(Rimini) Nel quadro dell’attuale situazione di crisi legata agli eventi bellici in corso in Ucraina, il prefetto di Rimini Giuseppe Forlenza ha incontrato stamattina numerosi sindaci del territorio, il rappresentante della Diocesi di Rimini e il rappresentante della Comunità ucraina allo scopo di fronteggiare le eccezionali esigenze di accoglienza di profughi provenienti da quel Paese. Il Governo italiano, come è noto, ha infatti incrementato le risorse finanziarie del capitolo di bilancio riguardante il sistema di prima accoglienza già in atto, per cui sarà possibile ospitare le donne, i bambini e gli anziani che stanno lasciando il loro Paese per raggiungere gli altri Stati europei.
Il Prefetto ha, pertanto, reso noto che "l’accoglienza finanziata da risorse pubbliche potrà essere assolta attraverso: i centri di accoglienza straordinaria (CAS), con ampliamento delle possibilità per le associazioni che a suo tempo sono risultate essere aggiudicatarie del bando pubblico per la gestione dei migranti; il sistema di accoglienza e integrazione (SAI) finanziato dallo Stato e gestito dai Comuni che vi aderiscono o intendono farlo; la stipula di una Convenzione tra Prefettura e Comune per una diretta gestione dei profughi anche attraverso le associazioni o i privati ai sensi dell’art.15 della Legge 241/90".
Nel corso dell’incontro i Sindaci presenti hanno comunicato sia le potenziali disponibilità che le insorgenti criticità, convenendo comunque di pervenire ad una accoglienza organizzata e strutturata. Il prefetto ha sottolineato la "necessità di disporre quotidianamente di un tracciamento anagrafico delle persone ospitate, invitando i Comuni - anche attraverso la collaborazione della stessa comunità ucraina fortemente rappresentata su questo territorio provinciale con oltre 5.000 unità -, a riferire gli estremi delle persone accolte".
Forlenza, raccogliendo l’invito sia del rappresentante della Diocesi che di quello della Comunità ucraina, "invita inoltre tutti i cittadini a far riferimento, soprattutto in questa fase in cui lo spontaneismo delle raccolte potrebbe nascondere anche fini di profitto e non umanitari, ad Associazioni riconosciute su un piano internazionale e/o nazionale come ad esempio Croce Rossa Italiana e Caritas che, peraltro, hanno sedi riconosciute anche in Ucraina".