(Rimini) Al 31 marzo scorso le imprese attive femminili erano 83.891, pari al 21,2 per cento del totale delle imprese regionali, con una flessione rispetto alla stessa data del 2019 che va accentuandosi (-485 unità, pari a un -0,6 per cento). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Ancora una volta è andata peggio per le imprese non femminili che sono diminuite di 2.965 unità (-0,9 per cento). Da tempo la demografia delle imprese mostra un andamento migliore a livello nazionale (-0,3 per cento), anche se le imprese femminili sono aumentate solo in quattro delle regioni italiane. L'incremento è stato più rapido in Trentino-Alto Adige (+2,1 per cento). Nelle regioni con le quali l'Emilia-Romagna più spesso si confronta, le imprese femminili risultano sostanzialmente invariate in Lombardia e flettono dello 0,2 per cento in Veneto, dello 0,6 per cento in Toscana e dello 0,7 per cento in Piemonte.
I settori di attività economica. La flessione della consistenza delle imprese femminili deriva dalla composizione di tendenze ampiamente divergenti. Da un alto, quella positiva dell'insieme degli altri servizi (+559 unità, +1,4 per cento) escluso il commercio e dall'altro, quella negativa derivante dalla riduzione della base imprenditoriale nel commercio (-633 unità, -2,9 per cento), determinata dal solo dettaglio (si tratta della caduta più ampia mai rilevata fino a ora), e nell'agricoltura (-309 unità, -2,6 per cento), mentre la consistenza delle imprese flette in misura minore nell'industria (-1,4 per cento). La base imprenditoriale delle costruzioni riesce a espandersi lievemente (+0,2 per cento).
La forma giuridica. La leggera flessione delle imprese femminili ha solo contenuto la crescita delle società di capitale, la cui rapida corsa prosegue nonostante un rallentamento (+418 unità, pari a un +2,8 per cento), anche per effetto dell'attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che contribuisce alla sensibile riduzione delle società di persone (-368 unità, -3,0 per cento), alla quale si affianca una più lenta, ma più ampia flessione delle ditte individuali (-1,0 per cento, -536 unità). Le cooperative e i consorzi sono rimaste sostanzialmente invariate.