“Le tante aziende del territorio chiuse per Decreto o per Ordinanza regionale sono concentrate su come fare fronte alle imminenti scadenze. Uno dei tributi che pesa di più nell’economia delle attività legate ai pubblici esercizi e al commercio e è la Tari, la tassa sui rifiuti di cui più e più volte abbiamo parlato per la sua grandissima incidenza sui costi di gestione delle attività. Per molti piccoli imprenditori è un autentico incubo, per tutti una tassa difficile da sostenere perché il servizio ha un costo notevole e in costante aumento nel tempo”, –spiega il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino .
“Ora che i nostri ristoranti, i nostri bar, i nostri negozi e moltissime altre tipologie di imprese sono completamente chiuse, e non per scelta personale del gestore, sono stati di fatto azzerati i quantitativi di rifiuti prodotti. Chiediamo dunque a gran voce che quando arriverà il momento dei prossimi conteggi, per le utenze non domestiche venga tenuto conto di questa mancanza totale di passaggi da parte del gestore per la raccolta e lo smaltimento di ogni tipo di rifiuto. Diamo per scontato che per questo periodo di inattività delle imprese non vengano loro conteggiati oneri, non essendoci di fatto stato un servizio per la mancanza di produzione dei rifiuti stessi. Ci aspettiamo comunque una ridefinizione del “quantum”, la possibilità di dilazioni e uno spostamento delle scadenze. Ben vengano intanto le iniziative dei Comuni che man mano si stanno adoperando per procrastinare le scadenze delle imposte, ma anche la partita della Tari non è fuori dal contesto, in questo momento in cui agli imprenditori manca la liquidità per fare fronte a questa e alle altre imposizioni, per di più con un futuro impossibile da prevedere”.