(Rimini) A poco più di sessant’anni dalla sua inaugurazione il grattacielo di Rimini ripensa sé stesso avviando un percorso di rigenerazione in grado di restituire una nuova immagine funzionale ed estetica. L’obiettivo è che l’edificio più alto della città ritrovi quella modernità che aveva contraddistinto la sua costruzione completata nel 1960. Quindi, a metà dello scorso anno, il condominio ha affidato un incarico per la redazione di un progetto di fattibilità tecnico-economica finalizzato a valutare contenuti, modalità e costi per la ristrutturazione, e nel mese di marzo di quest’anno è stato affidato all’architetto Teresa Chiauzzi l’incarico per la redazione del progetto di ristrutturazione. Il progetto è stato illustrato dall’architetto Chiauzzi ai componenti del consiglio del grattacielo il 20 luglio scorso nel corso di un incontro a distanza aperto a tutti i condomini e che ha registrato una vasta adesione da parte degli stessi.
Un guscio avvolgente posto sul tetto del grattacielo ospiterà i 600 metri quadrati dell’impianto fotovoltaico e consentirà di utilizzare gli spazi della terrazza, così come era stata concepita nel progetto del 1957. Due le soluzioni proposte nel progetto dell’architetto Chiauzzi: la prima ha la forma di un elemento aereo sospeso che sostiene le celle fotovoltaiche con una balaustra di protezione che circonda il piano della terrazza; nella seconda il graticcio diventa un guscio avvolgente disegnato con cerchi sovrapposti che racchiude lo spazio della terrazza. Il tema di fondo è l’energia e anche il colore utilizzato marca questa idea: il giallo del graticcio si riverbera al piano terra, dando colore ad alcuni elementi della piazza e della galleria per restituire, dopo sessant’anni, una nuova energia.
Con i suoi 27 piani la torre rappresenta l’elemento statico che può essere reso dinamico: la sua visibilità può infatti restituire diversi effetti percettivi. Abbandonando la percezione di avere un “fronte” e un “retro”, la proposta valorizza la verticalità dell’edificio attraverso una scala cromatica che sfuma dallo scuro al chiaro verso l’alto utilizzando cromie che fanno parte dei colori cementizi del Grattacielo. Emergerà una trama a saliscendi come il movimento di un equalizzatore, come un faro illuminato di notte che nelle situazioni speciali dispone di una terrazza a cento metri di altezza che si illumina.
Il corpo ammezzato mostra una forma impropria da ridisegnare per riconnotare la sua funzione di avamposto commerciale che in origine dava lustro alla piazza antistante. La proposta si rifà agli ingressi di cinema e teatri piuttosto enfatizzati dai colori e dalle luci a segnare chiaramente l’ingresso al Grattacielo. La copertura, oggi uno spazio vuoto occupato solo in parte da corpi tecnici, diventa un tetto verde, un roof-garden, un belvedere sulla passeggiata che porta al mare o in città, ma anche uno spazio per abbattere il calore. Queste sono alcune tra le novità peviste dal progetto.