(Rimini) “Le imprese sono allo stremo e se continua così non sopravvivranno". Lo dice laconico il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino chiedendo "interventi immediati e corposi dal punto di vista economico, non certo il 15% del fatturato perso ad aprile o l 10% sui giorni di chiusura di dicembre. Le piccole imprese sono la base del tessuto economico del nostro Paese e la loro scomparsa sarebbe un danno enorme per l’intera società. Nel 2020 ne sono già sparite 300.000, come certifica l’Ufficio Studi Confcommercio. Tra emergenza Covid e crollo dei consumi è stata chiusura definitiva per oltre 390mila imprese a fronte delle 85.000 nuove aperture: un’impresa su tre dunque non riaprirà più i battenti".
I settori più colpiti "sono commercio al dettaglio di abbigliamento e calzature, ristorazione, tempo libero, agenzie viaggio e trasporti. Insomma, tutto il mondo del turismo e del suo indotto. Proprio in questi giorni in cui si tenta di salvare il salvabile di una stagione invernale che è di fatto saltata mettendo in ginocchio interi territori con i quali siamo solidali, riteniamo inutile ogni sforzo che non guardi al settore turismo nella sua totalità, come il comparto imprescindibile su cui basare la ripartenza. Per il turismo italiano serve un Piano Marshall che al momento non è stato nemmeno pensato: sembra invece che le istituzioni al governo siano miopi da questo punto di vista. La conferma ce l’abbiamo dalla bozza sulla ripartizione dei fondi del Recovery Fund, che vedono stanziare per il turismo 3,1 miliardi di Euro. Solamente 3,1 miliardi di Euro, ovvero l’1,58% dei 196 miliardi complessivi. Una cifra assolutamente insufficiente che denota una mancanza di strategia per il potenziamento e la valorizzazione di una risorsa che da sola produce il 13% del Pil nazionale. Come se non bastasse, in questi 3 miliardi non c’è nulla per il mondo dell’accoglienza e della ristorazione che è completamente assente. Così, solo per intenderci, sono 17 quelli stanziati per la parità di genere. Tema importantissimo, ci mancherebbe. Ma qui, oggi più che mai, serve una parità di trattamento e uno studio sulle reali esigenze del Paese. Serve ora, prima che sia troppo tardi, un piano strutturale di rilancio del turismo, l’unica vera miniera d’oro".
La Regione Emilia Romagna "da parte sua si sta adoperando per poter dare il proprio contributo, che riteniamo lodevole, ma che non può essere sufficiente. La grande attenzione posta per le imprese emiliano-romagnole dal governatore Bonaccini è tangibile, i fondi inizialmente previsti sono stati triplicati, ma da sola l’amministrazione regionale può fare ben poco per risolvere un problema ormai strutturale. Ben vengano gli aiuti economici per le categorie in crisi, ma come ho già detto, ora abbiamo bisogno di un’operazione di ampio respiro. In questi lunghi mesi noi di Confcommercio come rappresentanti di categoria abbiamo lavorato alla mediazione per migliorare decisioni e provvedimenti, ma ora il tempo delle parole è finito perché le abbiamo consumate tutte. La rabbia sale ed è tangibile: molti stanno chiudendo, altri lo faranno a breve ingrossando le fila di chi non ha più niente da perdere. Non vorremmo mai tornassero i tempi dello scontro sociale, perché ad essere in crisi ora sono i piccoli imprenditori e i professionisti, ma appena termineranno i blocchi dei licenziamenti, si rischia anche il tracollo occupazionale. Uno studio dei Consulenti del Lavoro conferma che il grosso dei licenziamenti si registrerà nel settore degli alloggi e della ristorazione, seguito dal commercio con cifre che possono sfiorare il 30% degli organici. Il Paese non ha più la forza di aspettare. Bisogna fare bene, ma soprattutto fare presto”.