(Rimini) “A Rimini siamo avanti”, ha detto oggi i videoconferenza stampa il prefetto Alessandra Camporota, alludendo alle misufe restrittive in vigore per Rimini dalla notte di venerdì scorso, con il blocco di tutte le attività produttive e commerciali non ritenute esseziali. “Noi siamo arivati venerdì, la Lombardia sabato e il governo domenica”, ricorda Caporota. Secondo la prefettura le attività chiuse sono pari all’80% del totale. “Il codice Ateco, previsto dal decreto nazionale, non vale da noi”, ha sottolineato il prefetto. Con Confindustria, camera di commercio, associazioni di categoria, istituzioni locali e regioni, spiega Camporota, si sta lavorando a un vademecum che chiarisca l’applicazione dell’ordinanza, con eventuali possibilità di deroga, e si è costituito un team che andrà a dire, una per una, quale attività può continuare e quale no. In realtà il prefetto è ottimista e questa ha scritto al ministro dell’interno Lamorgese per sottolineare come qui da noi “si sia fatta chiarezza”.
Controlli. Ieri sono state 1.818 le persone identificate, 43 quelle denunciate, “un numero costantemente in calo”. Sono, inoltre, 801 gli esercizi controllati, “tutti in regola”.
Posti letto e ospedali. Allo stato attuale, i posti letti in terapia intensiva sono 51, 41 a Rimini e 10 a Riccione. Quelli occupati sono 36 quelli occupati a Rimini, da 34 persone malate di covid e due pazienti con altre patologie, e 7 a Riccione, nessuno occupato da persone malate di covid.
Al proposito la prefettura in serata ha reso diramato una nota della direzione generale della Asl la quale, “a seguito dell'evolversi del quadro epidemiologico legato all'infezione da coronavirus, anche per il territorio provinciale di Rimini prosegue la pianificazione relativa alla dotazione di posti letto, sia di degenza sia di Terapia intensiva, per pazienti affetti da Covid 19”. E’ noto che “la disponibilità di spazi ospedalieri è stata attivata secondo la pianificazione regionale, a partire dai piani non ancora operativi del Palazzetto Dea dell'Ospedale "Infermi" di Rimini (quinto e sesto piano e presto anche il quarto); successivamente, a seguito della limitazione delle altre attività ospedaliere alle sole urgenze, sono stati recuperati ulteriori spazi a Rimini e sono stati attivati gli altri ospedali della rete provinciale, quelli di Cattolica, Santarcangelo, Novafeltria e Riccione, per la gestione di pazienti "non covid". Per Riccione è stata quindi attivata una struttura di "Covid Hospital", come da linee guida regionali.
Attualmente, i posti letto ospedalieri dedicati alla cura del Virus Covid sono 309 tra gli ospedali di Rimini e di Riccione, di cui 41 di terapia intensiva all'Ospedale Infermi di Rimini”.
Ulteriori “ampliamenti dell'offerta di posti letto si potranno attivare attingendo alle Case di Cura private per far fronte alla patologia ordinaria, ma non solo, così come è necessario prevedere di dedicare strutture intermedie (ad esempio le nuove RSA di Bellaria e Novafeltria, con complessivi 80 posti letto circa, oppure altre strutture ricettive alberghiere, oltre a quella già individuata nel territorio di Cattolica) che possano eventualmente accogliere pazienti che hanno superato la fase acuta e che si avviano alla guarigione”.
La Direzione della Asl sottolinea, inoltre, che “se nelle prossime due settimane la curva epidemiologica e la richiesta di ricovero ospedaliero dovessero mantenere i livelli attuali, potrebbe diventare indispensabile attivare ulteriori spazi di ricovero. Per questo motivo l'ufficio tecnico aziendale è al lavoro costantemente per valutare possibili scenari e modalità di intervento, tra cui, in particolare, l'ipotesi della realizzazione di un ospedale da campo all'interno del sedime ospedaliero o l'utilizzo di altri spazi, appositamente riconvertiti, con caratteristiche idonee ad ospitare tali strutture ed in posizione utile rispetto all'Ospedale stesso”.
Si pensa ad un’operazione analoga a quella effettuata per l’ospedale da campo di Piacenza. “Si potrebbe, ad esempio, ipotizzare un modulo, da allestire in collaborazione con l'Esercito italiano, di 40 posti letto più ulteriori 3 attrezzati per terapia intensiva, mentre in altri spazi potrebbero essere allestiti 42 posti più altrettanti di terapia intensiva. Rispetto ad entrambi queste ipotesi, sulle quali è comunque necessario espletare le opportune verifiche fin da ora, sarà poi ovviamente necessario mettere in campo le necessarie risorse umane (con adeguata dotazione di dispositivi di protezione individuale), tecnologiche e logistiche”.