(Rimini) "Abbiamo ascoltato con attenzione le accorate parole del Segretario provinciale del PD di Rimini, Filippo Sacchetti e condividiamo la sua preoccupazione". Così il gruppo 'Io sto con Emma' in una nota firmata da Antonio Augusto, Anna Baccarini, Tamara Balducci, Chiara Bellini, Vera Bessone, Loretta Biondi, Carla Bonvicini, Marina Cecchini, Cristina Corbelli, Andrea Felli, Federico Fidelibus, Sabrina Foschini, Pj Gambioli, Anna Giusto, Alessandra Gori, Angela Piegari, Donato Piegari, Loretta Pompili, Nadia Urbinati, Fiorella Zangari, Giovanna Zoffoli.
"Il PD riminese è chiamato a prendere una decisione molto importante e crediamo debba farlo nel rispetto delle regole che il Partito stesso si è dato. Nei giorni scorsi si è molto discusso della delibera della Commissione Nazionale di Garanzia del PD che ha accolto i ricorsi presentati da due iscritti, ma il dibattito si è incentrato soprattutto su un aspetto, quello legato all'allargamento o meno dell'Assemblea del PD di Rimini ad alcuni soggetti, questione che era oggetto in particolare di un ricorso, in ordine al quale la Commissiona Nazionale di Garanzia ha deciso che l'eventuale allargamento non era di competenza della Commissione Regionale e di quella Provinciale, bensì appunto dell'Assemblea medesima".
Non si è invece a loroavviso "prestata sufficiente attenzione ad un'altra cosa che la Commissione Nazionale di Garanzia ha precisato, in accoglimento dell'altro ricorso (che non riguardava la composizione dell'assemblea, bensì le primarie come metodo di selezione dei candidati sindaci in base allo Statuto del PD). Ebbene, a nostro avviso, alla vigilia dell'Assemblea del PD riminese è proprio a quel passaggio della delibera della Commissione Nazionale di Garanzia che occorre fare riferimento. Scrive l'Organo nazionale di garanzia del Partito, accogliendo il ricorso, che "in merito alle modalità di selezione per le cariche monocratiche istituzionali si fa espresso riferimento all'art. 24 dello Statuto Nazionale del PD". L'art. 24 dello Statuto Nazionale prevede al comma 1 che "i candidati alla carica di Sindaco e Presidente di Regione vengono scelti attraverso il ricorso alle primarie di coalizione", ma precisa anche le condizioni alle quali si può derogare al metodo "naturale" di selezione dei candidati".
Infatti, "sempre all'art. 24, il comma 4 afferma che è possibile utilizzare un diverso metodo a due condizioni (che devono coesistere): 1) che il diverso metodo sia "concordato con la coalizione" e 2) che il diverso metodo sia approvato "con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell'Assemblea". Tornando al caso di Rimini è risaputo che nelle scorse settimane sia stato affidato dall'Assemblea un incarico ai Segretari Regionale, Provinciale e Comunale finalizzato a reperire un candidato diverso da Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad su cui Partito e altre forze della coalizione potessero convergere. Non si dubita dell'impegno profuso dai Segretari, i quali non sono tuttavia riusciti ad individuare il famoso terzo nome".
In assenza di un candidato unico "è quindi necessario tornare a seguire le prescrizioni dello Statuto (come ci ricorda la Commissione Nazionale di Garanzia) e pertanto, per evitare le primarie, occorre verificare se ricorrano le condizioni dell'art. 24 comma 4 (accordo di coalizione e maggioranza dei 3/5 dell'Assemblea). E prima ancora che contarsi affannosamente in Assemblea per capire se e come possa essere raggiunta la soglia dei 3/5, basterà prendere atto che non esiste alcun accordo di coalizione su un metodo alternativo alle primarie".
Alcune forze della coalizione auspicano la candidatura di Sadegholvaad, altre invocano le primarie tra Petitti e Sadegholvaad, altre ancora propongono un proprio candidato di bandiera "e ci sono alleati a cui starebbe bene tanto l'individuazione di un terzo nome quanto lo svolgimento di primarie tra Petitti e Sadegholvaad. In questa situazione ci pare del tutto evidente che un'eventuale decisione dell'Assemblea diversa dallo svolgimento delle primarie che designasse, con una forzatura, questo o quel candidato, costituirebbe una violazione dello Statuto Nazionale del PD, quello Statuto che solo qualche giorno fa la Commissione Nazionale di Garanzia del PD ci ha indicato come stella polare da seguire. Le conseguenze sarebbero facilmente immaginabili: in caso di violazione dello Statuto è previsto il commissariamento del Partito locale, commissariamento che con ogni probabilità qualcuno invocherà. Così come non potrebbero escludersi ulteriori ricorsi agli Organi di garanzia.
Per questo, "a meno che non si creino le condizioni per un accordo di coalizione su un terzo nome, a norma dello Statuto del PD le primarie tra Petitti e Sadegholvaad (ed eventualmente anche altri candidati proposti dalle forze della coalizione) non sono una opzione, ma un obbligo. La scelta a cui è chiamato il PD riminese è tra designare un candidato in aperta violazione dello Statuto del PD (così avvelenando ulteriormente il clima e favorendo la reiterazione di ricorsi e battaglie legali) e lo svolgimento delle primarie nel rispetto dello Statuto. Un Partito che si definisce "Democratico" non può e non deve temere di chiamare la sua base ad esprimersi: uno degli argomenti usati contro le primarie è che sarebbero state divisive, mentre a noi pare sia stato molto più divisivo cercare in tutti i modi di evitarle. Non continuiamo a commettere lo stesso errore: confrontiamoci (anche duramente), ma poi, come prevede il nostro Statuto, votiamo. Con l'impegno (come del resto avvenuto in passato, anche in questa città) che chiunque uscirà vincitore dalla primarie sarà il candidato di tutti".