(Rimini) Le concessioni balneari potranno essere prorogate solo fino al 2023. Lo ha stabilito il consiglio di stato che ieri si espresso in merito all'udienza del 20 ottobre sul ricorso vinto da alcuni ccnessionati al Tar di Lecce. Secondo i giudici i due anni di tempo sono utili "evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere". Tuttavia, dal giorno successivo al 31 dicembre 2023, "non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa", il "settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza" e "tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto". I concessionari attuali "potranno comunque partecipare alle gare", spiega l'agenzia Ansa.
Il consiglio di Stato, pur riconoscendo "l'eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale", ha dovuto riconoscere che il vuoto normativo perdurante in Italia sulle concessioni demaniali marittime ha generato una situazione che contrasta con le regole europee sulla concorrenza, consentendo proroghe automatiche e generalizzate. L'ultima in ordine di tempo è quela disposta dal ministro Gian Marco Centinaio al 31 dicembre 2033.
La concorrenza non è solo un valore imposto dall'Europa, ma anche un diritto "estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita", ribadisce il consiglio di Stato.
Secondo fonti del governo Draghi, riportate dall'Agenzia Ansa, l'esecutivo sarebbe stato pronto a intervenire sulle concessioni balneari non appena si si fosse pronunciato il consiglio di Stato. Per questo il dossier era stato stralciato dal decreto concorrenza della settimana scorsa. Il tema, inoltre, sarebbe "fuori dal perimetro del Pnrr".
In allegato il testo della sentenza del consiglio di Stato.