(Rimini) "Parafrasando Mao Tsé-Tung: la restaurazione non è un pranzo di gala...". Secondo Enrico Piccari, capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale a Rimini, "quanto sta accadendo negli ultimi tempi nel Pd riminese ne è la dimostrazione". Di ieri la notizia che la commissione di garanzia nazionale del partito ha accolto i ricorsi di Maurizio Melucci e Jessica Valentini, sostenitori della candidatura di Emma Petitti a sindaco alle prossime elezioni amministrative del 10 e dell'11 ottobre.
"Oggi Melucci, Valentini e compagnia cantante esultano perché i consiglieri comunali, gli assessori e addirittura i segretari di circolo del Pd sono tornati a non avere voce in capitolo nella discussione sul candidato sindaco del centrosinistra alle prossime amministrative", spiega Piccari. "Il mio quesito ai garanti era stato fatto perché si esprimessero su un deficit di rappresentanza e di democrazia che affligge gli organismi del Pd di Rimini. Il problema sta nel fatto che la classe dirigente del Pd, fatta dai segretari di circolo, dai consiglieri comunali e dagli assessori, non ha neppure diritto di parola negli organismi di Partito che prendono le decisioni e con la modalità delle riunioni online non possono nemmeno parlare e far sapere come la pensano". In definitiva, va avanti Piccari, "in questo Partito, che rappresento in Consiglio Comunale, non ho diritto di parola, e sinceramente lo reputo svilente nei confronti del mio ruolo, di quello dei consiglieri comunali, degli assessori e dei segretari di circolo che mandano avanti il Pd ogni giorno tra mille fatiche".
Il comunicato congiunto di Melucci e Valentini, rileva Piccari, "è volutamente zeppo di imprecisioni ed omissioni solo per distorcerne il merito, ed è emblematico del problema del Pd di Rimini. In quel comunicato c'è tutta la disinformazione, l'arroganza e i problemi di un partito soffocato dalle spire di correnti voraci, che ormai non fanno neanche più finta di escludere tutte le voci dissonanti per proprio, unico interesse e a cui non importa di sfasciare tutto pur di prevalere nella propria personale guerra di potere. Avevo detto pochi giorni fa che è caduta la maschera, mi correggo: era caduta l'ultima maschera".
La prima a cadere "è stata quella della questione di genere, sbandierata per far dire che la sola candidata che andasse bene era la Petitti. Questione di genere che è stata mera propaganda, perchè è stata utilizzata dai suoi sostenitori non prima però che gli stessi avessero provato a imporre tre uomini, che si sono però subito volatilizzati, e senza ovviamente alcun coinvolgimento del Partito e della coalizione nella scelta".
E' poi caduta "la maschera delle primarie, che ancora oggi fanno finta di volere, quando si sa benissimo che a Rimini sarebbero un disastro per il Pd, come del resto già ampiamente dimostrato da Torino. Le primarie servono solo per i giochi di forza tra le correnti del partito, a discapito poi di chi conquisterà veramente le città nelle urne. L'ultima a cadere è stata quella di Melucci sedicente spettatore, che in verità è lo stratega della restaurazione, l'ha preparata da tempo ed oggi ne brama il compimento. Tutte queste maschere sono cadute, una dopo l'altra, ed hanno mostrato la faccia più cruda, cinica ed arrogante della lotta per il potere politico".