Venerdì 16 luglio verrà ricordato, per iniziativa della Confraternita di San Girolamo, il prodigio del movimento degli occhi della nota immagine della Mater Salvatoris , conservata presso l’Oratorio di San Giovannino (Via Dante, 18), con una Messa celebrata alle ore 18,30 da don Gioacchino Vaccarini della Comunità di Monte Tauro.
Pochi sanno che il medesimo prodigio si è manifestato sempre a Rimini il 27 luglio 1796 anche a casa di Giuseppe Parri dove una immagine di Maria, anch’essa in aspettazione del parto, mosse gli occhi. Solo dieci 10 giorni dopo. L’effigie venne portata a Santa Colomba (allora Cattedrale) e poi successivamente nel tempo in San Francesco (Tempio Malatestiano) dove venne purtroppo distrutta nel bombardamento del 1944.
La Mater Salvatoris è una Madonna in aspettazione del parto eseguita dal pittore riminese Giovan Battista Costa nel 1730, la quale nel 1796 ha compiuto il prodigio del movimento degli occhi; tale evento miracoloso è uno dei fatti che ha segnato la fede del popolo riminese, avvenuto in un periodo storico difficile per la Chiesa oppressa dalla dominazione giacobina, ed ha sorretto una forte resistenza culturale e religiosa all’invasione napoleonica, che va sotto il nome di “insorgenza”, misconosciuta ancora oggi dalla storiografia ufficiale.
Questi fenomeni riminesi fanno parte di una impressionante ondata di prodigi segnalati nell’Italia invasa dalle truppe di Napoleone Bonaparte. Nel 1796 più di 120 immagini, in gran parte mariane, si “animarono”: alcune mossero gli occhi, altre mutarono addirittura colore, altre ancora modificarono la loro espressione.
Il pittore Giuseppe Soleri Brancaleoni dipinse una copia di questo piccolo quadro della Confraternita su richiesta di sua sorella Chiara, monaca di clausura del convento riminese degli Angeli (ora Chiesa di S. Chiara), che per la regola di vita claustrale non aveva potuto recarsi sul posto a venerare l’immagine. Anche questa copia venerata come Mater Misericordiae, fece il prodigio del movimento degli occhi e della lacrimazione nel 1850, ed ora è venerata nel Santuario di Santa Chiara.