunque sono già chiuse, nel senso che pur rimanendo iscritte ai registri non operano e non opereranno mai più, con un riflesso statistico che si avrà probabilmente nei prossimi trimestri. L’analisi restituisce dinamiche già in atto, come l’aggravarsi della crisi del commercio al dettaglio non alimentare che vive una sempre maggiore difficoltà a rimanere sul mercato e che durante la pandemia ha visto al contrario l’e-commerce realizzare numeri da capogiro come il +30% di beni venduti. Anche questo un processo già in atto anche in Italia, che la pandemia ha accelerato manifestando una volta di più la necessità per le micro e piccole imprese di aprirsi a nuovi asset. A questo però si aggiunge una totale incertezza per il futuro di pubblici esercizi, che al contrario mostravano su una notevole vivacità”.
“Da questo quadro emerge la prova che le nostre città stanno morendo – dice il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino -. Le imprese sono in ginocchio e la gestione della pandemia così come è stata portata avanti finora non le ha aiutate a sopportare il periodo di emergenza. Continuiamo a chiedere aiuti reali e congrui, che consentano al nostro tessuto economico, ma anche sociale, di non implodere. Ancora una volta ci siamo trovati in zona arancione da un momento all’altro, ancora una volta siamo figli dell’incertezza, ancora una volta siamo a evidenziare le grandi difficoltà di sopravvivenza di commercio al dettaglio e pubblici esercizi. Se ieri il quadro era caratterizzato da meno commercio e più turismo con una rilevante dinamicità delle attività di pubblico esercizio, domani probabilmente sarà meno commercio e meno turismo, con inediti problemi di equilibrio nella vita sociale dentro le città. I dati e le previsioni non ci stupiscono: il rischio più che mai concreto è che il report 2021 fotograferà un quadro ancora più preoccupante. Per questo bisogna agire ora, sostenendo le imprese colpite pesantemente dal lock down e introducendo finalmente una giusta web tax che risponda al principio ‘stesso mercato stesse regole’. Imprescindibile inoltre un urgente piano di rigenerazione urbana per rilanciare i valori identitari e sociali delle nostre città”.