(Rimini) La pandemia ha reso ancora più evidente l'urgenza di porre al centro della vita della nostra comunità la sfida dell'educazione. La scuola, dai nidi dell'infanzia per arrivare fino al termine delle superiori, è il luogo dove costruiamo il futuro dei nostri giovani e ogni prospettiva di rilancio e ripartenza del nostro tessuto, culturale, sociale ed economico del nostro Paese. Affrontare e superare la paura del futuro.
E la sfida educativa, la volontà di offrire una scuola in cui i giovani siano intercettati nei loro desideri più veri e venga loro offerta un'ipotesi di significato che gli permetta di entrare nella vita accogliendone anche le sfide più impegnative, è da trent'anni la missione delle scuole pubbliche paritarie Karis.
A sostenere con un'inedita modalità di raccolta fondi, una storia in grado di creare a Rimini e Riccione una realtà fatta di nidi d'infanzia, asili, scuole elementari, medie e liceo classico, scientifico, linguistico, frequentati oggi da più di mille studenti, seguiti da 100 tra docenti e operatori scolastici, arriva la mostra fotografica "Il cuore negli occhi".
Da venerdì 29 gennaio, fino a domenica 14 febbraio, cinque fotografi riminesi Isotta Gabellini, Giacomo Bellavista, Giuliano Mami, Roberto Masi e Manuel Palmieri, espongono al Common Space di via Quintino una raccolta di alcuni dei loro racconti fotografici più significativi. Scatti donati alla Fondazione Karis e destinati alla vendita al pubblico (ogni pomeriggio dalle ore 15.30 alle 19.00). Ognuna della foto può essere acquistata al costo di 70 euro e l'intero ricavato dell'iniziativa sarà utilizzato per sostenere l'attività educative delle scuole Karis.
Isotta Gabellini, racconta il mare di Rimini scattando attraverso la lente del tessuto di lettini e brandine da spiaggia. Giacomo Bellavista sceglie il bianco e nero per fermare con il suo obiettivo momenti della Via Crucis o le onde che s'infrangono sulla diga foranea. Con Giuliano Mami si lascia, invece, la città e si entra con le sue fotografie in un viaggio dentro e fuori il Santo Sepolcro. Mentre, Roberto Masi mette a tema la natura, le piante del sottobosco delle colline i loro fiori, che diventano narrazione della dimensione più semplice e pura della bellezza. A chiudere la mostra il ritorno nel luogo centrale dell'immaginario riminese, spiaggia e sabbia, fermate dagli scatti di Manuel Palmieri.