(Rimini) Confcommercio Rimini chiede la sospensione dei tributi per le imprese, in piena crisi a causa delle restrizioni in atto per combattere la diffusione del coronavirus. “Ci troviamo in un'emergenza senza precedenti e le decisioni appena prese dal Governo sono necessarie per fronteggiarla. La massima priorità è la salute pubblica, per cui occorre responsabilità da parte di tutti e per cui ognuno deve fare la propria parte. Ma è chiaro che questa crisi avrà inevitabili e pesanti ripercussioni su famiglie e imprese. Accogliamo perciò con favore la piattaforma di proposte che Anci Emilia-Romagna ha presentato alla Regione e ad Anci Nazionale per affrontare l'emergenza, così come registriamo positivamente che già alcuni Comuni del nostro territorio si sono attivati per dare una prima risposta. Di sicuro occorre ora un impegno netto e concorde da parte di tutti: Governo, Regione, Comuni, istituti di credito, Camera di commercio e tutti gli enti competenti devono intervenire con misure straordinarie a sostegno delle imprese e dei lavoratori.
In particolare lanciamo un appello ai Comuni della provincia di Rimini per un aiuto concreto e immediato al tessuto economico locale, e perché si facciano portavoce delle nostre istanze ai livelli più alti. E' necessario sospendere i pagamenti di imposte e tributi locali, come la Tari, o la Cosap per gli ambulanti che non possono più svolgere i mercati settimanali, e altri tributi relativi a servizi che non possono essere resi”, spiegano Fabrizio Vagnini, presidente Confesercenti provinciale Rimini, e Mirco Pari, direttore Confesercenti provinciale Rimini.
“Dobbiamo poi sapere con certezza se potremo sospendere il pagamento dei mutui, avere tempi definiti per l'attivazione della cassa integrazione in deroga e di tutti gli altri ammortizzatori. Occorre agevolare l'accesso al credito, erogare contributi per le imprese e prevedere iniezioni di liquidità.
E' infine urgente chiarire le nuove disposizioni di chiusura delle attività di vicinato. Il DPCM sul contenimento dell'emergenza, infatti, lascia spazio a dubbi e interpretazioni su quali imprese debbano restare chiuse e quali invece possano continuare a svolgere normalmente il proprio lavoro.
Rimangono ad esempio dubbi da chiarire sulle attività delle agenzie di viaggio, sulle imprese di ristorazione non esplicitamente nominate dal decreto, su i servizi d'asporto in loco e a domicilio, sulle attività ricettive con annesso servizio di ristorazione, come anche per i bar che vendono tabacchi e ancora molti altri casi”.