Sangiovese di Romagna, i consigli di Antonello Biancalana
Il Sangiovese era il vino preferito di Tonino Guerra, il poeta e sceneggiatore di Sant’Arcangelo di Romagna, scomparso qualche mese fa. Diceva che forse non era il vino migliore al mondo, ma che era quello che gli ricordava la sua infanzia. Il Sangiovese di Romagna, per potersi chiamare così, deve essere prodotto, infatti, in 19 comuni della provincia di Rimini, oltre che in alcune cittadine delle province di Bologna, Forlì/Cesena e Ravenna. Inoltre deve contenere dall’85 al 100% di uva sangiovese.
Il nome del vitigno sembra che derivi dal latino Sanctus Iupiter, sacro Giove, il dio dei Romani, che in queste zone si erano insediati a partire dal III secolo a.C. Il sangiovese è un vitigno comunque diffuso anche al di fuori dei confini dell’Emilia-Romagna, come spiega Antonello Biancalana, editore e direttore della pubblicazione DiWineTaste: “Il Sangiovese è fra le uve più diffuse in Italia e lo troviamo, in particolare, in Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Marche e Lazio. È poi presente, seppure in modo marginale, in Puglia, Molise, Veneto, Liguria, Campania, Calabria e Sardegna. Ogni territorio conferisce all'uva caratteristiche uniche, a partire dal tipo di suolo. Per esempio, un Sangiovese coltivato in terreni argillosi tende a produrre vini più ‘robusti e colorati’, rispetto a quello coltivato in terreni sabbiosi o ricchi di ghiaia”.
Come allora districarsi da questa matassa di etichette e bottiglie? “La caratteristica principale che consente la riconoscibilità di un buon Sangiovese – risponde l’esperto Biancalana – è ciò che si considera la sua principale qualità, cioè una piacevole acidità, tecnicamente detta "freschezza", che, fra l'altro, conferisce al vino una discreta longevità. Nella sua natura, il Sangiovese esprime una notevole bevibilità e piacevolezza, e generalmente lo si riconosce nel calice grazie a profumi e sapori che richiamano direttamente l'amarena, la prugna e il lampone, senza dimenticare il suo piacevole profumo di violetta”.
La varietà impone anche diversi livelli di prezzi. Per Antonello Biancalana le cifre diverse dipendono dal “prestigio del territorio e dal modo con il quale si vinifica il vino. Va comunque detto che un buon Sangiovese, nella media, può costare da 5 a 8 euro, fascia di prezzo nella quale si possono trovare ottimi Sangiovese di Romagna, anche superiore, così come ottimi Chianti, che, va detto, non sempre è prodotto con Sangiovese in purezza”.
Tonino Guerra diceva: “Il Sangiovese è un ottimo rosso che può sembrare povero, ma che invece è potente, perché si abbina a tutto”. Dello stesso parere il direttore di DiWineTaste: “Il Sangiovese è probabilmente fra le principali uve capaci di dimostrare un'enorme versatilità a tavola. I vini Sangiovese leggeri e giovani si possono considerare dei veri e propri vini ‘a tutto pasto’, poiché si sposano magnificamente con le preparazioni culinarie più diverse, come i cosiddetti antipasti all'italiana, dove gli affettati sono protagonisti, ma anche paste, pure se ripiene, e secondi piatti di carne. Questi Sangiovese possono essere abbinati con successo anche con pietanze a base di pesce, in particolare con le zuppe. I Sangiovese più robusti, come il Brunello di Montalcino, il Nobile di Montepulciano, certi Chianti e il Sangiovese di Romagna Superiore, si sposano con elaborazioni più complesse, in particolare con brasati e stufati di carne, la selvaggina e i formaggi stagionati”.
Provate il Sangiovese come ingrediente: “Gli esemplari più leggeri e giovani, non eccessivamente colorati, si possono usare, per esempio, per sfumare piatti di carne o salse”. Il consiglio di Antonello Biancalana è di aggiungerne un “generoso calice” al ragù alla bolognese.
Carlotta Mariani