(Rimini) “Nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 siamo stati svegliati di soprassalto da un angelo della Cdo che facendo un sopralluogo, essendo scattato l'allarme di Tiraferri, aveva notato che era divampato un incendio all'interno del capannone e si è preoccupato di svegliarci suonando e urlando. Fortuna che lui sapeva che sopra al capannone ci fosse un appartamento abitato!". Inizia così il racconto di una famiglia che abitava in un appartamento ricavato nel capannone dell'area artigianale di Viserba. Qualche sera fa il capannone è andato distrutto dalle fiamme. Nell’appartamento abitavamo due madri con i loro figli più la nipote di una delle due: due adulti e tre minorenni. "Quando ci siamo svegliati avevamo già il fumo in casa e affacciandoci alla finestra ci siamo rese conto che la luce arancione proveniva da un incendio".
"Il vigilante ci ha urlato di uscire subito in quanto le fiamme erano già alte. Tirati giù i bambini dal letto in mutande e noi in pigiama, siamo corse fuori e ci siamo
allontanate in macchina dalle fiamme che avevano avvolto la prima metà del capannone. Una volta allontanati con i bambini in lacrime, ci siamo accorte di avere lasciato in casa il cane ed il gatto e Maria e Feliciana sono tornate per riprenderli ma non era più possibile entrare. Io sono rimasta in macchina con i bambini e ho allertato subito il mio compagno".
Arrivati i primi camion dei vigili del fuoco, "sono entrati a salvare il cane mentre il gatto è scappato. Da quel momento altri 6 mezzi sono arrivati per domare l'incendio che aveva preso l'altra metà del capannone, facendo crollare un tetto a pochi metri dai vigili del fuoco. Dopo qualche ora è arrivato anche il mezzo speciale per spegnere gli aerei. Guardavamo allibite le fiamme indomabili, ringraziando il Dio e quella guardia giurata che è stato il nostro angelo. Sul posto arrivarono i carabinieri e la polizia che iniziarono ad interrogare noi ed i Tiraferri".
"Intorno alle 6 chiedo al mio compagno , di portare via i bambini da lì, di fargli fare colazione e di farli dormire un po’. Ci informarono che era stata attivata l'emergenza abitativa e avremmo dovuto aspettare il tecnico del Comune che sarebbe arrivato in mattinata per trovarci una sistemazione. Nelle ore successive abbiamo atteso che il fuoco venisse domato, verso le 10 riuscimmo ad entrare insieme a 2 vigili del fuoco ed in 5 minuti abbiamo preparato il minimo indispensabile. É stato un film! Si sentivano i vigili di sotto che urlavano tra di loro, i muri erano crepati e scottavano, ci saranno stati 200 gradi, dal tetto entrava acqua ed abbiamo visto che le
fiamme entrate da lucernaio avevano inghiottito un bagno. C’era puzza! Una gran puzza di bruciato".
"Poi è arrivato il tecnico del Comune che ci ha comunicato che il nostro appartamento non sarebbe stato più abitabile. in quanto inagibile. Allertati i servizi sociali, ci siamo sentite dire che il Comune non gestiva questo tipo di emergenza e non aveva alloggi. Esasperate dietro alla provocazione di accamparci in tenda davanti al Comune, il tecnico tramite i servizi sociali ci informò che l'unico aiuto poteva essere economico di 300 euro da ritirare entro mezz'ora alla Caritas ma dovevamo cercarci da sole un alloggio. Allibite dalle risposte, abbandonate, completamente in stato di shock Maria andava alla Caritas, io sono risalita nell'appartamento con 3 vigili del fuoco e 4 di Tiraferri a prendere altro. Ma non ero lucida e non ho preso molto, abbiamo riempito dei sacchi della spazzatura e due scatole che avevano i Tiraferri nel furgone, la prima cosa che ho preso sono state le tazze della colazione dei bambini, ne erano affezionati, qualche vestito per tutti, qualcosa da mangiare".
I giorni a seguire, "dopo vari crolli psicologici, ci siamo rese conto di non avere avuto nessun tipo di assistenza sanitaria, al che Domenica intorno alle 21 ci siamo recate all'ospedale di Rimini e siamo uscite non prima delle 00.30 dopo 3 ore e mezza nelle quali sono stati visitati solo i bambini. Non abbiamo aspettato ancora in quanto i bambini dovevano dormire! Lunedì mattina indignate dalla non curanza ci siamo recate nella sede dei servizi sociali in via Ducale per capire chi avesse gestito l'emergenza e perché siamo state trattate con tale indifferenza, Non un controllo sanitario, ne un alloggio o appoggio momentaneo, quando abbiamo appreso dal giornale che l'altra famiglia è stata accolta dalla protezione civile, con sacchi a pelo, alimenti e vestiti".
Dopo una "lunga attesa ed insistenza siamo riuscite ad avere un colloquio con il vice sindaco Lisi Gloria che dopo 5 ore di attesa ci ha ribadito che a Rimini ci sono 1.500 case non abitate che i proprietari non voglio dare in affitto nemmeno all’ente comunale. Loro possono aiutarci solo con contributo economico perché gli alloggi non li hanno e nemmeno case di emergenza. Quindi dobbiamo trovarcelo da sole! Siamo ancora alla ricerca di una abitazione e ci chiediamo se il contributo del comune potrà mai coprire il costo di un affitto in alta stagione a Rimini, per cui cerchiamo tramite i cittadini di trovare un affitto annuale, pagando come abbiamo sempre fatto per ritrovare stabilità ed equilibrio che quella notte ci ha segnato per sempre”.
A rendere nota la lettera delle donne è il consigliere comunale di Rinascita Civica Mario Erbetta, che al proposito questa sera presenterà un'interrogazione al sindaco Andrea Gnassi per chiedere maggiori informazioni su quali "provvedimenti urgenti" intende prendere il Comune per aiutare queste ragazze madri e i lori figli minorenni. sul perché non siapossibile concedergli un'abitazione tra quelle di emergenza abitativa, sul perché non sia possibile in via provvisoria farle alloggiare in un'appartamento Acer sfitto per ristrutturazione o altro, su quanto durerà nel tempo il contributo economico e a quanto ammonterà.