(Rimini) "Per rispondere, è fondamentale conoscere il potenziale di ciascun settore e ciascuna filiera e valutare azioni mirate di accompagnamento verso la ripresa. Ecco perché la fotografia del fenomeno innovazione alla vigilia della pandemia è importante tanto quanto l'osservazione dei drammatici sviluppi successivi. Per sapere come riprenderci, dobbiamo sapere di che pasta siamo fatti e come questa possa essere resiliente e duttile per rispondere efficacemente alle sfide presenti e future". E' con questo intento che ala Camera di commercio presenta oggi i dati più aggiornati dell'Osservatorio Innovazione Emilia-Romagna, per un aggiornamentosulle trasformazioni in atto nei comparti e settori dell'economia dell'Emilia-Romagna. Lo studio è curato dal Centro per l'innovazione e lo sviluppo economico (Cise), sostenuto dalla Camera di Commercio della Romagna, co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e realizzato in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e ART-ER, dal 2012, l'Osservatorio Innovazione monitora l'evoluzione del fenomeno innovazione nelle sue declinazioni tecnologica, organizzativa, di mercato.
L'edizione 2020 è basata su una analisi rappresentativa di oltre 5.000 impreseemiliano-romagnole con più di un milione di euro di fatturato, stratificate per dimensione e localizzazione territoriale (provincia). Dopo due open talk (a luglio, sull'open innovation; a novembre,sulle competenze per governare la relazione tra uomo e macchina), l'Osservatorio Innovazione lancia un nuovo strumento di comprensione dell'innovazione regionale in questa fase di elevata incertezza: gli "speciali" sulle principali filiere dell'economia dell'Emilia-Romagna, curati in collaborazione con Antares, research partner per l'intera operazione. Gli "speciali" propongono un cruscotto di lettura per prodotto e territorio, utile a leggere l'attuale fase di elevata incertezza e permettere alle imprese azioni di benchmarking.
Il primo "speciale" dell'Osservatorio Innovazione è dedicato alle filiere della «meccanica intelligente» dell'Emilia-Romagna, ovvero le imprese ed i settori che adottano una fusione di tecnologie meccaniche, elettroniche, oleodinamiche e digitali che siamo abituati a ricomprendere nel termine «meccatronica». Le imprese delle filiere della meccatronica rappresentano un osservatorio privilegiato di una «doppia frontiera» innovativa: hanno un'elevata propensione all'export e mostrano un'elevata capacità di sintonizzarsi con la trasformazione digitale in atto.
Si è riscontrata l'elevata propensione all'export delle filiere della "meccanica intelligente": il 75% circa delle imprese dichiara attività di export. Più di un terzo delle imprese meccatroniche esporta oltre il 50%. Inoltre, quasi il 60% delle imprese ha almeno un cliente internazionale fra i primi 3 in ordine di importanza. Si è riscontrata anche una maggiore propensione all'innovazione e alla trasformazione digitale: oltre il 40% delle imprese meccatroniche dichiara di affrontare un percorso di innovazione e di trasformazione digitale, contro appena un terzo delle imprese non meccatroniche; le principali tecnologie 4.0 sono MES, COBOT, BIG DATA, SIMULATION, IOT, IA).
Un esame per origine e destinazione dei prodotti meccatronici permette di comprendere come la caratteristica di esposizione su mercati globali contenga, al contempo, elementi di vulnerabilità e di resilienza. Una valutazione di questi fattori appare cruciale nella fase di ripartenza dopo il 2020 e dopo lo shock provocato da Covid-19 sulle supply chain globali e lo "speciale" presenta un indicatore di esposizione ai rischi di «rottura» delle supply chain della meccatronica regionale durante eventi estremi, come quello registrato nel 2020. Circa 300 milioni di euro di export (il 40% del totale export della meccanica strumentale) sono vulnerabili a rotture della supply chain a causa di eventi estremi.
L'analisi evidenzia poi come la migliore capacità di ripresa non dipenda soltanto da una diversificazione del portafoglio prodotti/mercati, quanto dal grado di dipendenza da filiere di sbocco meno esposte alla crisi globale. La meccanica regionale che confluisce nelle costruzioni, infrastrutture e macchine presenta una maggiore vulnerabilità in termini di estensione della supply chain; mentre quella meno vulnerabile è quelle che confluisce nel packaging e nell'agroalimentare.