(Rimini) Un inedito incontro si è tenuto nei giorni scorsi presso la sede della Centrale sindacale unitaria tra Alessandra Gori ed Agostino d’Antonio rispettivamente presidente e vice presidente del Consiglio sindacale interregionale e il presidente del Comites (Comitato degli italiani all'estero di San Marino) Alessandro Amadei.
Due i temi principali dell’incontro: la complessa condizione nella quale si trovano i lavoratori frontalieri di San Marino che dopo essere stati alle prese con questioni di carattere fiscale, normativo e di mancanza di equità di trattamento, ora si trovano ad affrontare i pesanti contraccolpi dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus che getta difficoltà ed incertezze sul loro futuro; dall’altra la necessità di una riforma organica della cittadinanza.
I vertici del Csir "hanno manifestato la loro forte preoccupazione per una serie di emergenze poste sul tavolo della politica a da tempo irrisolti, come ad esempio, la questione dei 6 milioni di euro stanziati con il decreto rilancio 34/2020 e poi dal decreto Sostegni bis in favore dei lavoratori frontalieri dipendenti ed atipici rimasti senza lavoro a causa della pandemia e mai elargiti a causa della mancata emanazione da parte del Governo Italiano dei decreti attuativi". Il Csir, inoltre, "ritiene non più rimandabile un intervento del governo italiano volto a sanare un evidente vuoto normativo su cui, da anni, tanto le organizzazioni sindacali quanto gli organismi di rappresentanza dei cittadini all’estero insistono, ovvero l’approvazione dello “Statuto dei lavoratori frontalieri”, una proposta di legge ferma nelle aule parlamentari da tempo. Un testo che si sostanzia di 5 articoli e che affronta temi sensibili come la parità di trattamento, il dialogo sociale transfrontaliero, la ricognizione degli accordi bilaterali (un terzo dei Paesi in questione non sono nell’Unione Europea), nonché l’istituzione di un osservatorio nazionale capace di qualificare e quantificare il fenomeno".
Dal canto suo Amadei ha posto l’accento "sulla necessità che il governo sammarinese approvi una riforma organica sulla cittadinanza, superando le criticità presenti in una normativa articolata e complessa. Il primo nodo da sciogliere riguarda ancora la rinuncia alla cittadinanza di origine, come condizione per ottenere la cittadinanza sammarinese per naturalizzazione, che l’Ecri ed altri organismi europei chiedono da tempo a San Marino di eliminare. Vi è poi l’obbligo di rinuncia alla cittadinanza di origine che è una vera spina nel fianco per tanti cittadini stranieri residenti, ai quali si chiede di rinnegare le proprie radici". Sull’uno e l’altro campo di azione Csir e Comites "hanno stabilito utili sinergie ed entrambi i comitati si sono impegnati a sollecitare l’intervento delle Istituzioni locali e regionali affinché si facciano anch’essi portavoce verso il governo italiano ed il governo sammarinese, per la soluzione di problematiche non più rinviabili".