(Rimini) “Non ci interessano le polemiche strumentali, né riteniamo che siano possibili facili soluzioni. Continuiamo però ad interrogarci su ciò che accade nel territorio della provincia di Rimini che vede inscindibilmente legati andamenti economici, legalità o illegalità a seconda del punto di vista, tenuta sociale, senso civico, credibilità delle Istituzioni, governo della Cosa pubblica, cultura dell’impresa e del lavoro, ruolo svolto dai soggetti intermedi”. Così la Cgil di Rimini interviene, con preoccupazione, in merito ai fatti di cronaca che nell’ultima settimana hanno portato “alla luce attività criminose che coinvolgono la provincia di Rimini e che vanno dalle frodi milionarie tramite l’emissione di fatture false, al riciclaggio di denaro sporco, alla presenza di clan camorristici. Passa da qui anche un traffico internazionale di stupefacenti. Inchieste clamorose ed inquietanti che si intrecciano con altri fatti di cronaca locale come ad esempio la scoperta dell’albergo trasformato senza alcuna licenza in casa di riposo per anziani”. Se non bastasse “è stata anche pubblicata la classifica dei reati redatta dal Sole 24 ore che pone Rimini al secondo posto negativo su 106 Comuni d’Italia”.
Prefetto, presidente della Provincia, sindaco del comune capoluogo “rassicurano i cittadini dicendo che questo territorio ha gli anticorpi per resistere all’assalto della criminalità organizzata e che le statistiche non tengono conto dell’anomalia determinata dalla grossa presenza di turisti che alterano il rapporto tra denunce e popolazione. Ma cosa si intende per anticorpi? Il sistema economico territoriale, principalmente basato sull’attività turistica, proprio in questo settore e fin dalle origini, ha fondato il suo sviluppo sulla mancanza di vincoli e sullo sfruttamento delle risorse sia umane che territoriali e ambientali. Un’imprenditoria molto dinamica e creativa se si vuole, ma certo poco incline al rispetto delle regole”.
C’è comunque anche un dato positivo. “Dopo anni di lotte per i diritti qualcosa è cambiato se non altro nella consapevolezza da parte delle imprese più “virtuose” del fatto che una competizione che non si basa sulla qualità dell’offerta e sul rispetto dei contratti di lavoro, crea un dumping che penalizza chi sta alle regole. In questa prospettiva va il Regolamento antievasione del Comune di Rimini e l’attenzione destinata al lavoro che l’Amministrazione Comunale ha recepito accogliendo la richiesta della Cgil. Siccome questi non sono problemi esclusivi del comune capoluogo anche i restanti 24 comuni dovrebbero fare altrettanto”.
Si deve prevenire. “Le criticità che continuamente denunciamo soprattutto in materia di lavoro permangono. Lavoro nero, evasione contributiva e fiscale, gestione irregolare degli appalti non costituiscono di per sé l’espressione di una malavita organizzata, ma un sistema che se produce tanta ricchezza da una parte, dall’altra diventa terreno fertile per il radicamento mafioso. Riciclaggio, gioco d’azzardo, droga, prostituzione, generano affari fiorenti e un sottobosco criminoso di cui riusciamo a cogliere i contorni solamente grazie all’intervento delle forze dell’ordine”.
L’attività repressiva “però non è sufficiente se non accompagnata dalla prevenzione. La lotta alle mafie e per la legalità, nel nostro territorio come nel resto del Paese, passa necessariamente attraverso un insieme di azioni che richiedono una forte regia condivisa. E’ indispensabile perciò l’avvio di una stagione che veda tutti gli attori istituzionali e sociali condividere una strategia contro il radicamento della criminalità organizzata a partire dalla diffusione della cultura della legalità nel lavoro e nel fare impresa, per una gestione partecipata dei beni sequestrati e confiscati, facendo rete contro le estorsioni nell’economia, educando le nuove generazioni alla legalità. Inoltre, occorre dare il giusto spazio ai corpi intermedi (tutti, anche quelli che rappresentano il lavoro) che insieme alle Istituzioni possano definire il contesto per una cittadinanza consapevole”.
Così la Cgil si è candidata ad entrare nel comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica “in specifico per discutere dello stato delle strutture alberghiere. Abbiamo chiesto, e siamo in attesa di risposta, di essere coinvolti nel rinnovo del Protocollo di Intesa per la legalità e lo sviluppo del settore ricettivo alberghiero. Chiederemo l’apertura del tavolo permanente sulle aziende sequestrate e confiscate. E’ chiaro che non è sufficiente enunciare la presenza di anticorpi per vederne la materializzazione, dalle parole bisogna passare ai fatti”.