(Rimini) La candidata del Pd, Nadia Rossi, mette a tema le condizioni dei lavoratori frontalieri, che rappresenta per la regione Emilia-Romagna un punto importante anche per i risvolti socioeconomici che genera: con oltre seimila addetti infatti costituisce numericamente una delle "aziende più grandi" della Regione. Finalmente anche il candidato della Lega Bruno Galli sembra averne preso coscienza: non più tardi di qualche giorno fa in un intervento ha dichiarato che tra le priorità da affrontare per chi lavora oltreconfine c'è la questione "targhe", cioè il divieto di circolazione per veicoli con targa straniera guidati da chi è residente in Italia da oltre 60 giorni. Forse per distrazione o amnesia indotta, Galli ha però omesso di dire che il "problema targhe" è stato generato da una disposizione contenuta nel "Decreto Sicurezza" voluto dalla Lega, che sta creando notevoli difficoltà ad imprese, lavoratori frontalieri e privati cittadini”.
L’auspicio di Rossi “è che con il nuovo governo della Repubblica di San Marino che si insedierà a breve sia possibile da subito attivare un canale serio e fattivo di dialogo e confronto a tutti i livelli, propedeutico ad affrontare questa e tante altre questioni aperte legate ai i lavoratori frontalieri in senso lato. Se è infatti è vero che i frontalieri rappresentano oltre il 33% della forza lavoro impiegata nell'antica Repubblica - con oltre il 72% provenienti dalla Provincia di Rimini – è importante sottolineare che sta crescendo esponenzialmente anche il cosiddetto fenomeno del frontalierato al contrario (i cittadini sammarinesi e residenti che lavorano in Italia). Ecco perché può essere un'opportunità reciproca per le istituzioni dei due territori trovare strumenti operativi, come può essere un osservatorio, per analizzare e approfondire le questioni”.
Un tema “prioritario legato al welfare che ha risvolti sociali importanti è quello del non riconoscimento ai lavoratori di entrambi gli Stati dei benefici previsti dalla Legge 104 per assistere disabili e/o persone non autosufficienti (benefici previsti per i residenti a San Marino per effetto di una legge analoga) solo perché si lavora in uno Stato diverso da quello in cui si risiede. Sono consapevole che in quanto materia bilaterale tra Stati ha tempi tecnici non sempre celeri, ma considerando la sensibilità e l'urgenza del tema credo occorra mettersi subito al lavoro per verificare la possibilità di siglare un'apposita convenzione sanitaria tra Regione e Repubblica di San Marino, avendo la prima competenza per delega. Credo sia un atto di civiltà rimuovere questa forma discriminatoria nel riconoscimento di una legge a tutela dei più deboli, che crea indirettamente trattamenti diversi all'interno dei luoghi di lavoro”.
Sarà inoltre “necessario avviare un confronto Italia-San Marino anche sugli ammortizzatori sociali che punti alla parificazione di trattamento per i lavoratori italiani occupati a San Marino e per i lavoratori sammarinesi in Italia, in modo da garantire a tutti pari diritti”.
Sul piano fiscale “invece è necessario aprire una riflessione sul tema della franchigia, per arrivare alla trasformazione della cifra fissa stabilita in un valore percentuale in modo da mantenere inalterato il valore reale dell'abbattimento. Questo perché se da un lato la quota esente fissa è stata resa strutturale e aumentata (7.500 euro) nella legge di stabilità del 2015 proprio grazie all'impegno del Partito Democratico (impegno che ha dato serenità e stabilità a famiglie e lavoratori), dall'altro ha dovuto subire nel tempo l'erosione del valore reale per effetto delle dinamiche di inflazione, diminuendone di fatto il valore”.
A questo va aggiunta anche “la questione della tassazione dei redditi da pensione percepita a San Marino, su cui non si può applicare alcun tipo di abbattimento. Occorre in sostanza, assieme al CSIR (Consiglio sindacale interregionale) che sta svolgendo un preziosissimo lavoro di concertazione, coordinamento e interlocuzione, provare a riportare al centro dell'agenda dei lavori anche il tema del frontalierato in senso lato, riproponendo l'approvazione di uno "Statuto dei lavoratori frontalieri". Uno strumento indispensabile e moderno per andare definire un contesto di diritti e doveri chiari per tutti. Lo statuto dovrà concretizzarsi in un quadro normativo organico che dovrà affrontare questioni quali fisco, tassazione (compresa quella della previdenza estera), welfare e status giuridico della figura del lavoratore frontaliere, in modo da risolvere tutte le questioni che riguardano i lavoratori che ogni giorno attraversano i confini nazionali per prestare attività all'estero producendo un valore aggiunto per i territori".