(Rimini) La guardia di finanza di Rimini ha sequestrato beni, tra cui ville di lusso, e finanze pari a 2 milioni a un 45enne di Coriano che abusando del rapporto di fiducia che aveva instaurato con un uomo novantenne, è riuscito a truffare e derubare l’anziano di ingenti somme di denaro e di oggetti preziosi. Le investigazioni del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno consentito di dimostrare che “l’indagato principale, dopo aver carpito la fiducia dell’anziano, proponendosi di aiutarlo nella gestione del suo patrimonio e delle pratiche connesse, si era appropriato fraudolentemente, grazie alla delega ottenuta per operare sui conti correnti della vittima, della somma di oltre 460 mila euro, emettendo alcuni vaglia circolari a nome di propri congiunti o di società a sé riconducibili, prospettando all’anziano la possibilità di effettuare un investimento in obbligazioni con rendimenti molto vantaggiosi”.
In aggiunta a ciò, “aveva stipulato, all’insaputa del novantenne, un contratto assicurativo a nome di quest’ultimo, sfruttando la disponibilità di dati e documenti di cui era venuto in possesso, per poi inscenare e denunciare un falso sinistro finalizzato a beneficiare indebitamente lui stesso di un indennizzo assicurativo in qualità di persona danneggiata”. Come se non bastasse, “sempre il principale indagato si era impossessato di 49 preziosi (anelli, collane e monili) appartenenti all’anziana vittima, per un valore di circa 17 mila euro, dopo averlo indotto ad assumere degli psicofarmaci, spacciati per integratori prescritti da un medico”. Molti dei reati, il 45 enne li ha commessi in concorso con i suoi due fratelli. Si parla anche di “riciclaggio” e “auto-riciclaggio”, per aver reimpiegato il provento dei reati commessi nella propria attività aziendale o per estinguere alcuni debiti contratti dal fratello e il reato di “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”, per aver compiuto, unitamente ai due fratelli, atti fraudolenti costituendo un “trust immobiliare di famiglia” al fine di consentire al principale indagato, già debitore del Fisco per oltre 600 mila euro, di sottrarsi ad ogni tentativo di riscossione coatta dell’Agenzia delle entrate.