(Rimini) Nella settimana dal 22 al 28 novembre tra i casi di residenti diagnosticati sul territorio romagnolo, si sono registrate 3.401 positività (6,5%) su un totale di 52.074 tamponi. Si registra un aumento dei nuovi casi in termini assoluti (+626). Rispetto alle previsioni del Piano aziendale si registra un tasso di occupazione di posti letto da parte di pazienti affetti da covid, che pone nel livello arancione. In totale sono ricoverati 176 pazienti, di cui 16 in terapia intensiva.
Nel riminese, sono stati 1.166 i nuovi casi diagnosticati su residenti, 1.187 i casi diagnisticati in totale, numero che fa schizzare Rimini in vetta alle province romagnole con un maggior numero di contagi, 1946 i casi attivi. Segnalato un nuovo focolaio in una strutura socio sanitaria, 55 le classi in quarantena. I contagi hanno superato la quota dei 250 ogni 100mila residenti, nel dettaglio si parla di 333 nel distretto di Rimini e 352 nel distretto di Riccione. La fascia d’età èiù colpita resta quella tra 0 e 11 anni. Sono infine, 81 i sanitari no vax sospesi dal servizio.
“Il quadro epidemiologico - commenta Mattia Altini, direttore sanitario di Asl Romagna - conferma una costante ed ampia diffusione del virus, anche nella settimana presa in esame. Ma al contempo sappiamo che una risposta efficace c’è, la terza dose, ma è necessario accelerare e convincere i cittadini che si tratta della scelta giusta. Il vaccino costituisce l’arma fondamentale della lotta al virus: è sicuro, efficace e necessario per proteggere noi stessi e gli altri. Tutti i dati confermano che c’è un’enorme differenza fra vaccinai e non vaccinati in termini di possibilità di contrarre la malattia, ma soprattutto in materia di ospedalizzazioni e morti. Una conferma che arriva anche dallo studio condotto a livello della nostra Regione, come pubblichiamo anche sul nostro bollettino
Il caso Israele inoltre mostra come le dosi aggiuntive e i booster siano efficaci nel ripristinare la protezione contro casi gravi e morti, oltre che nell’abbassare ancora il tasso di infezione.
Vaccinarsi è fondamentale, ma non basta. Terza dose, quindi , ampliamento della popolazione vaccinata, mantenimento delle prassi comportamentali per il contenimento dei contagi, tracciamento e isolamento dei focolai, utilizzo massiccio delle mascherine. Da parte nostra, l’impegno è massimo, tutti i nostri professionisti negli ospedali e sul territorio sono impegnati per garantire tutte le attività: tracciamento, vaccinazione e cura. È bene però sottolineare l’importanza che, in questa fase e con questi livelli di contagio, il sistema sanitario non vada in affanno. Per evitarlo, occorre continuare nell’azione di convincere le persone che ancora non hanno fatto neanche la prima dose a vaccinarsi.”