INTERGRUPPO PER LA SUSSIDIARIETA'. PARLA ELISA MARCHIONI
L’intergruppo per la sussidiarietà compie ormai dieci anni. Come è nato e quali sono le ragioni di questa sua tenuta, considerando che in questi dieci anni la politica non ha attraversato i suoi tempi migliori? L'intergruppo si pone come un ambito di confronto sul merito degli argomenti, cercando le convergenze possibili e rispettando le differenze e le distanze. E' nato da un gruppo di fondatori, da Lupi a Letta, da Bersani a Realacci, provenienti da esperienze diverse, e ha resistito all'alternarsi di governi, alleanze e tattiche perché si basa sul dare risposte a temi concreti.
Per un politico cosa significa aderire all’intergruppo, che cosa comporta, qual è lo spirito e le attività che vi accomunano e tengono insieme? La proposta più significativa elaborata finora dall'intergruppo è quella del 5per mille a sostegno del Terzo settore; e poi la legge per favorire il rientro di talenti dall'estero, e ora la legge per favorire il reinserimento dopo il carcere.
Lei personalmente, cosa ne ricava per la sua attività politica? La politica negli ultimi tempi non gode di buona fama. Nelle stesso tempo siamo di fronte a grossi cambiamenti: in tanti si chiedono che cosa accadrà ai partiti dopo questo governo tecnico, sicuramente la gente è stanca degli scandali e della politica urlata.
Che cosa può insegnare l’esperienza dell’intergruppo ai tempi che verranno? Può essere testimonianza di un nuovo modo di fare politica? Credo sia un ambito, non certo l'unico, in cui praticare buona politica: che sa rispettare le differenze senza vedere un nemico in chi la pensa diversamente, che non prescinde dal confronto sui temi concreti, e sa ascoltare al di là dei confini più scontati.
In questo periodo come intergruppo avete lanciato una proposta di legge sulle carceri. Ci può spiegare gli aspetti fondamentali? Andrà in porto? La legge di cui parla, è un provvedimento per favorire il reinserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti. E' fondamentale, per attuare davvero la riabilitazione della persona, per ridare dignità e possibilità di riscatto. I detenuti che non hanno frequentato corsi abilitanti, tornano in carcere quasi per l'80% (è così alta la possibilità di recidiva); per chi invece lavora già in carcere e si inserisce nel lavoro una volta uscito, la percentuale di chi commette altri reati e torna in carcere, scende circa al 10%. E ha anche un risvolto economico da non sottovalutare: per ogni detenuto in meno, lo Stato risparmia circa 157 euro al giorno. Secondo lo studio che abbiamo attivato, si risparmiano 60milioni di euro per la diminuzione di un solo punto di recidiva.
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