(Rimini) A fine 2020 le imprese femminili attive in Emilia-Romagna erano 84.287, pari al 21,2 per cento del totale delle imprese regionali. La consistenza delle imprese in rosa ha quindi subito una nuova leggera flessione (-395 unità, pari a un -0,5 per cento) rispetto alla fine del 2019, che conferma il ritmo della discesa del trimestre precedente, in lieve accelerazione rispetto allo scorso anno. A certificare la battuta d'arresto dell'imprenditoria femminile sono i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
La tendenza risulta la stessa per le altre imprese, quelle non femminili, diminuite di 1.594 unità (-0,5 per cento). Le difficili condizioni in cui le imprese operano a seguito della pandemia non hanno pesato in misura diversa sulle imprese femminili. Nel dettaglio la tendenza non è omogenea. L'andamento delle imprese in rosa è diametralmente opposto per la componente giovanile e per quella straniera.
A fine anno le imprese femminili giovanili erano 7.955 pari al 9,4 delle imprese femminili regionali e da 19 trimestri mostrano una tendenza negativa apparsa accentuata nel corso del 2020, tanto da avere subito un calo del 3,3 per cento (-274 imprese) rispetto al dicembre 2019. Cinque anni fa le imprese femminili giovanili erano 9.010.Al contrario, le imprese femminili straniere risultano in aumento dall'inizio della rilevazione. Una tendenza positiva più contenuta nel 2020 (+3,0 per cento, +334 imprese) le ha portate a quota 11.563 pari al 13,7 delle imprese femminili dell'Emilia-Romagna. Alla fine del 2015 erano 9.552. Le imprese femminili in Italia sono aumentate lievemente (+0,2 per cento), mentre risultano invariate in Lombardia e flettono leggermente in Piemonte, Veneto e Toscana (-0,6 per cento in tutti e tre i casi).
I settori di attività economica: in calo agricoltura, moda, commercio e ristorazione. La flessione delle imprese femminili deriva dalla composizione di tendenze ampiamente divergenti. Aumentano le imprese delle costruzioni (+40 unità +1,3 per cento), mentre al contrario prosegue l'ampia contrazione in agricoltura (-227 unità, -1,9 per cento) e calano le imprese della manifattura (-1,1 per cento, -84 unità), soprattutto nelle industrie della moda (-99 unità, -3,3 per cento), in particolare delle confezioni. La flessione è lieve nei servizi (-121 unità, -0,2 per cento), in quanto hanno risentito delle difficoltà indotte dalla pandemia in particolare le imprese nel commercio al dettaglio (-294 unità, -1,8 per cento), nelle altre attività dei servizi alla persona, parrucchieri centri estetici ecc. (-121 unità, -1,2 per cento) e nella ristorazione (-1,2 per cento, -99 imprese), ma a parziale compensazione sono risultate in crescita le attività immobiliari (+84 unità, +1,5 per cento) e i servizi alle imprese, in particolare le attività finanziarie e le loro attività ausiliarie, le attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale e dei servizi di informazione e comunicazione (ITC).
La forma giuridica. Nonostante la leggera flessione delle imprese femminili, le società di capitale sono di nuovo notevolmente aumentate (+429 unità, +2,8 per cento), anche per effetto dell'attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata. A fare da contraltare sono state una altrettanto rapida riduzione delle società di persone (-337 unità, -2,8 per cento) e una più lenta, ma più ampia flessione delle ditte individuali (-0,9 per cento, -488 unità). Le cooperative e i consorzi sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,1 per cento).