(Rimini) “Finalmente protocolli e linee guida per la riapertura in sicurezza dei nostri negozi sono stati messi nero su bianco e sono ufficiali. Abbiamo aspettato tanto e letto ogni genere di informazione – spiega Giammaria Zanzini, referente di Federmoda-Confcommercio a livello provinciale, ma anche vicepresidente regionale e consigliere nazionale - anche fuorviante, a volte quasi terroristica. Per questo ci tengo a ribadire che i negozi, in particolare quelli del settore tessile ovvero abbigliamento, calzature, intimo, pelletterie e accessori, sono in grado di ottemperare a tutte le disposizioni di legge per tornare a vivere in piena sicurezza il momento dello shopping, con le dovute precauzioni, dotazioni e cautele”. Così Giammaria Zanzini, presidente di Federoda Rimini interviene nell’atteso giorno della riapertura.
“Come Federmoda-Confcommercio abbiamo lavorato tanto e insistito con le istituzioni affinché i protocolli sanitari potessero essere realmente attuabili e alla fine alla lettura degli allegati all’Ordinanza della Regione Emilia Romagna del 17 maggio, possiamo dire di avercela fatta. Oltre alle regole per i dispositivi sanitari e per il distanziamento delle persone all’interno delle nostre attività (non più di una per negozi di 40 mq e per tutti distanziamenti di almeno un metro con la riorganizzazione degli spazi per evitare assembramenti), fondamentale è l’avere fatto chiarezza in merito ai concetti di pulizia, disinfezione e sanificazione”. Per i negozi in sede fissa “infatti non serve sanificare gli ambienti per mezzo di ditte specializzate per potere riaprire al pubblico dopo il lockdown, ma basta una pulizia approfondita di superfici, oggetti ed ambienti come abbiamo sempre fatto. Daremo garanzia di pulizia e igiene ambientale almeno due volte giorno e quella quotidiana delle cabine di prova con prodotti virucidi. Continueremo a farlo ogni giorno, ma non servirà sanificare i capi ad ogni prova. Solo nel caso risultasse la presenza di un soggetto positivo al virus si dovrà effettuare una sanificazione con ditta specializzata”.
Ovviamente “tutti avremo l’obbligo di mascherina e nei negozi ci siamo dotati di sistemi per la disinfezione delle mani per noi, i nostri lavoratori e i clienti. Proprio per questo in realtà non capiamo l’obbligo di usare i guanti monouso per fare gli acquisti (anche se nel protocollo si spiega che essi vanno usati “particolarmente” per l’acquisto di alimenti e bevande). Si tratta meramente di buonsenso: se una persona si è igienizzata le mani all’entrata, i guanti ci sembrano superflui e rischiano di togliere quell’esperienza tattile molto importante per l’acquisto di capi di abbigliamento o calzature. Molto importante infine è l’areazione: pulizia e disinfezione dei filtri dell’area condizionata che non andrà mai tenuta in modalità ricircolo d’aria. Ma soprattutto, come si legge,sono preferibili areazione naturale e ricambio d’aria”.
Certo “i costi aggiuntivi ci sono, dall’acquisto dei dispositivi di protezione e di igienizzazione alla redazione del documento su misure e procedure di contenimento e protezione imposte dall’emergenza ed eventualmente anche all’aggiornamento del manuale di autocontrollo. Insomma, la burocrazia resta e gli aiuti dello Stato almeno fino a questo momento sono irrisori, ma l’importante per noi è ripartire. Un motivo in più, tra i tantissimi, per preferire fare acquisti nei negozi di vicinato. E’ un momento molto difficile per tutti, ma soprattutto per le micro e piccole aziende del commercio, chiuse da tempo e ormai al collasso. Per questo chiedo davvero col cuore in mano di tornare a fare acquisti nei piccoli negozi del territorio, che sono pronti a garantire tutte le misure necessarie per la sicurezza. A tutti voi il compito di garantire la sopravvivenza a loro e a tutta l’economia del nostro territorio. Dobbiamo sostenere le piccole imprese che ripartono tra mille difficoltà, impegni e incognite sul futuro”.