A Riccione l'ultima querelle fra maggioranza e Pd riguarda i buoni spesa, il sussidio stanziato dal governo e distribuito dai comuni. "Dopo aver fatto accesso agli atti ed aver ottenuto l’elenco dei primi 700 assegnatari dei buoni spesa erogati dal comune di Riccione, - attacca Sabrina Vescovi, capogruppo del Pd - sono emerse tutte le “storture” e gli errori di impostazione del bando gestito dall’assessore Galli, che detiene la delega ai servizi sociali".
Nel mirino di Vescovi soprattutto il fatto che "Il comune di Riccione ha scelto un solo requisito per l’assegnazione: non possedere più di 10,000€ nel conto corrente.Il risultato è che a Riccione l’assegnazione dei buoni spesa ha favorito situazioni non sempre e non propriamente di disagio". La conseguenza, afferma Vescovi, è che "fra i beneficiari troviamo professionisti, imprenditori, titolari di esercizi pubblici, e figli di…".
Non si è fatta attende la replica dei capigruppo di maggioranza. "L’indicazione che ci è stata data, - scrivono - era quella di escludere chi aveva già goduto di cassa integrazione, di reddito di cittadinanza, chi percepiva già sovvenzioni dai servizi sociali, chi aiuti nelle bollette e sugli affitti: tentare di aiutare chi, per la prima volta, si trovava in stato di necessità a causa del virus. Giusto o sbagliato, questo è stato l’imput.
Un aiuto immediato alle famiglie. Un aiuto immediato, per l’appunto.
Capiamo bene che la parola “immediato” non sia molto amata in casa PD, considerando che ancora, da marzo, molti cittadini non hanno visto ne’ la cassa integrazione promessa, ne’ i 600 euro".
"A loro piace che le cose si complichino, che si passi per certificazioni, cavilli, burocrazia, che si debba fare il giro delle cento città per arrivare ad richiedere un bonus, per poi magari insediarci una bella commissione di esperti per stabilire le modalità. Il tutto, quasi orientato al fatto che si amplifichi ancor di più l’”effetto concessione”; vi ricordate Conte? Io vi concedo, Io vi autorizzo…
I buoni spesa sono stati un aiuto eccezionale e “una tantum”, per far fronte a due mesi di lockdown.
Noi ragioniamo nella legalità, agendo da comunità; una sola comunità di cittadini liberi.
Chi ha un costante bisogno di aiuto economico viene seguito sempre, tutto l'anno e non “una tantum” dai servizi sociali del Comune; chi si è trovato all'improvviso (e con sgomento), magari per la prima volta nella vita, senza i soldi in tasca per il pane perché ha dovuto chiudere il negozio per la pandemia, non è stato lasciato solo, ma aiutato. Una mano tesa, questo hanno rappresentato i soldi dei buoni spesa, per aiutare temporaneamente chi sarebbe dovuto poi ripartire a camminare sulle proprie gambe.
Una mano tesa, non ha bisogno di presentare la dichiarazione dei redditi".