(Rimini) Umberto Orsini aprirà la stagione di prosa del teatro Galli. Mercoledì, ore 21, turno D Altri percorsi, il maestro della scena italiana tornerà a Rimini) con ‘Il nipote di Wittgenstein, uno dei suoi spettacoli più riusciti che gli è valso il Premio Ubu come miglior attore nel 2001.
Protagonista assoluto sul palcoscenico, ne Il nipote di Wittgenstein Orsini è la proiezione letteraria di Bernhard intento a raffigurare se stesso mentre racconta a un'ascoltatrice silenziosa la storia di un'amicizia singolare, di un rapporto tra due pazzi. Il primo è lo stesso Bernhard, che ha saputo dominare la sua pazzia, il secondo è Paul Wittgenstein, dominato al contrario dalla sua follia e morto in manicomio; un personaggio metà reale e metà immaginario, nipote del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein. Considerato uno dei più bei romanzi di Thomas Bernhard, l’opera è una sorta di “concentrato” dei temi cari all’autore austriaco, il suo testo più intimo in cui affronta in modo diretto il tema dei sentimenti, avvicinandosi alla sua voce d’uomo, quella dell'autobiografia, che ci conduce nella sua casa-fortezza di campagna e nel suo universo letterario.
“Il nipote di Wittgenstein è un testo che impone una recitazione "in solitario" – scrive Orsini - anche se la relazione con la muta presenza femminile che è in scena è fondamentale. È una difficile e impegnativa prova d'attore. Soprattutto devo fare molta attenzione mentre recito a non lasciarmi sopraffare dall'emozione. Io sono abituato a gestire le mie forze per cedere alle emozioni in funzione del testo, ma ci sono dei momenti, nel Nipote, in cui quest'economia tenta di sfuggirmi e spesso l'emozione mi stringe la gola. Occorre allora un gran controllo, perché se è noto che ci si commuove molto più per noi stessi che per gli altri, un testo come questo accende un'immensa autocommozione. Qui non cerco di interpretare un personaggio, non "faccio Bernhard", qui ho deciso di "essere Bernhard" e quindi più che fare un personaggio sono me stesso che parla con le parole di un autore grandissimo, che finirà comunque per prevaricarmi e quindi rappresentarsi".