(Rimini) “Non abbiamo fatto nulla finora. I prossimi giorni, le prossime settimane saranno ancora più dure e dobbiamo prepararci a resistere con ancora maggiore forza e durezza”. Torna a ribadirlo il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, a tema la lorra alla diffusione del coronavirus. “Lo avevo detto ieri e lo ribadisco con il massimo realismo di tempi in cui serve la nettezza e spesso la crudezza. La situazione in provincia di Rimini è seria, molto seria. Ieri l’Ausl Romagna ha informato Prefetto e sindaci del territorio di un quadro che non si può far finta di aggirare”.
Cosa ha detto la Asl? “Nei Comuni della zona sud il rapporto tra numero di contagi al Coronavirus e popolazione è quattro volte superiore a quello che si registra nel Comune di Rimini e nel Distretto Nord. La stessa situazione estremamente critica per la Repubblica di San Marino e la Provincia di Pesaro Urbino, confinanti con il territorio riminese”.
Cosa significano questi dati? “Dobbiamo oggi, in queste ore, noi sindaci, le istituzioni, gli enti locali, fare i conti con tale contesto, che per certi versi è quello verificato nella zona metropolitana di Bologna con il Comune di Medicina. Attenzione! Siamo uno! Una sola cosa, una comunità, una provincia, una regione, uno Stato. Non è questione di provare a salvaguardare un pezzo di territorio ma tutti. Tutti noi”. Cosa può accadere al sistema sanitario locale? “Il tema oggi è tutelare gli ospedali e i loro reparti partire da quello di Rimini che svolge punto primario di cura per l’intera provincia ed è già sollecitato al limite delle forze. Se nel resto della provincia riminese, il rapporto contagiati/abitanti diventasse uguale a quello della zona sud il problema da grave potrebbe determinare un tema serio di tenuta degli ospedali. E questo non ce lo possiamo permettere. L’Ospedale Infermi, il Ceccarini di Riccione, il Francolini di Santarcangelo, il Cervesi di Cattolica, il Sacra Famiglia di Novafeltria, la rete messa in campo con le strutture private Tutte servono a tutti gli abitanti della nostra provincia. Non ci sono zone diverse, meglio o peggio. Ci sono zone in cui si stanno manifestando contagi e casi. Che, ribadisco, riguardano tutti noi, non solo l’area di insediamento del nosocomio. Parenti familiari amici colleghi di lavoro; l’area riminese è davvero una integrata e omogenea”. Cosa potrebbe accadere se la situazione andasse avanti così? “Non è questione di colpa o responsabilità, il virus è potente, potrebbe arrivare e colpire chiunque, è spesso asintomatico, un focolaio potrebbe accendersi anche senza una causa rintracciabile e visibile. Occorre fare di tutto perché ciò non avvenga nei prossimi giorni”.
Cosa si può fare? “Nel coordinamento con il Prefetto, con il presidente della Provincia di Rimini Riziero Santi e tutti i Comuni, da ieri e per tutta la giornata odierna, stiamo definendo una serie di proposte e di nuove misure da presentare nella giornata di domani alla Regione Emilia Romagna, che hanno l'obiettivo di potenziare ulterioremente controlli, contenimento e distanziamento sociale, e spostamenti delle persone. Nelle prossime ore questa proposta condivisa sarà presentata e verranno comunicate le decisioni prese. Oggi più che mai è necessario salvaguardare le strutture ospedaliere, medici, personale sanitario, pazienti. Si deve arrestare la catena del contagio. Restare a casa. Restare a casa. Restare a casa”.