(Rimini) In un periodo in cui le opportunità di lavoro sembrano così incerte, è bello sapere che sarà ancora Alex a servirci il caffè, che Nadia continuerà a prender nota delle consumazioni e che Rachele accompagnerà ancora i turisti agli ombrelloni. Sì, perché lo "staff alternativo" creato dall'Associazione Crescere Insieme non si fermerà nonostante i molti ostacoli incontrati sulla sua strada. Lo scetticismo iniziale di chi pensava che i ragazzi con sindrome di Down e disabilità intellettive non fossero in grado di lavorare, le difficoltà derivanti da una pandemia che complica l'inserimento lavorativo, non hanno impedito il raggiungimento di notevoli traguardi. In quest'ottica va valutata l'iniziativa del 4 ottobre scorso durante la quale le Associazioni Crescere Insieme e Rimini for Mutoko organizzando un'apericena di solidarietà presso il Bagno Tiki 26 di Marina centro sono riuscite a raccogliere molti consensi, a seguito di una numerosa partecipazione di riminesi, e ben 1900 euro di donazioni che serviranno a finanziare le future iniziative.
Così, il progetto di Crescere Insieme, partito ormai da alcuni anni, si trova a muoversi su basi sempre più solide verso concreti e fattivi risultati. Uno di questi vede il moltiplicarsi del numero di realtà coinvolte nel progetto, che possono quindi vantare, al loro interno, uno "staff alternativo". Tra questi: l'Hotel Corallo di Rimini, il ristorante Tiki, il Bagno 26, l'Hotel Madalù, il bar della stazione di Viserba ed il bar spiaggia Botticella.
Strutture ed esercizi questi che, aiutati dagli educatori di Crescere Insieme, hanno assunto i ragazzi con contratto stagionale o offerto loro tirocini formativi regolarmente retribuiti. "Non posso nascondere un'iniziale scetticismo per una situazione a me completamente sconosciuta" ammette Cristina che, insieme al marito Fabio, gestisce L'Hotel Corallo a Rimini e che, da febbraio, ha accolto nel suo team Nadia. "Tutte queste preoccupazioni, però, sono state dissipate dal sorriso, dalla disponibilità e dall'entusiasmo di questa ragazza. Nadia ci arricchisce ogni giorno".
E Nadia è solo una delle ragazze coinvolte. Insieme a lei Alex, Matilde, Sofia, Enzo, Francesco, Giuseppe, Rachele e Benedetta confessano che "lavorare è difficile", richiede impegno, costanza e coraggio. Non è un caso che molti di loro raccontano di aver preferito inizialmente un lavoro "dietro le quinte", che non li esponesse più del dovuto. Poi pian piano hanno messo in gioco se stessi sempre di più affrontando incarichi impegnativi, soprattutto a contatto con il pubblico e questo li ha resi ancora più autonomi e sicuri di loro stessi.
Doppia occasione quindi per festeggiare. Da un lato, due associazioni che lavorano fruttuosamente insieme; dall'altro, la dimostrazione che un messaggio di solidarietà è riuscito non solo ad essere divulgato, ma anche a essere messo in pratica, dimostrando a tutti che non c'è modo migliore che l'inserimento nel mondo del lavoro per combattere l'isolamento di questi ragazzi e per incamminarsi sul sentiero dell'inclusione. Ad alzare i calici, sebbene distanziati, oltre 150 persone che hanno voluto sostenere questo progetto, comprendendo come per questi ragazzi davvero il lavoro sia vita.