(Rimini) “Rassegno le mie dimissioni, con decorrenza immediata, da presidente del Rimini. Questo non vuole dire che chi prenderà il mio posto non difenderà gli interessi del Rimini e dei nostri tifosi anzi, magari il tutto verrà fatto con maggiore forza. Il Rimini è un bene da tutelare, ci sono le famiglie, i ragazzi del settore giovanile. La cosa che mi dispiace di più sono i ragazzi che proprio in queste ore sono tornati in città per giocarsela, per svolgere il proprio lavoro, e non lo potranno fare”. Questo l’amaro sfogo del presidente biancorosso, Giorgio Grassi, dopo la decisione del consiglio federale di decretare la retrocessione d’ufficio del Rimini, con 11 gare ancora da giocare e senza avere la possibilità di disputare i play-out. Rimini calcio retrocede così in D a tavolino
“E’ una mazzata, perché negli ultimi giorni la proposta di far disputare i play-out alle ultime 4 della classifica era sembrata quella più sensata per dare un minimo di regolarità a un campionato che di regolare non ha nulla. E’ stato adottato un criterio iniquo, dove c’è scritto che una vittoria valga più di tre pareggi? Lo stesso, naturalmente, sarebbe stato se fosse toccato al Fano. Altrettanto ingiusto è il non giocare, anche se sarebbe stata dura almeno avremmo potuto parlare di merito sportivo. Lo spirito dello sport è mettere tutti sulla stessa linea ai nastri di partenza, poi a decidere è il campo. Sono molto amareggiato, spiace per i ragazzi che sono tornati a Rimini pronti a giocare, spiace per la città, perché si tratta di un’altra batosta che non merita e spiace naturalmente anche per me. Essere vittima di questa ingiustizia mi fa provare grande amarezza e tanta frustrazione. Ci siamo già attivati con l’avvocato Cesare Di Cintio, che è uno dei massimi esponenti in materia, per fare immediato ricorso al collegio di garanzia del Coni. Poi, nel caso non dovesse essere sufficiente, il Rimini ricorrerà al Tar”.
Sulla vicenda interviene anche il direttore sportivo biancorosso, Ivano Pastore. “Speravamo nel buonsenso, evidentemente il buonsenso non c’è stato. C’è grande amarezza perché questa è una decisione che riteniamo profondamente ingiusta. Il regolamento, per come è stato concepito, non è stato applicato nella maniera corretta. Diciamo che è stato confezionato un vestito su misura a seconda dei club. Come preannunciato, ora faremo il punto della situazione con i nostri legali e decideremo la migliore strategia per tutelare, in ogni sede, gli interessi della società, dei nostri tifosi e della città intera. Al proposito, l’amministrazione comunale si è mossa per difendere il nome di Rimini, per questo ritengo si tratti di una battaglia da portare avanti insieme, ognuno con le proprie competenze e nelle rispettive sedi”.