(Rimini) Il Consiglio dei ministri ha approvato l’emendamento al ‘ddl sulla concorrenza’, con la conseguente messa a bando per l’aggiudicazione delle concessioni demaniali, a partire dal 2024. "Nell’emendamento odierno non si leggono novità, né sui bandi né sul termine, che resta fissato al 31 dicembre 2023. Viene quindi mantenuta una scadenza per la predisposizione dei bandi che è certamente un grave problema per tante Amministrazioni che dovranno predisporle", spiega Mauro Vanni di Confartigianato imprese balneari.
"È molto grave l’abrogazione dell’art. 45 “bis” del codice della navigazione, sull’affidamento in gestione dell’attività secondaria. Ciò crea enormi problemi perché il titolare di una concessione dovrà gestirla direttamente, mentre sul territorio nazionale la varietà delle concessioni ha consolidato sistemi misti di gestione dei beni che possono essere parcheggi, porticcioli, luoghi di ristorazione, ecc. Esistono varie forme societarie, spesso composte da famigliari, che l’abrogazione mette fuori gioco. Questo provvedimento entra in vigore entro sei mesi".
L’Italia "ha alzato le mani rispetto all’Unione Europea, è incomprensibile essere oggetto di questa resa. Manca infatti un qualsivoglia accenno all’interesse transfrontaliero certo e alla scarsità della risorsa naturale, requisiti fondamentali anche per la Corte di Giustizia, che però la legge non ha preso in considerazione. La mappatura degli arenili avrebbe certamente dimostrato che non c’è scarsità di risorsa demaniale come l’Unione Europea valuta, la percentuale di demanio marittimo data in concessione è largamente minoritaria e questo punto avrebbe consentito la difesa dell’Italia e dei suoi interessi, oltre che delle sue imprese".
L’emendamento abroga i commi 675 e ss. della legge 145/2018 e quindi la procedura di infrazione aperta nei confronti dell’Italia rende impossibile la possibilità che l’UE correggesse questa ‘lettura’ per noi errata della situazione italiana. Nessun giudice potrà più sollevare la questione alla Corte di Giustizia. L’Italia s’è arresa. "Il metodo con cui il Governo ha emanato questo decreto ministeriale è quindi un metodo che non ci piace. Dopo mesi di discussione, di incontri nei quali ci è stato chiesto un parere, è mancato un lavoro concreto. Esclusi i tecnici, escluse le Regioni, esclusi i sindacati. Non è un caso che nel provvedimento manchino altri aspetti fondamentali. In definitiva, andare ad evidenza pubblica nel 2024 vuol dire non avere i tempi tecnici per una riassegnazione seria delle concessioni. Il Parlamento dovrà lavorare per riempire di contenuti il decreto e ci vorrà tempo. Poi dovranno lavorare le Amministrazioni sul territorio".
"Stiamo già vedendo, in altro settore come i bonus nell’edilizia, quanto danno viene compiuto agendo in fretta e superficialmente. Restano intatti, anzi più solidi, tutti i nostri timori sul forte rischio di stravolgimento di un modello d’offerta turistica che ha generato benessere diffuso e vantaggi per l’Italia sul mercato turistico. La categoria entra in stato di agitazione per battersi sui temi fondamentali. Abbiamo letto principi di base, ma ora i decreti attuativi dovranno declinarli con equilibrio. Proprio quello che è mancato in questo provvedimento".