(Rimini) Le concessioni nel loro versante di «marittime, lacuali e fluviali, per finalità turistico-ricreative» dovranno essere rimesse a gara entro il 31 dicembre 2023, data in cui andranno a scadenza le attuali. Le linee guida della nuova riforma sono state varate dal governo Draghi, nel nuovo decreto concorrenza, e "ci aspettiamo un dibattito parlamentare molto feroce in cui la lobby dei balneari metterà in campo tutti i suoi legami politici per, gattopardescamente, far si che tutto cambi per non cambiare nulla". Sono le parole di Usi/Usi-Cons Rimini e Slang-Usb Rimini, promotori di un incontro pubblico che si terrà sabato alle 17 in piazzale Kennedy a Rimini. Parteciperanno Roberto Biagini del Coordinamento Nazionale Mare Libero, Francesco Bugli del comitato Mai più sfruttamento stagionale Usb
e Stefano Lucchi di Usi Usi-Cons.
"Si recepisce, in sostanza, la direttiva europea Bolkestein del 2006 che impone una liberalizzazione delle concessioni nel settore turistico, mettendo virtualmente in concorrenza i piccoli capitali italiani con il capitale transnazionale; la nostra preoccupazione va ovviamente a tutti quei lavoratori e lavoratrici stagionali che saranno coinvolti nel processo. Abbiamo visto recentemente gli esponenti del partito democratico emiliano-romagnolo scendere in piazza insieme alle associazioni datoriali dei balneari, sposandone le parole d'ordine. Crediamo sia profondamente problematico che chi dovrebbe tutelare l'interesse pubblico scenda a fianco di una vera e propria lobby che da decenni fa il bello e cattivo tempo sul suolo pubblico".
L'altro punto "è quello di mettere in campo una reale tutela per salute e sicurezza dei lavoratori, sappiamo infatti che questo settore è caratterizzato da forti tassi di lavoro nero e grigio ed occorre avviare una vera e propria battaglia per l'emersione dei diritti. Estremamente problematico è parlarne in astratto, in un settore con giornate lavorative che raggiungono anche le 14 ore, e dove non vengono riconosciuti il diritto alla malattia e al giorno di riposo, generando una potenziale ecatombe di incidenti sul lavoro ed un rischio concreto per la vita di chi è impiegato nel settore, il tutto in nome dell'intoccabile profitto delle economie turistiche. Il punto per noi rimane immaginare una gestione pubblica del patrimonio demaniale nel rispetto dei diritti lavorativi, dell'ambiente e della necessità di avere spiagge a libero accesso fruibili da tutti e tutte".