(Rimini) A fine anno le imprese attive giovanili sono risultate 30.123, pari al 7,5 per cento delle imprese regionali. E’ la quota più bassa tra le regioni italiane. In un anno la perdita è stata di 1.012 imprese (-3,3 per cento), mentre le altre imprese sono diminuite solo dello 0,2 per cento. A livello nazionale, le imprese giovanili scendono a 501.970 (-3,2 per cento), pari al 9,7 per cento del totale, mentre le altre imprese confermano la tendenza positiva e segnano un leggero aumento (+0,4 per cento). Questo emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. Da segnalare peraltro che le imprese giovanili aumentano solo in Trentino-Alto Adige (+0,7 per cento). La flessione maggiore in Umbria (-5,4 per cento). L’andamento è meno pesante di quello emiliano-romagnolo in Veneto (-2,9 per cento), mentre è più forte in Lombardia (-3,6 per cento) e in Piemonte (-3,7 per cento).
Tipologia attività economica. La crisi dei settori tradizionali è la causa della riduzione delle imprese giovanili. Crollano le imprese delle costruzioni (-630 unità, -9,8 per cento). L’andamento negativo nei servizi è determinato dal commercio (-466 imprese, -5,8 per cento), mentre tiene l’aggregato di tutti gli altri settori dei servizi (+0,1 per cento). La perdita nell’industria è più contenuta della media (-42 unità, -1,8 per cento). Contrariamente alla tendenza prevalente tra le altre imprese, tra i macro settori, crescono solo le imprese giovanili attive nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+119 imprese, +5,1 per cento). Nei servizi spicca l’aumento delle attività professionali, scientifiche e tecniche. Negli ultimi cinque anni, il ruolo dominante dei servizi si è consolidato e la quota delle imprese attive nel settore è lievitata di ben 7,2 punti percentuali, trainata dalla crescita dei servizi che fuoriescono dall’ambito del commercio (+6,7 punti). Al contrario il rilievo delle imprese delle costruzioni si è assottigliato di quasi un terzo (-8,8 punti percentuali).
La forma giuridica. La riduzione è da attribuire alla flessione molto ampia delle ditte individuali (-997 unità, pari a -4,2 per cento). La caduta molto più rapida delle società di persone (-9,6 per cento, pari a 215 unità) è riconducibile all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che sostiene la forte crescita delle società di capitale (+238 unità, +5,2 per cento). Negli ultimi cinque anni, il rilievo delle società di capitale è aumentato di 5,7 punti percentuali, mentre il peso delle ditte individuali si è ridotto di 2,8 punti e quello delle società di persone di 2,7 punti percentuali.