(Rimini) “Siamo molto dispiaciuti ma per niente sorpresi". E' il commento di Gaetano Callà, presidente di Fipe-Confcommercio della provincia di Rimini in merito alle chiusure dei locali nel week end per il mancato controllo del green pass. "Come detto e ridetto, attivare queste misure a stagione in corso sulla nostra Riviera non è facilmente gestibile, soprattutto per alcune tipologie di attività. Pensate che nei giorni clou del mese di agosto, in poche ore i locali si sono dovuti reinventare, hanno dovuto reclutare personale che già di per sé risulta introvabile e hanno dovuto mettersi a controllare certificazioni e documenti".
Un lavoro enorme, spiega Callà, "che ha mandato in corto circuito più di un’attività. Siamo veramente stanchi: non possiamo essere sempre noi gli unici a pagare. Lasciare la responsabilità dei controlli esclusivamente in capo al gestore dei pubblici esercizi è una scelta che ci discrimina e che sta sferrando un altro duro colpo per locali che a questa pandemia hanno già pagato un notevole tributo in termini economici e di fiducia nel futuro. Una situazione incompatibile con il nostro modello turistico e a farne le spese ancora una volta sono solamente le imprese. Come Fipe continuiamo a manifestare contrarietà al controllo dei documenti d’identità perché non siamo pubblici ufficiali e non può ricadere su di noi anche la responsabilità per l'uso improprio del Green pass".
Callà ribadisce "che le leggi vanno rispettate sempre e se qualcuno sbaglia è giusto che paghi, ma ritengo che i nostri pubblici esercizi non possano essere gli unici colpevoli. Il combinato disposto tra le nuove regole e i flussi turistici di agosto che nonostante tutto sulla Riviera siamo riusciti a generare grazie alla serietà dimostrata finora nel gestire la pandemia e agli investimenti fatti per la sicurezza, crea grosse criticità. Sanzioni e chiusure per i locali non possono essere le uniche risposte. Probabilmente i pubblici esercizi sono più facili da controllare, ma di certo non sono gli unici che faticano a fare rispettare le disposizioni. Trasporto pubblico locale, viali delle passeggiate, fermate dei bus, feste abusive, party in spiaggia: ovunque si creano assembramenti, eppure gli unici a pagare sono gli imprenditori dei pubblici esercizi che diventano ancora una volta capri espiatori. Senza voler tornare a parlare di tutti quegli esercizi che non potrebbero fare servizio al tavolo e che invece continuano imperterriti, in totale anarchia. Sopportiamo, ma non siamo ciechi".
Sulla costa "abbiamo centinaia di migliaia di giovani venuti qui a divertirsi, a vivere il giorno e la notte, a festeggiare le vacanze. Flussi enormi, che fanno diventare le nuove incombenze gravose. In più la situazione è acuita dall’inspiegabile chiusura dei locali da ballo, che chiedono invano da mesi e mesi di poter aprire e lavorare con il Green Pass e a loro non è stato concesso. Così facendo si sta mettendo in discussione il nostro modello di intrattenimento e il futuro delle nostre imprese, mentre attorno a noi pare che tutto sia lecito o comunque abbondantemente tollerato. E poi, dove è finita la responsabilità personale? Perché si va a colpire sempre e solo chi è già stato duramente penalizzato da questa pandemia? Se da una parte c’è chi pensa di liminare il consumo al tavolo perché fatica a garantire il controllo di certificati e documenti, dall’altra sono già attive in alcuni Comuni della provincia le ordinanze che non permettono ai pubblici esercizi di somministrare e vendere per asporto. Paradossi su paradossi in pieno agosto, nel mese che doveva una volta per tutte sancire la ripartenza. Lo diciamo da tempo, ma non veniamo ascoltati. Il futuro delle nostre imprese, evidentemente, non interessa a nessuno”.